La Fenice Amaranto rappresenta il punto più basso della storia calcistica ultracentenaria della Reggina e del calcio a Reggio Calabria: su StrettoWeb lo scriviamo da mesi, con il conforto dei numeri. La squadra ha perso 8 partite su 28 in un torneo interregionale dei Dilettanti, in classifica è 4ª con un enorme distacco da Trapani, Siracusa e Vibonese (rispettivamente -29, -19 e -13), compagini che non sono proprio Real Madrid, Manchester City e Bayern Monaco, e sul campo la situazione è ancora peggiore. I numeri, infatti, hanno l’enorme beneficio della vittoria a tavolino che ha ribaltato il risultato della gara d’andata col Sant’Agata di Militello, altrimenti la Fenice sarebbe 6ª in classifica, superata proprio da Sant’Agata di Militello e Real Casalnuovo, quindi fuori dai playoff e con appena 3 punti di vantaggio da settima e ottava (Ragusa e Acireale). Insomma, esattamente a metà classifica del girone più scarso in assoluto dell’intera serie D. E tra due settimane c’è la trasferta col Real Casalnuovo (che per questa squadra è come se l’Albinoleffe andasse a giocare ad Anfield contro il Liverpool): nonostante il bonus di quella vittoria a tavolino, la partecipazione ai (comunque inutili) playoff non è affatto scontata…
Ovviamente tutti sanno quali sono le vere cause di questo disastro: che sarebbe andata così era facilmente prevedibile la sera stessa in cui Brunetti ha annunciato di aver scelto La Fenice Amaranto, e non lo scriviamo oggi ma l’abbiamo scritto – appunto – quella sera. E nei giorni successivi. Il punto, davvero inquietante rispetto alle condizioni mentali di una città allo sbando, è come nelle ultime settimane si è arrivati addirittura a mettere in discussione l’allenatore Bruno Trocini. Anche che saremmo sempre stati dalla parte della squadra lo avevamo scritto in tempi non sospetti, perchè questi ragazzi non hanno alcuna responsabilità rispetto a questo disastro sportivo e manageriale. I problemi sono tutti della società, e ovviamente della politica che l’ha scelta preferendola ad altri imprenditori molto più quotati e facoltosi.
La rottura tra Trocini e Pellegrino
Arrivare però a fine marzo a prendersela con l’allenatore, è quanto di più ingiusto ci possa essere: Bruno Trocini sta facendo i miracoli con l’organico che ha a disposizione. Eppure la società lo ha messo in discussione da tempo. Addirittura il DS Pellegrino non gli rivolge la parola da mesi. Pellegrino assicura ai suoi amici che rimarrà a Reggio anche il prossimo anno. Giuseppe Praticò vorrebbe Ennio Russo al suo posto, ma Ballarino è molto legato al direttore sportivo suo conterraneo e non ha intenzione di cambiare nulla negli assetti dirigenziali. Quale imprenditore non conferma in blocco i dirigenti che hanno raggiunto tutti gli obiettivi del business plan di inizio stagione?
Pellegrino, dal canto suo, è convinto di aver costruito un’ottima squadra (!!!) che non riesce a rendere – secondo lui – per colpa dell’allenatore. Che quindi vuole sostituire. Col beneplacito di Ballarino. E così i catanesi faranno fuori anche Trocini nel modo più balordo: con ingratitudine, dopo averlo esposto in trincea, nella prima linea, non solo senza fucili ed elmetto, non solo senza uniforme e scarponi, ma persino senza mutande e sigarette.
Eppure anche i seggiolini (vuoti) dello stadio hanno capito che Trocini con questi ragazzi (lo ricordiamo, un manipolo di persone che a metà settembre era svincolata!) sta facendo miracoli. Un altro allenatore, probabilmente, avrebbe fatto fatica ad evitare i playout. E l’anno prossimo Ballarino e Pellegrino potranno anche cambiare l’allenatore ma con questa squadra i risultati saranno identici – se non peggiori – a quelli di quest’anno. Perché gli ex svincolati saranno tutti un anno più anziani.
La rottura finale con Trocini è arrivata quando, a dicembre, il mister aveva chiesto un centrocampista di regia che dettasse i tempi di gioco e un attaccante col fiuto del gol per poter davvero puntare ai playoff. Quantomeno, ciò che era rimasto alla portata. E invece sono arrivati soltanto tre difensori nel reparto che non aveva bisogno di alcun innesto: lì si è capito quanto Pellegrino fosse totalmente avulso dalle reali esigenze della squadra e, anzi, forse remasse proprio contro Trocini già da allora.
A Vibo le ennesime dichiarazioni che hanno imbarazzato una città
Ieri l’ennesima vergogna è stata fuori dal campo. Protagonista Ballarino: a Ragusa si era lamentato delle condizioni del terreno, dall’alto del suo curriculum da Champions League. Ieri invece ha contestato addirittura l’arbitraggio, dopo una partita oscena per La Fenice Amaranto che avrebbe meritato di perdere 4-0. Ma un proprietario di un club che ha partecipato ad un bando pubblico assicurando il primo posto, la promozione diretta (anzi, l’anno prossimo avrebbe dovuto vincere la serie C per andare subito in B!), e che a marzo si ritrova con 32 punti e con 48 gol in meno del Trapani (non della Juventus, del Trapani!), può davvero permettersi di parlare dell’arbitraggio? Quanto si è rincoglionita Reggio Calabria e la sua tifoseria per consentire tutto questo senza battere ciglio, anzi prendendosela addirittura con il povero e incolpevole allenatore?
Ma basti pensare che c’era gente che si era eccitata tutta per il 3-1 al Castrovillari penultimo… E ieri a Vibo pensavano di poter fare chissà che. Ma per andare dove, poi?
La verità è che la dimensione di questo club è quella di un Giarre, di un Riposto, di un Letojanni. O di una Villese, se proprio avessero voluto attraversare lo Stretto. Lo ha dimostrato lo stesso Ballarino nei giorni scorsi: dopo che il Sindaco Falcomatà ha detto che il calcio a Reggio “non può vivacchiare così” (ma ci avrebbe dovuto pensare prima la sua Amministrazione a non fare questi danni!), il patron catanese de La Fenice Amaranto ha risposto infastidito rivendicando di essere “quarto in classifica“, che quindi secondo lui sarebbe un motivo di orgoglio. Se avesse la Sicula Leonzio, forse. Ma la Reggina è un’altra cosa. E persino la gente di Reggio se ne è dimenticata.