La mafia è più forte dello Stato: per i giovani non c’è speranza di sconfiggerla

Cosa pensano i giovani italiani della mafia? Secondo un sondaggio ritengono che non si possa sconfiggere e che sia più forte dello Stato

StrettoWeb

Sono tanti i giovani italiani secondo i quali la mafia non si può sconfiggere e anzi è più forte dello Stato. Il dato emerge dal questionario destinato ogni anno dal Centro studi Pio La Torre agli studenti delle scuole di secondo grado di tutta Italia e reso noto in occasione del 42esimo anniversario dell’uccisione del dirigente del Pci e della Cgil Pio La Torre, e del collaboratore Rosario Di Salvo, ammazzati dalla mafia il 30 aprile 1982.

Nel progetto educativo antimafia sono stati quest’anno coinvolti 1.578 studenti dai 14 ai 21 anni. Nonostante i successi delle azioni di contrasto, soltanto il 20,6% dei giovani ha risposto in modo positivo alla domanda se la mafia possa essere sconfitta. Il 49,8% è convinto che non sia possibile. Un giovane su tre, invece, non ha un’opinione precisa in merito. Sommando gli studenti che hanno selezionato “no” fra le modalità di risposta e quanti si mostrano dubbiosi, si raggiunge un dato che sfiora l’80%. Solo uno studente su cinque, quindi, è convinto che la mafia possa essere sconfitta.

Cosa può fare lo Stato contro la mafia?

Cosa dovrebbe fare lo Stato per far sì che i giovani abbiano una percezione differente? Secondo gli stessi ragazzi sarebbe necessario combattere corruzione e clientelismo (21,52%). Poi, bisognerebbe favorire l’educazione alla legalità, secondo il 21,31% degli  intervistati. Tra coloro che sono impegnati nella prevenzione e lotta alle mafie, secondo i giovani, gli insegnanti sono i più meritevoli di fiducia (32%). A seguire vi sono forze dell’ordine e magistratura, mentre la politica nazionale e locale sono rispettivamente al 7,44% e al 4,74%. Secondo il 90,66% degli intervistati “la gente, in genere, guarda al proprio interesse“.

Le domande che ci pongono i giovani, su come migliorare la lotta alle infiltrazioni mafiose e come colpire corruzione e clientelismo, non possono restare senza risposte chiare e convincenti“, spiega Loredana Introini, presidente del Centro studi Pio La Torre. “Dagli studenti – aggiunge Vito Lo Monaco, presidente emerito del Centro Pio La Torre – arrivano segnali da non sottovalutare rispetto all’attuale crisi sociale, economica e politica che investe non solo i sistemi democratici, ma gli Stati dell’intero Pianeta, scosso da un veloce processo di trasformazioni tecnologiche, sociali, economiche e ambientali e minacciato da guerre locali che possono degenerare in guerra nucleare.

La scarsa partecipazione dei cittadini al voto nei sistemi democratici, in Italia non supera il 50% nelle ultime elezioni, un indicatore della loro sfiducia verso la classe dirigente e verso i partiti trasformati da organismi di rappresentanza dei vari strati sociali a ristretti gruppi di potere elettorale senza una visione strategica del cambiamento per eliminare disuguaglianze e ingiustizie sociali“.

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