I dossieraggi, la Direzione nazionale Antimafia e Cafiero De Raho: Falcone si starà rigirando nella tomba

Pasquale Striano accusa i suoi superiori: "mi davano loro gli ordini". Il dito, dunque, è puntato sulla Direzione nazionale Antimafia e su Cafiero De Raho?

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Quali sono le reali responsabilità di Federico Cafiero De Raho nel caso dossieraggi? Una faccenda grave, gravissima se si vanno a vedere i momenti salienti in cui i dossier su questo o quel personaggio politico sono stati usati come vere e proprie armi contro alcune correnti politiche. Ed è ora di cominciare a chiamare ogni cosa col proprio nome, perché i cittadini onesti non possono e non devono temere la magistratura. Eppure siamo arrivati a questo punto.

E la cosa peggiore è che, più vanno avanti le inchieste giornalistiche de Il Giornale e La Verità, e più si configura un’amara verità: la Direzione nazionale Antimafia è l’occhio, verosimilmente colpevole, di questo ciclone giudiziario e politico. Paradossalmente, quell’organismo nato per volontà di Giovanni Falcone, ovvero uno degli ultimi magistrati percepiti davvero, indiscutibilmente, a fianco dei cittadini onesti, è diventato strumento di potere invece che di difesa della legalità.

Pasquale Striano accusa Cafiero De Raho?

In un articolo di oggi su Il Tempo, il giornalista Tommaso Cerno si rivolge direttamente all’Onorevole del Movimento 5 stelle Cafiero De Raho. “Non sembra anche a lei che il Luogotenente della Finanza Pasquale Striano la stia accusando? Sì, perché la storia – molto fumosa e inquietante – che porta dritta alle banche dati violate dal finanziere Striano cresce dentro una istituzione sacra di questo Paese che si chiama Direzione nazionale Antimafia“, si chiede.

Per capirci – scrive Cerno –, quella superprocura ideata e messa in piedi da un signore di nome Giovanni Falcone, negli anni in cui gli italiani si fidavano ancora dei giudici, lottava per un’Italia migliore Perché se dalla parte della scrivania dove sedeva anche lei non ci fossero state persone pulite, trasparenti e disposte a sacrificare la vita per la parola Giustizia, la mafia non avrebbe aperto la stagione delle stragi, non avrebbe dichiarato guerra allo Stato e non avrebbe assassinato Falcone e la sua scorta, né Paolo Borsellino, né tutti gli altri magistrati, politici, poliziotti, carabinieri, giornalisti che cercavano di combatterla“.

I dossieraggi: mine contro la democrazia

I “dossieraggi di Stato illegalmente messi in atto da funzionari dello stesso Stato per colpire cittadini, politici, vip, imprenditori“, sono serviti ad “interferire sulla normale vita democratica del Paese, perfino durante il voto per l’elezione del Presidente della Repubblica“. Alla luce di questo, “ci si rende conto che questo finanziere in servizio per l’Antimafia, che lei ha guidato fino alla sua discesa in politica, non aveva agito da solo“.

Striano, dunque, era lo “spione” del caso, “ma a dargli l’ordine erano i suoi superiori“. E all’epoca dei fatti il capo dell’Antimafia era proprio Cafiero De Raho. Quest’ultimo, incitato ora dalla politica a dare chiarimenti, non li ha forniti.

Il suo stesso partito, il Movimento 5 stelle – scrive ancora il giornalista del Il Tempo –, non solo è stato vittima dei dossieraggi in questione, ma ha chiesto proprio sul Tempo qualche giorno fa per voce di Roberto Fico di andare fino in fondo alla storia. Mi scusi se glielo domando: ma se non parla lei, che stava seduto su quella poltrona, e che ha ricevuto da Striano e dal pm Antonio Laudati richieste di autorizzazioni per aprire dossier investigativi, chi può dirci come è andata davvero? E lei perché non lo fa?“.

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