Oreste Romeo è un noto avvocato del Foro di Reggio Calabria, Patrocinante in Cassazione, stimato professionista della città. Quella per la politica nella sua vita è stata sempre una passione, senza tessere di partito o incarichi amministrativi. “Sin dall’adolescenza ho avuto una precisa connotazione politica sulla quale ha esercitato determinante incidenza il carisma di Giorgio Almirante, ma non avevo mai pensato ad un mio impegno nell’agone politico” spiega infatti Romeo oggi ai microfoni di StrettoWeb come premessa della nostra intervista. “Ma – aggiunge – non potevo immaginare che la mia regola avrebbe un giorno incontrato l’eccezione che ha il nome di Giuseppe Scopelliti. Anzi, sento di dovere rimarcare, soprattutto adesso, il senso di orgoglio e gratitudine per il grandissimo onore che Scopelliti mi ha regalato nel volermi responsabile provinciale della lista con il suo nome nella trionfale esperienza del 2010 che, dopo quarant’anni di regionalismo, lo avrebbe portato, giovanissimo, ad essere il primo reggino eletto alla carica di Governatore della Calabria, spinto dalla speranza nel futuro coltivata da tantissimi miei coetanei grazie alla brillante ed irripetibile stagione del Modello Reggio”.
Romeo, infatti, è stato il responsabile provinciale della lista ‘Scopelliti Presidente’ alle elezioni regionali del 2010 per la provincia di Reggio Calabria, dove questo movimento civico composto da liberi professionisti ed esponenti della società civile si affermò con il 12,2% dei consensi, raccogliendo nella sola provincia reggina ben 37 mila voti ed eleggendo due consiglieri Regionali. Romeo, in ogni caso, non ha mai avuto incarichi politici e amministrativi ed è sempre stato un consigliere di Scopelliti, particolarmente presente dal punto di vista culturale.
Oggi che si è riacceso il dibattito sullo scioglimento del Comune di Reggio Calabria, dopo le recenti vicende emerse alle cronache nazionali, Romeo ricorda “con grande emozione il convegno che ho organizzato il 26 luglio 2013 intitolato ‘Democrazia Sospesa’, in cui tra i relatori c’era Pasquino Crupi che nell’occasione consegnò, già sofferente, il suo testamento politico. Crupi, infatti, morì dopo poche settimane e quello è stata la sua ultima apparizione pubblica. Da intellettuale di sinistra, intervenne con una durissima arringa contro lo scioglimento dei Comuni. A quell’evento partecipò anche il compianto avvocato Alberto Panuccio, diamante purissimo non solo del foro cittadino. Poi il 22 agosto 2013 organizzai un altro convegno con, come relatori, Piero Sansonetti, Ilario Ammendolia e Giampaolo Catanzariti. Lo scioglimento del comune di Reggio Calabria già allora era considerato una clamorosa ingiustizia in modo bipartisan, da parte di tutti gli uomini liberi che non avevano le bende sugli occhi per vedere quanto fosse assurdo ciò che veniva fatto alla città”.
Forse, però, i veleni politici non rendevano le riflessioni così mature come oggi: il dibattito è tornato attuale e banali verità già note da oltre dieci anni vengono recepite molto diversamente dai cittadini.
“Era inevitabile che le cloache di recente scoperchiate e Bari e Torino, unitamente alla vicenda Dossieropoli in cui si staglia la figura del “soldato Cafiero”, stimolassero reazioni in riva allo Stretto, dove sono ancora sanguinanti le ferite degli anni bui che ci siamo lasciati alle spalle e le disastrose condizioni in cui è piombata la città hanno ovviamente dato maggiore risalto, agli occhi dei cittadini, a quanto di buono era stato fatto con il modello Reggio quando la città era un gioiello in pieno sviluppo come dimostrano tutti gli indicatori oggettivi, oltre le opinioni personali”.
Nelle ultime ore sono arrivate ricostruzioni molto importanti, come quella di Martorano e poi il commento di Speziali, non certo dall’area della destra di Scopelliti. Ma anche una posizione particolarmente dura di Massimo Canale che rivendica la bontà di quello scioglimento.
“Sono sconcertato da un passaggio dell’intervista a Gazzetta del Sud in cui Massimo Canale asserisce che “Arena a differenza da Scopelliti, avrebbe potuto evitare lo scioglimento del Consiglio se solo avesse da subito dimostrato discontinuità”. Come avrebbe fatto il PD a bloccare l’iter dello scioglimento? Al Nazzareno forse avevano la “chiave” di un meccanismo oscuro ai più? È espressione di democrazia compiuta, l’affermazione di Canale? Al di là degli interrogativi retorici ispirati dalle sue affermazioni, il candidato sconfitto dal Sindaco Arena ha finalmente consegnato alla città di Reggio, confermandole, tre verità, che ormai possono dirsi conclamate: la prima è la matrice “politica” dello scioglimento del Comune di Reggio, un odiosissimo stigma sul quale è impresso il logo del PD; la seconda è che recriminare ancora, a distanza di tredici anni, sull’esito di una consultazione elettorale in cui si è stati doppiati dal competitor, dimostra la mancata metabolizzazione del voto popolare, soprattutto per chi, come Canale, era espressione del PD, un partito che ha sempre bypassato il consenso popolare con manovre di palazzo distanti dalla gente comune; la terza è che il PD ha scelto il candidato sindaco nel 2011 nella piena consapevolezza di andare incontro alla sconfitta: è proprio questa la motivazione di un disagio non ancora superato a distanza di così tanto tempo”.
Ma in realtà, secondo lei, perché venne sciolto il Comune di Reggio Calabria?
“La comprensione delle “cause” effettive dello scioglimento del Comune di Reggio Calabria richiede la rievocazione del contesto politico degli anni immediatamente precedenti, cioè il 2009, il 2010 ed il 2011. Nel 2009, grazie alla salda e lungimirante guida di Scopelliti, Reggio era diventata Città Metropolitana, la prima dopo Napoli, ed ospitava al Teatro Cilea il forum internazionale delle più importanti città del Mediterraneo. Il riconoscimento dello status di Città Metropolitana, poi, era un implicito “risarcimento” dopo i colpi inferti a Reggio dallo Stato con la rapina del capoluogo, l’invio dei carri armati e l’inganno del Quinto Centro Siderurgico. In ogni caso, è ampiamente documentata la ferma opposizione al riconoscimento di quello status del Partito Democratico, incredibilmente guidato dai deputati reggini e calabresi e dai loro epigoni territoriali. Un odio viscerale verso Reggio, il loro, che può trovare spiegazioni cliniche: sociopatici o soggetti affetti da disturbi narcisistici della personalità. Nel 2010, Giuseppe Scopelliti viene eletto plebiscitariamente Presidente della Regione, ma si consuma, a distanza di nove mesi, il dramma personale di Orsola Fallara, Dirigente dell’U.O. Finanze e Tributi del Comune di Reggio Calabria. Si tolse la vita subito dopo avere indetto una conferenza stampa in cui sostanzialmente non solo annunciava tra le righe il suicidio, ma addirittura faceva apertamente i nomi dei due soggetti ritenuti “responsabili” delle sue tribolazioni (esiste un video di quel tragico evento, inopinatamente ignorato a livello processuale e dal già citato Canale che sul punto chiede scenograficamente a Scopelliti di fare piena luce). Nel 2011, una consistente percentuale del corpo elettorale reggino elegge al primo turno Sindaco Demy Arena, espressione tra le più qualificate ed autorevoli della moderna e dinamica classe dirigente formatasi con Giuseppe Scopelliti che era riuscita a proiettare la reale e positiva dimensione di Reggio su scala nazionale ed internazionale”.
Ma tutto questo è ben antecedente allo scioglimento: la Commissione d’Accesso arriva a Reggio a gennaio 2012 e lo scioglimento si materializza a ottobre 2012.
“Sì, ma proprio negli anni precedenti cominciavano a manifestarsi i primi segni del crimine sociale orchestrato da chi era abituato a gestire il potere a livello centrale. Cambia, infatti, il quadro istituzionale della Città. Cambiano il Procuratore della Repubblica, il Questore ed i Comandanti provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, così come a Reggio giunge un nuovo Prefetto da Macerata, dove si era distinto nell’allestimento di ameni ricevimenti celebrativi della Festa della Repubblica, tanto da essere premiato a Palazzo San Giorgio dal Lions Club Rhegion, presenti il Sindaco Falcomatà e l’esultante Presidente della Provincia Giuseppe Raffa. Dunque, in quegli anni, il mutato assetto istituzionale cittadino chiamato a valutare la Relazione della Commissione d’Accesso – fortemente voluta dal Partito Democratico rinvigorito dal successo ottenuto il 12 novembre 2011 con le dimissioni di Silvio Berlusconi – era talmente distante dal territorio al punto che la Relazione d’Accesso, caratterizzata da errori grossolani ed imperdonabili com’era, si sarebbe rivelata fonte di obblighi di tipo risarcitorio sanciti a livello giudiziario. Paolo Campolo e Felice Roberto Nava sono i primi nomi che mi vengono in mente, senza far torto a tutti gli altri concittadini che appresero il 10 ottobre 2012, recandosi in edicola ad acquistarla, di essere stati inseriti in quella Relazione per un evidentissimo ed esiziale fuor d’opera”.
Il caso dello scioglimento si incrocia con anni di polemiche sul rischio del dissesto finanziario.
“Ricordo perfettamente un ordine del giorno del 28 febbraio 2012 approvato dalla Amministrazione Arena nel tentativo di arginare la martellante azione mediatica a danno di Reggio messa in campo dalla perversa sinergia tra i deputati calabresi del PD, qualche grillino della prima ora e operatori cittadini della disinformazione, lesti nel riprendere le prodezze giornalistiche e letterarie vergate dai vari Ruotolo, Iacona, Caporale, G.A. Stella della premiata ditta Stella & Rizzo, Smorto, Turano, Galullo, Parenzo & Compagni. Chiunque ricorderà il fantomatico “buco di bilancio” e la sua assurda connessione mediatica con la tristissima vicenda personale di Orsola Fallara. Chiunque ricorderà le bislacche teorie di un cattedratico di area PD grazie alle quali la città veniva “aggiornata” sulla estensione, progressiva e planisferica, del “buco di bilancio”: numeri da astronomia, quasi fosse una gara tra mai cresciuti buontemponi “a chi la spara più grossa”. Forse qualcuno ha dimenticato le originali teorie sciorinate in piena calura estiva sugli effetti salvifici dell’auspicato dissesto del Comune di Reggio?”
Dopo 12 anni è davvero ancora necessaria un’operazione verità?
“La verità, storica e giudiziaria, è diversa rispetto alle amenità propinate a getto continuo in quegli anni: le difficoltà finanziarie di Reggio rientravano nella media dei Comuni d’Italia, tant’è, a definitiva riprova, che la quantificazione del deficit operata dal Sindaco Arena ha retto saldamente davanti ad ogni genere di critica formulata dai Torquemada in servizio permanente effettivo. Sarà sufficiente citare, in proposito, due soli e significativi dati. Il primo: dopo una dozzina di anni è stata finalmente archiviata, per insussistenza del fatto, l’accusa di falso in bilancio mossa al Sindaco Arena. Il secondo è più articolato e riflette una verità che i Reggini devono conoscere. Nel cosiddetto processo Fallara, il perito del PM era il dott. Vito Tatò. Costui, dopo avere dismesso da qualche ora i panni di perito del PM nel processo Fallara, si presentò a Palazzo San Giorgio indossando l’abito di Ispettore ministeriale incaricato di verificare i bilanci del Comune reggino. Anche nel processo a carico del Sindaco Arena conclusosi recentemente con la sconfessione assoluta della ipotesi di accusa, il perito del PM era il dott. Vito Tató. Sempre Tatò si era occupato dei bilanci comunali della dirimpettaia Messina, che furono censurati in sede penale sulla base dei suoi “accertamenti”. Il processo celebrato in grado di appello a Messina si concluse con l’assoluzione degli amministratori peloritani, dopo la messa a nudo dei gravi limiti dell’operato del perito dell’accusa Tatò Vito! Il controllo di tipo “politico” disposto dal Ministero dell’Economia e quello di tipo giudiziario sui bilanci delle due città dello Stretto si è concentrato nella stessa persona e bisognerebbe capire se si sia trattato o meno di una opportuna coincidenza. In ogni caso, quel che è certo è che Messina ed i suoi amministratori riuscirono rispettivamente ad evitare lo scioglimento e le conseguenze penali. L’esatto contrario di quanto si è verificato nella dirimpettaia Reggio, dove la strada, da allora, si è fatta sempre più buia e in salita”.