Dalla pandemia alla guerra: dopo gli ‘mpanicati del Covid, ecco gli ‘mpanicati di Putin

Per la guerra tra Russia e Ucraina si ripete la solita strategia del terrore già vista durante la pandemia: si fomenta l'inverosimile scenario che Putin possa attaccare la NATO dopo una vittoria in Ucraina per alimentare il panico degli occidentali

StrettoWeb

E’ sempre la solita storia. L’abbiamo già vista durante la pandemia di Covid-19, adesso succede la stessa cosa per la guerra in Ucraina e gli assetti geopolitici internazionali. Molti politici e una buona parte della classe dirigente dei Paesi occidentali, in modo particolare delle grandi potenze europee, sta affrontando il problema – enorme – della guerra in Ucraina con la stessa schizofrenia con cui aveva affrontato la pandemia. A guidare le scelte dei governanti non è la ragione, bensì la paura. Ricordate durante la pandemia? Dominava la paura. E già si utilizzava il linguaggio bellico, nonostante quella con il virus non fosse affatto una guerra.

Medici e infermieri erano “in trincea“, mascherine e vaccini erano “munizioni“, gli sforzi per contenere il virus erano “una battaglia“, a spostare le bare con i morti c’erano i camion militari dell’esercito mentre il coprifuoco non aveva bisogno alcun adattamento né letterale né di fatto per paragonarlo a quello delle guerre. Persino sui media si imponeva il pensiero unico, proprio come si fa in guerra: le voci alternative venivano silenziate delegittimandole, prima erano “negazionisti“, poi “complottisti“, e quindi “no mask” e poi “no vax“. Pazienza che alla fine dopo quattro anni, oggi tutti hanno capito che buona parte di ciò che dicevano era la verità.

Ricordate i fanatici della paura cosa sbraitavano ogni qual volta vedevano il fatidico assembramento? La festa del Napoli per la Coppa Italia, o persino l’apertura dei tavolini all’aperto voluta in Calabria dalla compianta Jole Santelli? “Vedrete cosa succederà tra 15 giorni“, minacciavano. “Moriremo tutti“. E poi non succedeva mai niente. Anzi: morti e contagi diminuivano. Ricordate gli studi dei super esperti che prevedevano 1 milione di contagi e 150 mila morti in un mese? Gli ospedali senza posti letto? E se capitava di vedere qualcuno senza mascherina, apriti cielo: “chiama la Polizia” farfugliavano gli ‘mpanicati. Per non parlare delle mammine che avrebbero tenuto i figli per sempre in dad. E che dire del famoso vaccino?Non ti vaccini, ti ammali, muori” diceva l’allora Presidente del Consiglio, l’autorevolissimo Mario Draghi. E invece era semplicemente la strategia del terrore. Quelli che facevano gli assembramenti hanno perso meno socialità e sono tutti vivi e vegeti. Quelli che hanno mandato i figli a scuola hanno evitato che crescessero con gravi handicap. Quelli che hanno evitato di usare la mascherina all’aperto o in condizioni di bassi contagi e di assenza di luoghi chiusi e affollati, hanno persino visto crescere la propria autostima. E quelli che non si sono vaccinati, sono oggi certamente i più sani in quanto non hanno compromesso il loro sistema immunitario. Eppure dovevano essere sterminati, e invece era soltanto un enorme colossale imbroglio basato sulla paura.

Che adesso si ripete per la guerra. Cambia tutto il contesto, cambia il problema. La situazione è molto più seria del virus, anche se in occidente al popolo interessa meno perchè non è coinvolto direttamente. Siamo tutti egoisti e quindi Conte e Speranza erano più popolari di Meloni e Crosetto perchè con le loro decisioni su lockdown e green pass incidevano sulla vita di tutti, mentre per gli italiani la guerra rimane una sorta di videogame da guardare in tv. Ma al confine tra Russia e Ucraina, che poi è il confine tra l’Europa e l’oriente, ci sono molti più morti, molta più disperazione e molta più povertà rispetto a quanto non ne abbia fatta la pandemia.

La situazione è molto più seria, dicevamo, perchè stavolta parliamo di una guerra vera, non di una pandemia. Una guerra con le bombe, l’artiglieria, gli eserciti e le armi. Con lo spettro di quelle nucleari, perchè ad essere coinvolta direttamente c’è una superpotenza e indirettamente ci sono tutte le altre che aiutano i due belligeranti: l’occidente con l’Ucraina, la Cina, l’Iran e la Corea del Nord oltre ad altri Paesi minori con la Russia.

In questo scenario, mentre in Europa e in occidente è acceso il dibattito su cosa bisogna fare per arrivare alla pace, per risolvere il conflitto e farla finita una volta per tutte, in tanti agitano lo spettro della guerra in Europa: “se Putin vince in Ucraina, poi attaccherà altri Paesi, anche la NATO” sostengono da anni per alimentare la paura. Nelle ultime ore, persino il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, l’ha detto in un’intervista a La Libre: “L’Europa deve rafforzare le sue capacità di difesa e passare a una modalità di economia di guerra in risposta alla minaccia rappresentata dalla Russia. Se non otteniamo la risposta giusta dell’UE e non diamo all’Ucraina abbastanza sostegno per fermare la Russia, siamo i prossimi. Dobbiamo quindi essere pronti alla difesa e passare a una modalità di economia di guerra. Se vogliamo la pace, dobbiamo prepararci alla guerra“.

Che cosa significa che se l’Ucraina perderà, “noi saremo i prossimi“? A noi ricorda tanto quel “vedrete, tra 15 giorni saranno tutti morti” rivolto ai ragazzini assembrati durante la pandemia. O quel “non ti vaccini, ti ammali, muori” di Mario Draghi. E invece, ovviamente, sono tutti vivi. Sia gli assembrati che i non vaccinati. Non crediamo serva un’intelligenza superiore alla mediocrità per poter ritenere razionalmente che la Russia non attaccherà mai un Paese NATO, a maggior ragione se raggiungerà i suoi obiettivi in Ucraina. L’unico rischio di escalation del conflitto, invece, è dato al contrario dal crescente interventismo occidentale in Ucraina. Che – lo ricordiamo – non è un Paese della NATO. Né fa parte dell’Unione Europea. Ed è storicamente, culturalmente e geograficamente il confine estremo dell’Europa, la periferia del Continente, nei secoli sempre all’interno della sfera di dominazione sovietica.

Questo non significa che l’Ucraina debba arrendersi, come ha detto Papa Francesco. Il diritto degli ucraini di difendere la loro patria e la loro libertà non è soltanto sacro, ma anche eroico e ammirevole contro un aggressore mille volte più potente (e prepotente). Ma il pensiero che la Russia dopo l’Ucraina possa attaccare, così, a raffica, la Polonia o la Romania o i Paesi Baltici o chissà addirittura Berlino o Vienna o Parigi, è quanto di più esilarante e fantascientifico ci possa essere.

Proprio perchè Putin non è pazzo, anzi in questi due anni si è dimostrato straordinariamente lucido mentre i grandi giornali europei lo davano per “malato terminale” o “pronto ad essere fatto fuori dagli oligarchi” già ad inizio 2022, non attaccherebbe mai un Paese NATO. Putin, invece, ha smentito tutti i grandi media occidentali dimostrando in questi due anni non soltanto di avere in Russia una fortissima tenuta sul controllo del potere, ma persino sul controllo del consenso. E’ oggi enormemente più forte rispetto all’inizio della guerra, e la Russia sta continuando la sua inesorabile e inarrestabile avanzata verso i propri obiettivi in Ucraina, senza subire gli effetti delle sanzioni dell’occidente avendo conquistato nuovi mercati in oriente.

Se quindi i nostri politici e amministratori europei vogliono continuare a prolungare l’agonia dell’Ucraina – perchè di questo si tratta – sperando di indebolire la Russia o avere profitti nella ricostruzione, lo facciano pure ma dicendo la verità senza alimentare inverosimili, illogiche e improbabili teorie del terrore a cui non credono neanche i bambini.

Anche perchè la Russia in Ucraina sta già vincendo e non potrà che vincere. Ad un negoziato bisognerà arrivare, delineando nuovi confini. E non c’è alcuna alternativa: la discussione è soltanto sul quando. E sul come. E più tempo passa, più tutto andrà a vantaggio della Russia sulla pelle di centinaia di migliaia di civili e militari che quotidianamente muoiono drammaticamente sotto le bombe.

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