Cari studenti, se Peppino Impastato è divisivo forse è meglio se tornate alle elementari

Il 73,3% degli studenti del Liceo di Partinico si è rifiutato di vedere intitolata la propria scuola a Peppino Impastato

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Sono di destra. Sempre che questa espressione voglia ancora dire qualcosa, oggi. Ma le mie ideologie, la mia visione del mondo, della società, sono sicuramente più affini a quelle della destra italiana che non a quelle della sinistra. E lo specifico nonostante, dato il lavoro che svolgo, dovrei ipocritamente fingere di essere super partes. Ma devo farlo perché quello che sto per scrivere avrà una chiave di lettura diversa. O almeno spero.

Sono di destra e sono estremamente garantista, non fosse altro perché abito in una regione, la Calabria, dove quella dell’ingiusta detenzione è una piaga non da poco, con numeri da far paura, soprattutto se si pensa che ci troviamo in uno stato di diritto, nel bel mezzo del moderno ed opulento Occidente. E anche questo del garantismo insito nelle mie vene è un fattore da tenere in considerazione quando leggerete, di seguito, ciò che ho da dire.

Peppino Impastato è “divisivo”!

Ebbene, succede che Peppino Impastato (chi colpevolmente ignorasse chi sia vada, se per pigrizia non ha voglia di leggere, a rivedersi quel film capolavoro che è “I cento passi”, perché questa lacuna, per un italiano che voglia definirsi tale, è da colmare al più presto) è stato definito “divisivo”. Il 73,3% degli studenti del Liceo di Partinico si è rifiutato di vedere intitolata la propria scuola all’attivista antimafia. Il motivo? Semplice quanto assurdo: Peppino Impastato, militante di Democrazia proletaria, era di sinistra. Sinistra estrema.

E allora mi chiedo: davvero questo può farci dimenticare che quel giovane ha avuto il coraggio, a Cinisi, nel bel mezzo delle stragi di Mafia, di sfidare i boss locali, alcuni persino suoi parenti, il peggiore dei quali abitava a soli cento passi da casa sua, ironizzando e ridicolizzandoli dai microfoni di Radio Aut? Forse, e dico forse, hanno ragione quelli che dicono che la presa di posizione degli studenti di Partinico non è di natura politica, come vogliono far credere. Ma vede contrapposti gli onesi a coloro che strizzano l’occhio alla Mafia.

La vera antimafia

Fu per questo, solo per questo, che il 9 maggio 1978 Peppino venne ucciso come un animale: prima picchiato a morte e poi fatto saltare in aria con sei chili di tritolo. I resti dilaniati del suo corpo vennero ritrovati lungo un tratto della ferrovia che collega Palermo a Trapani.
Ebbene, Peppino Impastato ha rappresentato la vera lotta alla Mafia. Quella pura, quella fatta di passione, amore e coraggio. Non ha nulla a che vedere, per dirla senza peli sulla lingua, con quell’antimafia da parata che oggi tanto spopola e fa presa sulla popolazione.

Non è, per dirla ancora senza peli sulla lingua, il business dell’antimafia che con il caso Dossieraggio sta finalmente venendo a galla e che si è venuto a creare, sviluppandosi sottotraccia, dopo la morte di due dei veri, pochi, giudici antimafia che l’Italia abbia mai avuto, ovvero Falcone e Borsellino (e la coincidenza temporale non è una casualità).

Dunque chi se ne frega se Peppino Impastato era di sinistra. Chi se ne frega se militava in un partito che io, personalmente, avrei evitato come la peste. Chi se ne frega se apprezzava il comunismo. Per me, che sono di destra, di Peppino Impastato ne dovrebbero esistere dieci, cento, mille. Altro che divisivo. Se degli adolescenti, per giunta siciliani, si rifiutano di fargli intitolare la loro scuola, dovrebbero tornare alle elementari. Insieme agli insegnanti che hanno avuto e che, evidentemente, hanno fallito la loro missione.

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