Meloni a testa in giù, violenza, insulti e tensioni: è questo l’antifascismo?

Ieri, 25 aprile, Festa della Liberazione, sconfitta del fascismo e della guerra, anche tensioni, scontri e violenza

StrettoWeb

La risposta alla domanda del titolo la forniamo subito, senza perderci in tanti giri di parole: “no!”. La risposta è “no!”. L’antifascismo non è violenza, insulti, tensioni, manifesti pericolosi. Eppure abbiamo visto anche tanto di questo, ieri, in Italia. Il 25 aprile, la Festa della Liberazione, celebra la sconfitta del Fascismo e la fine della Guerra. Ci aspettiamo una festa appunto: manifestazioni, parate, iniziative simboliche.

No, non è andata così. Perché abbiamo assistito anche a scontri, pericolose tensioni, i soliti manifestanti violenti, le diatribe pro Palestina. Insomma, dichiararsi antifascisti, nel giorno del ricordo della sconfitta al fascismo, e quindi anche della sconfitta di una determinata violenza, fisica e verbale, festeggiando però con la violenza ma soprattutto con l’imposizione di un pensiero attraverso la violenza. Un pensiero, nel caso del coinvolgimento alle guerre in corso, che però deve essere considerato unico. Quello che sta bene a loro, a chi protesta. E chi è contrario… violenza. Una contraddizione. Incoerenza pure. Per questo, poi, ci arrabbiamo di fronte a chi parla di censure o fascismo troppo facilmente. Di monologhi oscurati e di Governi che non si dichiarano antifascisti. Eppure ieri, per l’ennesima volta, Giorgia Meloni lo ha fatto. Però l’hanno appesa a testa in giù.

Il manifesto di Giorgia Meloni a testa in giù

Ieri un manifesto elettorale delle europee di Giorgia Meloni è stato appeso al contrario ad Aosta, facendo apparire la premier a testa in giù. Il cartellone era sotto una pensilina dell’autobus in piazza dell’Arco d’Augusto. In altre zone della città, invece, sono apparsi scritte e disegni sui manifesti della premier. “Ci sono accertamenti in corso per appurare se il capovolgimento del manifesto sia o meno di natura dolosa. Quanto agli imbrattamenti, sono un chiaro segno di intolleranza civile e politica: mi aspetto che vengano condannati dalle istituzioni valdostane”, dice all’Ansa Alberto Zucchi, presidente di Fratelli d’Italia Valle d’Aosta.

Il manifesto sistemato al contrario e fotografato ieri può essere rimosso senza provocare strappi: non è incollato, ma appeso a una struttura della pensilina dell’autobus. Riguardo agli imbrattamenti di cartelloni elettorali in altre zone della città, secondo Zucchi “denotano, ancor di più nella giornata di ieri, l’intolleranza, il livore e l’avvelenamento del clima politico. Che certe frange si rifiutino di riconoscere il risultato di un voto democraticamente espresso è inaccettabile. Per questo il presidente di FdI Valle d’Aosta auspica “che anche le altre forze politiche dicano qualcosa in merito. Perché certi cori e peana non possono sempre e soltanto provenire quando certe cose accadono da una parte”.

Gli scontri a Roma e Milano

Oltre a questo, ci sono stati scontri in alcune città. In particolare a Roma, dove ci sono state contestazioni e lancio di sassi e bombe carta, e a Milano, dove ci sono stati momenti di tensione, un ragazzo ferito nelle proteste contro la Brigata ebraica, una decina di persone portati in Questura, i filopalestinesi arrivati in piazza presto per mettersi davanti al palco con un mare di bandiere verdi, rosse e nere che sono riusciti a sfondare le transenne.

Proprio a Milano, ieri, ha preso la parola Scurati, leggendo il monologo della discordia e ribadendo una bufala alimentata da una certa frangia. Ha detto che finché il termine antifascismo “non sarà pronunciato da chi governa, lo spettro del fascismo continuerà a infestare la casa della democrazia italiana”. Eppure, ripetiamo, proprio ieri il Premier lo ripeteva per l’ennesima volta.

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