Ex Reggina, il dramma di Cirillo: “ho conosciuto la depressione”

L'ex Reggina Bruno Cirillo racconta di aver vissuto, come Osvaldo, momenti di depressione: ora l'ha superata, anche se a volte torna e ci convive

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Dici “Reggina”, dici “Bruno” e pensi subito a Cirillo. Così i tifosi amaranto, da oltre 20 anni a questa parte. Bruno Cirillo è cuore, passione, lotta, è la Reggina sana, è Lillo Foti, è il Sant’Agata, è il settore giovanile, è la prima Serie A, è le lacrime all’Olimpico, è il suo ritorno (per ben due volte) nei momenti di difficoltà, come gli ultimi mesi della sua carriera, in cui ha portato in salvo la baracca insieme a Belardi e Aronica.

I tifosi della Reggina sono stati abituati a vedere Cirillo come un condottiero dalla forte personalità, come un lottatore. Così è. Ma anche questi grandi trascinatori hanno vissuto o vivono momenti difficili. Lui ha deciso di svelarlo, raccontandosi in un’intervista a laragione.eu, a qualche giorno da quanto raccontato da Pablo Daniel Osvaldo (“da tempo lotto contro la depressione, non mi sento più me stesso, sono disperato”).

“Quelle parole (di Osvaldo, ndr) mi hanno toccato il cuore, per qualche istante mi hanno fatto tornare indietro nel tempo quando nei panni di Osvaldo c’ero io“, confessa Cirillo. “Solo chi ha vissuto momenti del genere può capire. La prima cosa che ho fatto è cercare un modo per contattarlo: vorrei scrivergli, dirgli qualche bella parola, dirgli di non mollare”.

Cirillo ha conosciuto la depressione nel 2015, a qualche mese dallo spareggio salvezza alla Reggina contro il Messina, praticamente dopo aver appeso le scarpette al chiodo: “sono stato un periodo senza fare niente e inconsciamente ho iniziato ad avere paura di quello che sarebbe venuto dopo. Sono caduto in un burrone buio”, racconta.La prima volta sono stato tre giorni in ospedale, mi hanno fatto ogni tipo di controllo e sono risultato sano come un pesce. Ho capito allora che quella sensazione era soltanto dovuta al panico. Da quel momento ho smesso di uscire di casa: lo consideravo l’unico luogo sicuro per me, perché avevo paura potesse succedere di nuovo”.

Col tempo ho iniziato a stare bene. Ora sto molto meglio rispetto a prima, ma continuo comunque a conviverci. Io questi momenti di panico li chiamo ‘i miei amici’. Ogni tanto si fanno vivi, stanno con me un’oretta, ci facciamo due chiacchiere e poi vanno via. Però adesso sono un altro Bruno, un po’ più forte e capace di gestirli”.

“Rispetto ai miei tempi, oggi la situazione nel mondo del calcio è migliorata sotto questo aspetto. Si parla del problema, i giocatori vengono aiutati dai mental coach, ma c’è ancora molto da fare”, aggiunge, anche se evidenzia di aver “letto sui social molti brutti commenti alla notizia di Osvaldo e sono rimasto senza parole. Si fa sempre riferimento ai soldi, alle cose materiali. Purtroppo la gente non riesce a capire che i calciatori restano persone come tutte le altre, anche se fanno un bel lavoro e ben pagato”, conclude.

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