Negli stati pre-unitari della penisola italiana, era prevista la pena di morte. Il Granducato di Toscana il 30 novembre del 1786 fu il primo stato al mondo ad abolire la pena capitale. Il Codice Zanardelli, dal nome di Giuseppe Zanardelli, allora ministro di Grazia e Giustizia che ne promosse l’approvazione, entrato il vigore il 1° gennaio del 1890, aboliva l’istituto delle condanne a morte su tutto il territorio nazionale.
L’argomentato codice penale rimase in vigore nel Regno d’Italia dal 1890 al 1930. Il 1° luglio del 1931 entrava in vigore il codice Rocco, dal nome del Ministro di grazia e giustizia del Governo Mussolini che principalmente ne curò l’estensione. Alfredo Rocco, portava a compimento anche il suo progetto di ripristinare la pena di morte per i reati comuni, abolita nel Regno d’Italia sin dal 1890 con l’entrata in vigore del Codice Zanardelli che rimase in vigore fino all’entrata del nuovo codice penale.
A seguito dell’entrata in vigore del “codice Rocco“, sull’intero territorio della Penisola italiana, nel decennio 1931-1940 le condanne a morte comminate dalle corti italiane per delitti comuni furono 118 e 65 furono effettivamente eseguite, tre di queste pene capitali furono eseguite a Reggio Calabria. Il 17 febbraio del 1937, alle prime luci dell’alba, tre uomini vengono passati per le armi a seguito dell’omicidio di Maria Teresa Giulia Ferrante. La giovane reggina, dopo essere stata violentata, venne uccisa e sepolta nel greto di una delle fiumare di Reggio Calabria, area in cui vennero rinvenute tre fosse, due delle quali erano state utilizzare per nascondere i cadaveri di Maria Teresa Giulia Ferrante e di un’altra vittima.
La fossa vuota, forse sarebbe stata utilizzata per un terzo omicidio o per sviare le indagini. L’ultima condanna a morte venne comminata ai tre autori di una strage a scopo di rapina avvenuta nel 1945 in una cascina di Villarbasse (TO), dieci persone massacrate a bastonate e gettate ancora vive in una cisterna.
L’allora capo dello stato Enrico De Nicola respinse la grazia e il 4 marzo 1947 venne eseguita l’ultima fucilazione in Italia alle Basse di Stura vicino a Torino. Con l’entrata in vigore della Costituzione del 1 Gennaio 1948 venne abolita, l’unica eccezione prevista era in riferimento alle previsioni contenute nelle leggi militari di guerra. Rimase nel Codice Penale Militare di Guerra dal quale fu eliminata e sostituita dall’ergastolo nel 1994. Nel 2007, con legge di revisione costituzionale, si è eliminato dalla costituzione il riferimento alle possibili eccezioni relative alle leggi militari. Queste alcune delle cifre che saranno state oggetto di analisi nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”.
La conversazione sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 12 aprile.