Il diritto alla mobilità, nella città di Reggio, è una chimera. Ma partiamo da lontano. Studi di settore evidenziano un dato importante e significativo: il 56% della popolazione mondiale vive all’interno di una città. Ma quanto ci deve far riflettere risiede nel fatto che entro il 2050 la stima prevede un aumento significativo dei valori, con il 70% della popolazione che si concentrerà negli agglomerati urbani. Molte città, oggi, hanno avviato soluzioni in grado di rispondere alle nuove esigenze di mobilità negli ambiti urbani puntando a modelli di “città estesa”, “città conurbata”, “città a 15’” e così via dicendo. Sgombriamo dal campo qualsiasi dubbio, escludendo l’esperimento (fallito) della città a 30 km/h.
Ma non è tutto. Secondo l’ONU la progressiva urbanizzazione potrebbe rivelarsi un fattore positivo sia a livello economico sia in termini di qualità della vita in quanto la crescente concentrazione della popolazione nelle città consentirebbe alle (attente) Amministrazioni di programmare servizi agli abitanti più rispondenti alle esigenze in quanto maggiormente economici. D’altro canto, le proiezioni dell’OCSE indicano un aumento significativo della domanda di mobilità in ambito urbano entro il 2050, valore che si raddoppia addirittura se confrontato al 2015.
È fuor di dubbio che tali volumi di traffico provochino impellenti preoccupazioni in termini di spazio occupato ed infrastrutture a servizio, ma è vero anche che tali concentrazioni non devono essere vissute in maniera negativa in quanto possono aiutare a minimizzare l’impatto ambientale purché le (attente) Amministrazioni sviluppino politiche e pratiche tali da preparare il territorio all’ingente flusso di persone.
Nelle città del futuro, che in buona parte dell’Italia hanno già preso forma (non è il caso di Reggio), la smart mobility rappresenta uno dei temi da sviluppare per rendere l’ambiente urbano più rispondente ai cittadini, puntando ad offrire una mobilità sicura, flessibile, integrata e conveniente, da più punti di vista. In questi termini Reggio Calabria è una città accessibile a tutte le persone che intendono spostarsi nel territorio urbano e metropolitano?
Il concetto di un “sistema di mobilità” a Reggio non è stato mai espresso, sin dai tempi in cui studiavo presso la Facoltà di Ingegneria dell’Università Mediterranea. Al netto del centro urbano cittadino (mi riferisco all’area centrale di Corso Garibaldi e Lungomare Falcomatà, ma anche in questo ultimo caso sarebbe opportuno una rivisitazione dell’assetto trasportistico) i sistemi per la mobilità nelle aree periferiche e suburbane sono scomodi per tutti e per molte persone sono addirittura impraticabili.
L’attenzione che segnalo a questa Amministrazione è riferita al necessario miglioramento degli spazi costruiti in città e rendere Reggio più accessibile, rendendo l’area metropolitana dello Stretto una realtà e non solo una mera procedura amministrativa.
Fattore ancorché urgente se rapportato all’imminente crescita attesa dell’Aeroporto “Tito Minniti”. Tralasciando i fatti relativi alla governance di quest’ultimo, che vede l’hub reggino (perché ricordiamo che si tratta pur sempre di uno scalo di interesse nazionale) far parte di un sistema policentrico a conduzione regionale, l’aspetto da valorizzare è legato proprio all’accessibilità, chiave di volta di uno scalo che grazie alla sua posizione è da considerarsi un “city airport”, collegato direttamente da uno svincolo stradale posto all’interno del perimetro urbano, la cd “tangenziale”, e da un potenziale sistema di trasporto multimodale (gomma, ferro, mare).
In tal senso è indubbio che questa Amministrazione debba lavorare intensamente per incrementare i collegamenti di medio/lungo raggio con le principali località della provincia (naturale catchment area) e dell’area metropolitana, coordinare i percorsi del TPL extraurbano dell’area sud reggina, promuovere accordi commerciali con gestori dei collegamenti marittimi presenti nel sistema di autorità portuale dello Stretto prevedendo il ripristino dell’ormai abbandonato approdo, incrementare il collegamento ferroviario metropolitano con la fermata RC-Aeroporto.
Se pensiamo alle Persone con Mobilità Ridotta certamente occorre migliorare l’accesso ai servizi di mobilità: rafforzare i loro diritti per la fruizione dei servizi di trasporto, in tutte le sue forme di modalità, è un dovere di tutti prima che una responsabilità oggettiva delle (attente) Amministrazioni. È necessario, pertanto, invertire la tendenza e potenziare le azioni concrete che attuino le Leggi, anche sulle PMR, ed abbiano efficacia per rendere lo spazio costruito, i sistemi di trasporto e il territorio, realmente vivibili da parte di tutti i cittadini.
Occorre superare i limiti fin qui dimostrati nel porre decisione e continuità, destinare risorse umane e finanziarie, individuare priorità da affrontare anche sul tema della fruibilità urbana e della mobilità sia in modo generalizzato sia con particolare riguardo per chi ha difficoltà motoria o sensoriale.
La legislazione vigente contempla una serie di norme che tendono ad agevolare la mobilità delle persone diversamente abili con i mezzi di trasporto pubblico. Alle persone diversamente abili il legislatore ha riconosciuto il diritto di muoversi liberamente sul territorio, usufruendo dei servizi di trasporto collettivo alle stesse condizioni degli altri cittadini. Nello stesso modo, anche la materia del trasporto su gomma, tranviario, filoviario e metropolitano è stata disciplinata, nel nostro ordinamento, da una serie di disposizioni legislative e ministeriali.
È palese che non tutti gli utenti della strada godono degli stessi diritti; esistono infatti categorie di utenze definite “deboli” composte da soggetti diversamente abili, anziani ed altri. Infatti, molte persone con ridotte capacità motorie, visive o uditive, si trovano, purtroppo, ad essere ancora in parte discriminate poiché uno scalino, un mezzo di trasporto, un marciapiede sono loro di impedimento nelle varie occasioni di vita sociale.
Per cui, prima di parlare smart city o innovazione sociale per Reggio Calabria, rendiamo accessibile un territorio che presenta una importante arretratezza.
Ad maiora.