Dopo l’esplosione del caso dossieraggi, con un vaso di Pandora aperto dalla procura di Perugia, l’attenzione verso le procure e soprattutto vero la Commissione Parlamentare Antimafia è alta. A questo proposito Vincenzo Speziali, Responsabile Regionale Calabria e membro della Direzione Nazionale dell’UdC, ha inviato una richiesta formale all’Onorevole Chiara Colosimo, attuale Presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, che riportiamo di seguito integralmente:
“On.le Presidente,
per Suo tramite, mi rivolgo alla Il.ma Commissione Parlamentare che Lei presiede.
Difatti, innanzi alle note ‘vicende’ che la pubblica opinione ha appreso e che in tempo lontano, il sottoscritto medesimo, più volte, si è trovato a ‘denunciare’ (in virtù di ogni aspetto, oggigiorno emerso, oserei dire, a ragion veduta!) chiedo – formalmente – di essere audito, da voi tutti.
Propongo ciò, sommessamente, ovvero tale audizione presso la Commissione Parlamentare Antimafia, pure in presenza di uno dei Suoi Vicepresidenti, cioè Cafiero de Rhao, poiché, in cogenza degli ‘inquietanti’ comportamenti del Luogotenente Striano, già operante in seno alle strutture della DNA (Direzione Nazionale Antimafia), sarebbe il caso che persino un indagato quale io sono stato e aggiungo financo ingiustamente – ma di ciò esiste un procedimento legale connesso, innanzi la magistratura libanese, sulla scorta del Trattato Bilaterale con l’Italia, laddove, attraverso esso, spero che i giudici di Beirut possano darmi finalmente giustizia – dicevo, ritengo giusto, permettermi di rassegnare mie considerazioni e rispondere ai vostri quesiti.
L’indagine a mio carico, fu svolta pure da succitato soggetto e per di più convocato, ben quattro volte, quale testimone nel processo all’On. Claudio Scajola, nel cui dibattimento ancora non comprendo in che veste giuridica mi sono ritrovato: coimputato di pietra? Indagato in procedimento connesso? E comunque non si comprende neanche la mia ipotetica ‘condotta criminis‘, perché tra le accuse aggravanti, la Procura di Reggio Calabria, avanzava – cito testusle! – che io avrei “interferito nelle potestà di uno Stato sovrano, identificato, nella Repubblica del Libano“.
Ordunque, al netto dei pronunciamenti giurisprudenziali e delle ordinanze a mio favore emesse dalla locale Autorità di Giustizia, in primis il Procuratore Generale della Cassazione Libanese in persona, se mai avessi compiuto ciò, sarebbero stati loro a dovermelo contestare, in base al principio della competenza territoriale.
Ma vi è di più: nessuno lo ha mai fatto (anche perché nulla ho commesso!) e leggendo gli atti che ho consegnato per il procedimento in corso a Beirut (ovvero i documenti ufficiali, riguardanti il sottoscritto che mi recapitavano a norma di legge i miei stessi legali italiani), secondo la locale magistratura libanese, le interferenze sarebbero state commesse da chi mi indagava in Italia, operando sul loro territorio nazionale, persino attraverso forme e metodi, che sono dichiarati negli atti italiani avversi la mia persona, ma mai comunicati a loro, neanche a fini di cooperazione investigativa e giudiziaria, così come prevede il Trattato Bilaterale con il Libano.
Attendo, rispettosamente, vostra convocazione, anche perché nel passato, persino un testimone mendace ed apocrifo – assurto quale laica ‘Madonna Pellegrina’, secondo il ‘verbo propagandistico’ – ma smentito dai fatti e mi riferisco al faccendiere Paolo Costantini (uno dei testimoni farlocchi, avversi al sottoscritto), fu audito, proprio in suddetta autorevole Commissione Parlamentare: gradirei, se non altro per ‘par conditio’, elencare e consegnare, carte alla mano (ufficiali e non delirantemente apocrife!), mie reali evidenze, in merito a ciò specificatamente, poiché le sue dichiarazioni, vennero prese quali ulteriori forme di mio grave comportamento, il quale ribadisco di non aver mai avuto.
Grazie per la sicura attenzione, dovuta al senso dello Stato, da parte mia, giammai venuto meno.
Con ossequio,
Vincenzo Speziali“.