Vietato l’uso di termini stranieri: sarà legge dello Stato

Approvato dal Governo il decreto legge che stabilisce il divieto dell’utilizzo di parole straniere in tutto il territorio nazionale

StrettoWeb

Il governo Meloni ha decretato la fine dell’utilizzo dei termini estranei alla italica tradizione. Non si potranno più utilizzare le parole straniere in uffici e luoghi pubblico; la norma, tuttavia, ne tollererà l’utilizzo, ma non l’abuso, in privato ed in caso di colloqui con persone straniere, purché queste siano solo di passaggio e quindi non residenti stabilmente in Italia.

Il decreto, il cui passaggio a legge dello Stato si dà per scontato, stante l’ampia maggioranza di cui il Governo dispone in Parlamento, stabilisce il termine del 31 dicembre di quest’anno, entro il quale tutte le istituzioni dovranno attuare la riforma a valere in tutti gli atti pubblici e nell’insegnamento nelle scuole pubbliche di ogni ordine e grado.

Per le imprese e le scuole private il termine per mettersi in regola è stato fissato per il 31 dicembre del 2025.

In pratica, entro quella data tutte le parole straniere saranno bandite, anche nelle discussioni tra soggetti privati, se le stesse avverranno in luogo aperto al pubblico.

Multa per l’uso di parole straniere

Il decreto prevede pene molto severe per i trasgressori e prevedono una multa differenziata in base alla valenza delle parole vietate che dovessero essere proferite.

Un’apposita commissione creata ad hoc, composta da autorevoli linguisti e presieduta in alternanza dai presidenti di Camera e Senato, che si era già da tempo messa all’opera, ha già stabilito quali saranno le parole escluse e le categorie di termini interdetti, in base a cui verranno poi applicate le pene.

Da indiscrezioni pervenute al ns. corrispondente da Roma, pare che parole quali OK, pic-nic, week end e privacy apparteranno alla prima categoria, quella dei termini più puniti, che prevederebbe multe fino a 9980 euro.

A proposito della parola privacy, al Ministero della Cultura del Merito hanno nominato un pool di saggi per definire con urgenza (e comunque entro 60 giorni) con quale termine dovrà essere sostituita.

Tutti i dipendenti pubblici che dovessero macchiarsi del reato saranno pesantemente sanzionati e rischieranno l’interdizione dai pubblici uffici.

In quanto alla richiesta di previsione di una pena detentiva per i trasgressori, pena fortemente voluta da Fratelli di Italia ma non gradita a Forza Italia, pare si sia trovato il compromesso dell’applicazione della stessa solo in casi di eccezionale gravità (che verranno specificati nella legge) o di reiterazione di reato.

È previsto un credito di imposta a favore delle imprese che dovranno apportare le dovute modifiche per la ristampa di carta intestata, per il rifacimento delle insegne e per la realizzazione delle eventuali nuove confezioni di prodotti commerciali in sostituzione di merce denominata con parole estere. Per contro, le imprese che non si metteranno in regola non potranno portare in detrazione l’IVA su tutti gli acquisti.

Il dispositivo si colloca nel contesto dello slancio patriottico che contraddistingue l’operato del Governo Meloni fin dal giorno del suo insediamento, in continuità con la meritoria campagna in corso sul sovranismo alimentare.

Niente più nomi e cognomi stranieri

È stato anche trattato il problema dei cognomi stranieri.  In proposito, si sa con certezza che coloro i quali hanno un cognome straniero non potranno più partecipare a concorsi pubblici a meno che non ne provvedano alla italianizzazione, secondo la relativa traduzione letterale, ove applicabile; per esempio, chi sia chiama Stevenson dovrà chiamarsi De Stefano o Di Stefano.

Più problematico si presenta il caso di cognomi non traducibili, come per esempio Schlein: in tali casi deciderà, con sentenza inappellabile, il Presidente della Corte d’Appello che ha la competenza nel luogo di residenza anagrafica dell’interessato.

Anche per i nomi propri si dovrà procedere alla relativa italianizzazione, ma termini e procedure sono ancora in fase di studio presso il Ministero della Famiglia, Natalità e Pari Opportunità, con l’obiettivo primario di mitigare il trauma per i bambini che, improvvidamente registrati all’anagrafe da imprudenti genitori con nomi stranieri, vedranno attribuirsi d’ufficio un altro nome.

Di sicuro, gli uffici anagrafici della Nazione, a partire dalla data di pubblicazione della legge sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica, non potranno più accettare la registrazione dei nuovi nati ove si pretenda di attribuire agli stessi un nome non italico.

Le aziende straniere che vorranno vendere in Italia avranno tempo fino al 2026 per mettersi in regola con etichette e denominazioni. Per esempio, la Apple, se vorrà continuare a operare in Italia, dovrà chiamarsi Mela.

Sono previste pochissime eccezioni alla norma di legge, tra le quali sono state comprese, le parole corner e penalty, su espressa richiesta della FIGC, mentre la possibilità del mantenimento dello “champagne” ha trovato una forte opposizione da parte della Lega (molto sensibile alle ragioni dei produttori di prosecco), la quale (pare a seguito di precise disposizioni emanate dalla segreteria del partito) ha tuttavia insistito, invece, per il mantenimento dei termini vodka e matrioska.

Surrogati delle parole straniere

Sembra che la scure puro-sovranista si sia abbattuta anche su tanti termini che sono da moltissimo tempo nell’uso comune, come paella, che dovrà chiamarsi “riso padellato”, così come sushi, che dovrà chiamarsi “pesce crudo secondo la tradizione giapponese (ma sarà ammesso dire anche o anche “nipponica”)”.

Al posto di whisky si dovrà dire “distillato anglo sassone”, al posto di flipper si dovrà dire “bigliardino elettronico a 5 palle”, al posto di “tablet”tavoletta con schermo”, al posto di sport si dirà “diporto”, mentre un e-book sarà semplicemente un “libro digitale o elettronico” (la norma, in effetti, sarà abbastanza tollerante per i termini corrispondenti, ovviamente purché in italiano).

Per i termini che dovrebbero sostituire la parola gay pare sia stata richiesta la consulenza di un noto generale dell’Esercito, esperto della materia.

Fonti bene informate riferiscono ancora che, relativamente al termine call center, si sarebbe acceso un feroce dibattito, che si è protratto per alcune ore, tra il capogruppo di Fratelli d’Italia, propenso all’eliminazione e di FI, che invece voleva mantenerlo; ha avuto il sopravvento FDI, che ha fatto valere il suo maggiore peso politico; il termine sarà sostituito con l’italianissimo ed efficacissimo “centro di chiamata”.

Governo Meloni e parole straniere

Le stesse fonti parlano inoltre di una circolare che sarebbe stata già inviata alle redazioni RAI con l’indicazione dell’uso esclusivo dei termini Presidente del Consiglio oppure Primo Ministro, in sostituzione dell’impuro ed abusato termine premier.

Secondo indiscrezioni trapelate via Whatsapp pare anche che, durante il Consiglio dei Ministri, un ministro della Lega, ribadendo che “il vento è cambiato”,  abbia fortemente insistito per l’eliminazione della parola gratis ma, a seguito dell’intervento di un cameriere che si trovava di passaggio a Palazzo Chigi durante la riunione (aveva appena consegnato dei caffè), il quale aveva fatto presente che il termine è latino, i presenti, dopo aver avuto  conferma  da parte di un anziano  sottosegretario che aveva fatto la scuola media del vecchio corso (quando si studiava anche il latino),  decidevano di respingere la richiesta.

Conseguenze tangibili dell’eliminazione delle parole straniere

Vale la pena riportare ancora un simpatico siparietto maturato subito dopo il CDM, a proposito dell’uso del termine mouse (che sarà sostituito, secondo la relativa traduzione letteraria, con la parola “topo” NdR).

Il Premier Meloni, a margine dell’incontro di governo, aveva infatti incoraggiato l’adozione immediata del nuovo corso in tutti gli uffici governativi, senza attendere la conclusione dell’iter parlamentare di approvazione del decreto, invitando i vari funzionari dei ministeri a dare l’esempio.

Pare che una signora, addetta alla segreteria, che non era ancora a conoscenza del nuovo dispositivo, avendole il suo superiore (uno degli sponsor della nuova legge) chiesto di portargli un topo di quelli che son messi là”, si sarebbe messa a gridare “che schifo!”  balzando immediatamente su una sedia con le mani ai capelli.

Parole straniere: un lontano ricordo in Italia

Data la mole non indifferente di nomi, denominazioni e vari termini proveniente da lingue straniere che contaminano la nostra lingua è stato elaborato uno speciale software che sarà allocata nel sito del Ministero dello sviluppo economico e del made in Italy (che, a partire dal prossimo 31 luglio si chiamerà Ministero Dello Sviluppo Economico e Delle Cose Fatte In Italia NdR).

Il software sarà utilizzabile da tutti i cittadini che, per non incorrere nelle sanzioni, vorranno effettuare delle verifiche per scoprire se un determinato termine rientri o meno tra quelli vietati e capire come sostituirlo.

Di seguito il box con l’applicazione che utilizza la libreria dei termini interdetti, aggiornata in tempo reale man mano che la Commissione li avrà individuati, affinché ogni lettore possa autonomamente verificare quali parole saranno vietate e con quali termini italiani dovranno essere sostituite:

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