Il Cosenza è Tutino-dipendente. E ha assoluta necessità di evitare un dramma

La Serie B non aspetta, sa essere infame e crudele: il Cosenza ha bisogno di una scossa in attesa del suo bomber, da cui è dipendente

StrettoWeb

L’ultima vittoria del Cosenza è di oltre un mese fa, a Lecco: doppietta di Tutino, lanciatissimo. Tutino che si fa male all’inizio del derby contro il Catanzaro: da lì, tre partite, solo un punto e zero gol segnati. Zero. Tutino è il capocannoniere dei rossoblu e spesso ha tolto le castagne dal fuoco alla sua squadra, ma non è un caso che da quando non c’è i bruzi non segnano. E’ uno dei problemi principali di questa crisi di risultati: un motivo in più per affermare che il Cosenza è Tutino-dipendente. E’ vero: c’è Forte, nonché un potenziale offensivo di tutto rispetto, ma quando si arriva in fondo manca la zampata. Si vede, si nota, è lampante.

La Serie B non aspetta

Ieri i canali social del club hanno postato una foto di lui che si allena a parte sul prato del Marulla. E’ sorridente. Fa ben sperare. I tifosi stanno contando i giorni che lo separano dal suo rientro. E la sosta – salvifica – accorcerà i tempi. La squadra, però, ha bisogno di uno scossone. La classifica, infatti, non aspetta. Non aspettano quelle che stanno sotto, quelle che stanno sopra, la Serie B in generale. La graduatoria quest’anno è particolare, con tante squadre in pochi punti e il passaggio dalla gioia all’esaltazione – o viceversa – in poche settimane.

A Cosenza è accaduto proprio questo: da gioia ad esaltazione, dalla zona playoff ai soli due punti sui playout. Un incubo. Di nuovo. Non pensavano, i tifosi rossoblu, di vivere lo stesso patema anche quest’anno. Certo, in modo diverso, perché il Cosenza non ha mai seriamente lottato per non retrocedere, come accaduto in passato, ma oggi la classifica fa paura. Esonerare Caserta è stato un azzardo, un errore: lo ha detto Novellino qualche giorno fa, lo ha rimarcato Ursino. Un azzardo nella consapevolezza, da parte della società, che non si può sottovalutare il problema.

A Terni niente scossa

Presentando Viali, il Ds Gemmi parlava di appiattimento, quello che la società ha notato nel mister e nella squadra. A ben guardare la gara di Terni, non si è vista la classica scossa né quel cambio di passo. Ancora apatia. E il campanello d’allarme deve scattare. Anche dalla società, ma non più e non solo dai vertici. Negli anni passati, questo era il periodo in cui il Cosenza – decisamente meno attrezzato di quest’anno – usciva fuori gli artigli e lottava, con quei pochi mezzi tecnici che aveva.

Quest’anno la squadra è più forte, potrebbe anche lottare per i playoff, ma rischia di specchiarsi proprio per la consapevolezza di essere più forte. La Serie B però non perdona. Sa essere infame e crudele. Lo dimostrano le storie Catanzaro o Sudtirol (belle) e Spezia (brutte come lo sono state Spal e Crotone negli ultimi anni). Per questo, è necessario muoversi il prima possibile per evitare quello che, sì, questa volta potrebbe essere un dramma. Nell’anno migliore. Perché il Cosenza vuole programmare, ormai è chiaro, per guardare verso l’alto e non più dietro.

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