Il centrodestra di Corigliano-Rossano tra Piano Mattei e Comunali

Un convegno per parlare degli obiettivi del Piano Mattei ma anche per aprire la pagina delle comunali: l'intervento del senatore FdI Rapani

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Convegno di punta, quello di ieri sera a Corigliano-Rossano, firmato Fratelli d’Italia. Un meeting che ha puntato i riflettori su due importanti questioni: quella del Piano Mattei, punto cardine dell’iniziativa, e quella delle elezioni comunali del prossimo 8-9 giugno. A riassumere le due questioni, temi caldi per la terza città più grande della Calabria, è stato il Senatore FdI Ernesto Rapani, alla presenza anche del viceministro agli Esteri Edmondo Cirielli, a Palazzo San Bernardino.

FdI si è preso tutto, ora manca solo il Comune

“Benvenuto a Corigliano-Rossano e bentornato a Rossano”. Esordisce così Rapani, salutando il viceministro Cirielli, già in visita in città nel 2014 e nel 2016, quando il partito Fratelli d’Italia contava ancora pochi iscritti. Ma non solo: Corigliano e Rossano erano ancora due realtà ben distinte: “nel 2016 eravamo in 38mila e ora siamo in 78mila, a seguito della fusione”.

La fusione ha portato la città ad avere “una caratteristica unica al mondo. E’ un dato di fatto, nessuna presunzione: abbiamo 38 chilometri di costa che non esiste da nessun’altra parte del mondo”. E così, come cambia la geografia della città, cambia anche la politica di riferimento. “E c’è un cambiamento della classe dirigente” – continua Rapani: “prima c’ero solo io (per FdI, ndr.), ora ci sono giovani militanti, consiglieri provinciali e regionali, deputati ed eurodeputati”.

Ci manca l’ultimo tassello, il Comune, che ci serve per completare il puzzle. Ecco perché abbiamo scelto di candidare l’On. Pasqualina Straface. Questo mi carica e voglio che carichi anche voi: vogliamo trasmettervi tutto l’entusiasmo e abbiamo bisogno del sostegno della politica su questo territorio e del governo che ci devono stare vicini: solo così possiamo cambiare insieme le sorti di questo meraviglioso comune”.

Obiettivo Piano Mattei: Italia ponte tra Africa ed Europa

Rapani ha poi indirizzato l’attenzione verso il Piano Mattei e il ruolo determinante del premier Meloni: “l’Italia, quest’anno, è presidente del G7 e uno dei primi atti in questo ruolo è stata la conferenza Italia-Africa celebrata il gennaio scorso. Parliamo di primo atto perché Meloni vuole dare all’Africa un posto in prima fila all’interno del G7″.

“Se si risolve il problema dell’Africa, risolviamo i problemi non dell’Italia e ma della Europa Intera”. L’Italia diventa così il ponte tra Africa ed Europa: “il 29 gennaio scorso Meloni ha approfittato di quella occasione per presentare il Piano Mattei. E gli avversari, che non fanno altro che polemizzare – anche se negli ultimi 12 anni hanno governato loro – ci accusano di creare scatole vuote ma non è così. Noi stiamo facendo qualcosa”.

Il Piano Mattei piace anche all’Africa

“Da quella conferenza – prosegue Rapani – abbiamo ricevuto apprezzamenti non solo dall’Europa ma anche dai rappresentanti dell’Africa che ci hanno detto che se portiamo a compimento questo Piano, allora ci risolvete i problemi più importanti. Il Piano Mattei non è per contrastare l’immigrazione fine a se stessa ma per dare la possibilità a chi ha una condizione di disagio di poter scegliere di restare nel loro territorio. Bisogna quindi andare lì, fare formazione, iniziare a creare lavoro e poi generare risorse”.

Il Piano Mattei parte dalla Calabria

La formazione parte dalla Calabria, precisamente dal territorio di Corigliano-Rossano. E Rapani riporta alcuni esempi: “il maestro pizzaiolo di Cariati, della catena Pedro’s, è andato in Africa a fare corsi di formazione. E anche un falegname della zona è andato ad a insegnare agli africani. Sono queste le azioni che bisogna andare a fare”.

Quello di Rapani è un “discorso paritario: gli africani non sono inferiori a noi, abbiamo qui 8800 immigrati ovvero l’11% di immigrati e se non fosse stato per loro in agricoltura non ci avrebbe lavorato più nessuno. Quindi, se lo sanno fare qui lo possono fare anche nel loro Paese, e dobbiamo aiutarli in questo”. Si parla di “un continente con giovani under 25 del 60% che può dare molto al suo continente e risollevare le sorti di Africa, Europa e, quindi, Italia”.

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