Martorano: “dopo 12 anni chi ha sciolto il Comune di Reggio deve pentirsi e dire la verità, è stata una manovra occulta di cui vi dico nomi, cognomi e motivazioni”

Intervista a Giuseppe Martorano, il Presidente dell’ACI di Reggio Calabria già Assessore con Demi Arena nell’Amministrazione del Comune sciolto nel 2012: parole durissime su quella ferita ancora aperta nella storia della città

StrettoWeb

Giuseppe Martorano, oggi Presidente dell’Automobile Club (ACI) di Reggio Calabria, è stato consigliere comunale a Palazzo San Giorgio ininterrottamente per quattro consiliature, dal 2001 al 2012, quando era Assessore a Protezione Civile, Anagrafe e Decentramento della Giunta guidata da Demi Arena. Martorano, quindi, ha vissuto sulla propria pelle lo scioglimento del consiglio comunale, e oggi – raggiunto dai microfoni di StrettoWeb – alimenta il dibattito su quella ferita riaperta in questi giorni dal caso Bari.

Io sono contrario allo scioglimento del Comune di Bari così come di qualunque comune d’Italia: quella legge va modificata” esordisce Martorano. “Molti Comuni sono già stati sciolti più e più volte, e la situazione di quelle realtà è soltanto peggiorata. I Sindaci che si candidano nei comuni sono degli eroi che scendono in campo per il bene del loro territorio e vanno tutelati dallo Stato. Se all’interno di qualsiasi Amministrazione c’è qualcuno che ha commesso degli errori, va perseguita quella singola persona, chiunque essa sia, ma non bisogna mai sciogliere un Comune perché significa una sconfitta per lo Stato e per la democrazia. Lo Stato, piuttosto, deve incidere sulle Amministrazioni ai sensi dell’articolo 107 del TUEL: Sindaco e Assessori devono dire ai loro dirigenti cosa intendono fare, e i dirigenti devono mettere i paletti su cosa si può fare e cosa no dal punto di vista tecnico e amministrativo. Questi sono gli strumenti giusti per tutelare le comunità. A Reggio, invece, è successo il contrario e dopo 12 anni possiamo testimoniare direttamente cos’è successo con lo scioglimento…”.

E cioè?

Beh, è sotto gli occhi di tutti: è stato un disastro. Un disastro per la città, con l’aggravante che è stato tutto basato su fandonie e imbrogli. Reggio è stata distrutta, rasa al suolo, non si è più ripresa. E dopo 12 anni sappiamo dalle carte processuali che tutte le accuse che portarono allo scioglimento erano teoremi: gli imputati sono stati tutti assolti. Lo scioglimento, quindi, fu ingiusto e ingiustificato. Una chiara manovra politica che, per distruggere l’avversario politico, ha demolito una città intera”.

Le sue sono parole durissime.

Guardi, ancora non le ho detto nulla. Si segni i nomi e si segni le date. Lo scioglimento fu disposto dall’allora Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri il 9 ottobre 2012 sulla base di una relazione realizzata nei nove mesi precedenti da una Commissione d’Accesso che si era insediata il 20 gennaio su volontà dell’allora Prefetto Luigi Varratta. Quella Commissione d’Accesso era composta dal vice prefetto Valerio Valenti, dal dirigente di seconda fascia dell’Amministrazione civile del Ministero dell’Interno Teresa Pace e da Michele Donega, ufficiale della guardia di Finanza. La dott.ssa Teresa Pace appena nominata si è dimessa, non si è insediata ed è stata sostituita dal dott. Antonio Giaccari. Dopo aver voluto quella Commissione, il Prefetto Varratta viene immediatamente promosso Prefetto di Firenze e si trasferisce il 1° Aprile. A Reggio arriva il nuovo Prefetto, Vittorio Piscitelli. Si insedia il 2 aprile, dopo dieci giorni il 12 aprile proroga la Commissione d’Accesso. Intanto il vice Prefetto Valerio Valenti, alla guida della Commissione, viene promosso sempre in quel periodo e nominato Prefetto di Trento. Tutte queste nomine mi fanno pensare. Perché Valenti è stato promosso? E perché Varratta è stato promosso? Avrebbe firmato la relazione finale? Il Governo ha cambiato Prefetto a Reggio proprio durante la Commissione d’Accesso, con tempistiche anomale: perché Varratta non ha terminato il proprio mandato a Reggio? Era arrivato da poco più di due anni, e poi al suo posto arriva Piscitelli e rimane pochissimo, appena un anno e mezzo, invece i Prefetti di solito stanno molto di più. Quella è stata una grande anomalia su cui ancora nessuno ha dato risposte adeguate”.

Sta forse insinuando che ci sono state delle irregolarità?

Direttore, le mie non sono insinuazioni. Che ci siano state gravi irregolarità, tra l’altro fatte alla luce del sole, è palese. Il 27 marzo 2012 sono stato audito al Comune dalla Commissione d’Accesso: Valenti non c’era, mi hanno ascoltato Giaccari e Donega. Dopo aver risposto alle loro domande, finita l’audizione incontrai a Palazzo San Giorgio il Sindaco Demi Arena e gli dissi testualmente, lo ricordo come fosse oggi, ‘Caro Demetrio, il nostro destino è segnato, non so se nel bene o nel male ma dal colloquio che ho avuto, ho capito che non erano minimamente interessati a quello che io stavo dicendo. Non gli interessava nulla. Loro già sapevano cosa dovevano decidere’. E il Sindaco, alzando le spalle, mi disse di continuare a fare il meglio che potevamo per la nostra città e poi ci saremmo adeguati alla loro decisione”.

Che lo scioglimento fosse nell’aria non era un mistero.

E invece mancavano totalmente i presupposti: politici e giornalisti schierati avevano creato un clima di veleni dipingendo una classe dirigente virtuosa in una banda di criminali. Tutti gli atti ufficiali sono macchiati di errori gravissimi. Il Ministro Cancellieri nella conferenza stampa in cui annuncia lo scioglimento dice cose gravissime, e false. Dice che non c’erano infiltrazioni ma contiguità, in base alla relazione. Dice che lo scioglimento si rivolge all’Amministrazione in carica e non alle precedenti. E dice che era la prima volta in un comune capoluogo di provincia. Invece omette che era anche una Città Metropolitana, la prima Città Metropolitana sciolta; non si accerta se i contenuti della relazione fossero veri o falsi. Nella relazione inoltre non si parla mai dell’Amministrazione Arena, ma solo ed esclusivamente di quelle precedenti e di fatti del 2004, 2005, 2007 e così via. All’Amministrazione Arena rimproveravano di essere in continuità con quelle precedenti, ma noi cosa dovevamo essere se non in continuità? Ci eravamo candidati in continuità, eravamo stati eletti in continuità, per continuare a fare tutte le cose buone del decennio precedente. Sentitela di nuovo dopo 12 anni quella conferenza stampa di Cancellieri, sono parole folli”.

La conferenza stampa del 9 ottobre 2012 con cui l'allora ministro Cancellieri annuncia lo scioglimento del Comune di Reggio

Ma quindi che idea si è fatto, cos’è successo davvero secondo lei?

Le risposte devono darcele loro. Io chiedo pubblicamente: chi è stato il regista della maxi operazione occulta che ha portato allo scioglimento del Comune di Reggio Calabria? C’è stato qualcuno che ha sollecitato e qualche altro che ha eseguito quell’azione. Abbiamo qualche nome, qualche parlamentare che ha chiesto lo scioglimento, qualche burocrate dello Stato che lo ha eseguito, ma è chiaro che i veri burattinai non sono ancora emersi. Io faccio un appello all’allora ministro Cancellieri, che tra l’altro negli anni successivi ha avuto gravi problemi giudiziari con il figlio quindi oggi può essere più sensibile a questi temi. Ma il mio appello è rivolto anche ai Prefetti di allora, Varratta e Piscitelli, e a tutti i protagonisti che hanno stilato quella Commissione così fallace: gli chiedo se hanno intenzione di pentirsi e dire la verità, almeno oggi che sono passati 12 anni. È chiaro che c’è stato qualcuno che quello scioglimento gliel’ha chiesto e qualcuno che ha eseguito gli ordini”.

Davvero quella relazione era così lontana dalla realtà?

“Totalmente falsa. Scritta con i piedi, zeppa di errori anche gravi. Lo dicono le sentenze definitive dei processi. Decine, centinaia di cittadini incensurati, stimati professionisti, componenti di associazioni impegnati nel sociale, si sono visti etichettare da un giorno all’altro come mafiosi e criminali. E poi è successa una cosa gravissima, forse la più grave di tutte, faccio ancora fatica ad accettarlo…”

A cosa si riferisce?

Quella relazione doveva rimanere secretata per legge. Invece il giorno dopo lo scioglimento, il 10 ottobre, in tutte le edicole esce addirittura il libro di Paolo Pollichieni con tutta la relazione integrale sbattuta lì dentro. E poi viene pubblicata anche da tutti gli altri: c’è stata una fuga di notizie incredibile. Purtroppo Pollichieni è morto e nessuno gli può chiedere chi gli ha dato la relazione che doveva rimanere segreta, e addirittura chi gliel’ha data prima che la decisione dello scioglimento del comune fosse stata adottata dal Consiglio dei Ministri il 9 ottobre. Perché per uscire in edicola nel libro il 10 ottobre, è scontato che lui doveva averla già prima. Infatti dopo è successo il putiferio: sono fioccate le smentite, le prese di posizione, le azioni legali contro una relazione che viene data in pasto ai giornali senza scrupolo alcuno. Numerosi errori, anche casi eclatanti, ampiamente sbugiardati già nei giorni successivi con grande indignazione in città nel corso di ottobre 2012. C’era una sfilata di cittadini per bene che andavano dal Prefetto a protestare. Hanno ucciso la parte sana della città, è stato un delitto ignobile, e se permette le racconto un piccolo particolare”.

Prego, dica pure.

Ho necessità di contestualizzare. Io ho sempre fatto politica in piccoli partiti di Centro, in una politica d’altri tempi. Sono stato nel Partito Repubblicano, nell’UDEUR, nel CCD-CDU con cui sono stato eletto al Comune di Reggio la prima volta nel 2001. Ero Capogruppo all’opposizione di Italo Falcomatà, e a quei tempi pur nelle divisioni politiche tra maggioranza e opposizione c’era spirito collaborativo e rispetto reciproco. Gli assessori del tempo spesso e volentieri accoglievano le mie richieste, condividevano le mie proposte. Io ho sempre avuto spirito di collaborazione con tutti, ho sempre rispettato il pensiero di tutti, anche e anzi soprattutto di chi la pensava diversamente da me. Sono stato eletto quattro volte (2001 all’opposizione, poi 2002, 2007 e 2011 in maggioranza), e nei miei 12 anni al Comune di Reggio sono sempre stato una persona libera, non ho mai inseguito interessi personali ma ho agito sempre e solo per il bene della collettività, al servizio dei cittadini. E anzi ci ho rimesso personalmente, soltanto perché una volta sono andato contro gli ordini di partito per salvare Scopelliti.

Cosa intende dire?

La verità di tutta questa storia è che la sinistra voleva abbattere Scopelliti, e per farlo ha abbattuto una città intera. E io non sono di destra. Scopelliti sa che nella mia attività politica neanche a lui ho mai fatto sconti. Con Scopelliti ci siamo più volte scontrati, perché io sono un ribelle, seppur sempre nell’ambito di una normale dialettica politica. Ma posso testimoniare che sin da subito, dopo che ha vinto le elezioni comunali del 2002, hanno provato a distruggere Scopelliti. E una volta c’erano riusciti, se non fosse stato per me…”.

Cos’è successo?

La storia inizia nel 2002: Scopelliti non si voleva candidare al Comune perché era Assessore Regionale a Lavoro e Formazione; alla fine i partiti decidono di candidarlo perché capiscono che dopo Falcomatà, l’unico che poteva vincere a destra era lui: era molto radicato in città tra i giovani per la sua lunga militanza politica e intensa attività sociale. Per lui era un passo indietro, ma con grande spirito di sacrificio ha deciso di servire la città. A Reggio avrebbe dovuto ‘fare un percorso nel deserto’, come dicevano allora preoccupati i suoi familiari. Ebbe molte difficoltà, sin da subito gli avversari provarono ad abbatterlo perché avendo vinto quelle elezioni, gli aveva strappato il potere in città che detenevano da quasi dieci anni gestendo tutto. Così, dopo la vittoria elettorale, è iniziato l’inferno di Scopelliti. Gli hanno reso da subito la vita difficile e nel 2005 dopo la vittoria di Loiero alle Regionali, gli strappano alcuni consiglieri Comunali per fargli mancare la maggioranza sull’approvazione di bilancio. Tra questi c’era l’UDEUR, che appoggiava Loiero alla Regione. Il partito ci aveva chiesto di votare contro il bilancio per fare fuori Scopelliti, ed è una cosa che posso testimoniare direttamente. Ma io a Scopelliti avevo stretto la mano assicurando il mio appoggio personale qualora necessario, per coerenza con il mio impegno politico dato dal mandato elettorale ricevuto democraticamente dai cittadini nel 2002 quando mi votarono nel centrodestra. Non potevo tradirli e smentire me stesso. Scopelliti riuscì ad approvare il bilancio del 2005 con un solo voto di scarto: se io avessi eseguito l’ordine del mio partito, lui sarebbe caduto. Il risultato qual è stato? Che Loiero decide di farmela pagare politicamente. Quella mia scelta in famiglia l’abbiamo subita per anni, ma solo gli uomini liberi possono decidere di prendere decisioni giuste per il bene collettivo anche rimettendoci in prima persona”.

Come sono stati gli anni di Scopelliti? Il modello Reggio è ancora discusso…

Credo che a maggior ragione oggi, dopo 12 anni, dopo che hanno ridotto la città in queste condizioni, quello che era stato il modello Reggio di Scopelliti venga rivalutato anche da chi lo aveva criticato. E lo dico da uomo, ripeto, non di destra, non della stretta cerchia di Scopelliti. In quegli anni c’era il giornalista Pino Toscano che seguiva i consigli comunali e un giorno mi disse che il male di Reggio erano i reggini stessi. Io vorrei che i reggini di domani vogliano bene a Reggio rendendola protagonista delle sue bellezze e del suo essere, abbattendo tutte le ipocrisie e le malvagità di singoli che fanno il male di Reggio. Quelli di Scopelliti sono stati anni strepitosi per la città: eravamo protagonisti assoluti a livello Nazionale e non solo. Rtl aveva fatto di Reggio una città internazionale, c’era la Reggina in serie A, la Viola sfiorava lo scudetto nel basket, primeggiavamo anche in altri sport minori perché l’economia della città era fiorente. Ricordo le notti bianche, i dati parlavano di un boom demografico senza precedenti, in quegli anni la città è arrivata per la prima e unica volta a contare 190 mila residenti e c’era turismo, anche l’Aeroporto ha battuto i suoi record storici sfiorando i 700 mila passeggeri annui. Con la caparbietà di quella amministrazione abbiamo fatto la prima isola pedonale sul corso Garibaldi, poi con Arena abbiamo fatto altre isole pedonali in via Zecca, intorno a piazza Italia, stavamo costruendo una città moderna e a misura d’uomo anticipando trend internazionali di cui oggi si parla nel mondo. Ma oggi Reggio è tornata indietro, dopo lo scioglimento in questi 12 anni è crollata la popolazione, abbiamo perso 20 mila abitanti in un decennio, è crollata l’economia, l’Aeroporto fa un terzo dei passeggeri degli anni del boom del modello Reggio. E le uniche cose buone che sono rimaste, le uniche innovazioni, risalgono a quella stagione: d’estate abbiamo i Lidi e i Gazebo sul Lungomare, anche quelli li ha fatti Scopelliti e la sinistra li contestava. Quando andate ai Lidi o ai Gazebo, quando andate in una delle strade isola pedonale del centro storico, quando utilizzate il Tapis Roulant di via Giudecca, ricordate sempre che sono state idee e innovazioni di Scopelliti che la sinistra contestava, criticava, non voleva. Qualsiasi cosa faceva Scopelliti, loro remavano contro. Hanno sempre provato a distruggerlo, penso che l’avrebbero anche potuto ammazzare…”

Addirittura?

A Scopelliti l’ho detto quando ci siamo rivisti dopo la sua esperienza in carcere. Gli ho detto che tutto sommato gli è andata bene, ha pagato in modo meno drammatico, seppur con la tragedia della detenzione, perché altrimenti pur di farlo fuori l’avrebbero ammazzato. È già successo in questa città a qualche altro Sindaco prima di lui… Avevano deciso che dovevamo demolirlo, e lo avrebbero demolito. Di tutta questa storia, è stato l’unico a pagare. E chi ne ha beneficiato? Dopo lo scioglimento chi è che governa la città da dieci anni? Chi ha sovvertito la democrazia in questa città? Sono convinto che se non fossero riusciti a demolirlo dal punto di vista giudiziario, lo avrebbero ucciso, anche perché poi nel 2009 Scopelliti era diventato segretario regionale del PdL, il partito più importante, e aveva ottenuto il riconoscimento di Città Metropolitana per questa città, portando Reggio nella top-10 delle città Nazionali, per essere ripagata finalmente dello scippo subito nel 1970. Una Cenerentola come Reggio diventava protagonista tra i grandi, grazie alla politica di Scopelliti che poi nel 2010 diventava addirittura governatore della Regione Calabria, unico reggino nella storia. Troppo successo per non dover ulteriormente accrescere l’acredine dei suoi avversari per demolirlo, appunto. Come poi è accaduto. Il Comune di Reggio l’hanno sciolto soltanto perché dovevano distruggere lui, dal punto di vista politico. Infatti l’accelerazione dell’attività contro di lui è arrivata proprio dopo il suo successo alle Regionali. I suoi successi sono stati mal digeriti, e invece se lui fosse rimasto Governatore e Arena Sindaco, per Reggio avremmo visto tutta un’altra storia. Il Comune è stato sciolto senza ombra di dubbio soltanto per colpire Scopelliti, e così per i loro interessi politici hanno distrutto la città. Una città che oggi deve avere la verità, per questo chiedo sommessamente ai protagonisti di allora di pentirsi e dire la verità”.

Come mai Reggio è una città così difficile?

Ricordo con grande impressione le parole del Colonnello Antonio Fiano, Comandante Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria dal 2003 fino al 2007 quando venne trasferito in Sicilia. Quel giorno venne a salutarci a Palazzo San Giorgio, era una persona innamorata della città, delle sue bellezze. Qui ha trovato l’amore, poi è morto in Sicilia nel 2011. In un’esternazione quel giorno dei saluti ha ribadito quanto questa città fosse bella e difficile, perché ci sono persone che non vogliono bene a Reggio. Ci ha detto che gli arrivavano in continuazione lettere anonime contro molta gente perbene, che la sua scrivania ne era piena. Ci sono malvagi che non hanno il coraggio di esporsi e vorrebbero che le forze dell’ordine gli spianassero la strada: quando trovano qualche sceriffo fanatico del giustizialismo, ottengono il loro obiettivo”.

Qual è il suo rammarico più grande di tutta questa storia?

Da Assessore alla Protezione Civile, avevo costituito il primo gruppo comunale di protezione civile delle città capoluogo della Calabria. Io ero stato in Irpinia da volontario nel 1980 per aiutare nei soccorsi del terremoto, e ho visto cosa significa subire un terremoto. So quant’è importante formare i cittadini sul rischio sismico, che a Reggio è altissimo e troppo sottovalutato. Il gruppo comunale doveva servire proprio a questo. Avevo portato il gruppo a 500 volontari in un periodo brevissimo, tra 2011 e 2012, e stavamo facendo tante attività virtuose. Dopo lo scioglimento, questo gruppo è morto. È stato abbandonato, prima dai commissari e poi da Falcomatà. Io non ho più potuto esercitare neanche il ruolo di volontario, nonostante avessi la tessera numero 1 che custodisco ancora con emozione e porto sempre con me. Il commissario mi fece capire che non ero gradito e che mi sarei dovuto mettere da parte. Ma mi ha fatto più male vedere dopo, negli anni successivi, quel gruppo sciogliersi come neve al sole. Anzi, qualora l’attuale Sindaco Falcomatà volesse ricostituirlo, mi propongo per dargli una mano. È uno strumento decisivo per la prevenzione, e nessuno fa nulla. Sento tanti blaterare contro il Ponte sullo Stretto, opera straordinaria progettata dai più grandi ingegneri al mondo, e invece a Reggio c’è gente che teme che crolli ma invece al tempo stesso non si preoccupa del rischio sismico delle proprie case, delle scuole, degli ospedali, e dei piani di protezione civile. Questa Amministrazione ha totalmente abbandonato questo tema fondamentale per la sicurezza della città, hanno distrutto tutto quello che avevo fatto. Eravamo il primo gruppo di protezione civile di una città capoluogo della Calabria, oggi Reggio è l’unica città capoluogo a non avere un gruppo comunale di protezione civile e si trova sprovvista di volontari in caso di emergenze, che siano sismiche o meteorologiche o di altra natura. Ma avevamo fatto tante altre cose. Avevo istituito l’albo delle Associazioni per il decentramento amministrativo: nel 2011 erano appena state eliminate le circoscrizioni, e allora ho creato l’albo delle associazioni affinché diventassero sentinelle dei territori e dei quartieri. Anche questo è stato tutto completamente fermato e cancellato dai commissari e da Falcomatà, infatti si vede in che condizioni versa la città. E la cosa più importante, insieme all’assessore Morisani e alla Recasi avevamo istituito un format innovativo per quei tempi, oggi lo chiamerebbero smart, per gestire tutte le emergenze: il cittadino poteva chiamare un numero verde, segnalare le buche o i disservizi, che venivano subito caricati in un sistema con l’immediato invio degli operai per riparare il guasto. Inoltre c’era un archivio degli interventi e si poteva vedere in quali strade si facevano più riparazioni, dando subito contezza e tracciabilità dei punti critici per indirizzare gli interventi straordinari, con trasparenza e alla luce del sole. Se in una via c’erano stati 20 interventi l’anno, significa che lì andava cambiata la rete idrica. Era un sistema virtuoso. Con grande difficoltà avevamo messo in piedi questo sistema, che poi è stato cancellato. Tutte queste cose e molte altre sono state distrutte, cancellate o azzerate prima dai commissari e poi da Falcomatà. Hanno raso al suolo una città per i loro beceri interessi politici e personali, e adesso dopo 12 anni è giunto il momento di pentirsi e chiedere scusa. Con il caso di Bari hanno l’occasione migliore per farlo: non si sciolga il capoluogo pugliese, si modifichi la legge, ma su Reggio dicano la verità“.

giuseppe martorano

giuseppe martorano

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