All’interno del dibattito tra le fila del PD sulla gestione e sul futuro del partito, anche in vista delle prossime tornate elettorali, è voluta intervenire Annamaria Artese, segretario del circolo di Rende.
“Mai come in questo momento, in Calabria, occorrerebbe un’opposizione ferma e responsabile che accenda luci e motori sui problemi urgenti della nostra terra. Un’opposizione che abbia capacità di progetto e capacità di sintesi per la difesa di quei valori/diritti senza i quali la democrazia è una scatola vuota”, ha affermato Artese.
Il segretario del circolo di Rende ha poi sottolineato come: “il PD sia totalmente allo sbando, privo di una guida e di un programma politico coerente. Non si ha alcuna percezione del suo agire sul territorio. Un grave silenzio, quasi di connivenza, attorno alle politiche del centro-destra che a livello centrale minaccia gravemente il Sud e che a livello locale sforna proposte di leggi, stabilendo nuovi assetti e fusioni di comuni senza alcuna reale partecipazione popolare. Tutto ciò mentre nell’area di opposizione si assiste a posizionamenti opportunistici e alleanze di convenienza, che ricordano più il chiasso di un pollaio che una discussione seria”.
Artese arriva poi al nocciolo del problema, il silenzio intorno al caso Rende: “il PD del giovane Nicola Irto appare oramai come il partito delle élites litigiose che acuiscono i problemi fingendo di provare a risolverli. La città di Rende è sotto assedio da oltre un anno e, mentre il centro-destra è intento a studiare ogni singola mossa per la conquista definitiva, nessuna reale analisi politica viene fatta da parte di una forza che si indigna per il commissariamento del comune di Bari, ma che nulla ha da dire su quello che avviene in casa propria”.
“È questo un agire politico dei due pesi e delle due misure, alternato alla teoria della presupposta superiorità morale che sfocia nel garantismo ad intermittenza, ad personam. Bisogna sottolineare che il principio del garantismo non fa distinzioni personali. Si dovrebbe essere coerenti nell’applicarlo sempre e non solo quando le inchieste dei media o le azioni della polizia coinvolgono il proprio partito”.
Il segretario del circolo cittadino di Rende conclude: “questo è il PD, il partito del grande bluff, il partito dell’incoerenza. Sarebbe bene che i dirigenti iniziassero a guardarsi intorno e si preoccupassero maggiormente della importante perdita di credibilità che riescono a far crescere attorno a sé giorno dopo giorno. Tutto questo implica dei costi molto pesanti non solo per chi risulta direttamente investito, ma, più in generale, per il sistema democratico e per l’intera collettività”.
“Il futuro di questo partito sembra sempre più incerto e lontano e, a meno che non si voglia continuare a perdere le uniche persone realmente libere e pensanti al proprio interno, sarebbe forse opportuno cambiare velocemente rotta e tentare di modificare l’infausto e annunciato epilogo. Riconoscere dunque maggiore valore alle donne sarebbe, senza ombra di dubbio, il primo grande passo per purificare un ambiente retrogrado da atteggiamenti ambivalenti e di convenienza”.
“Un partito progressista dovrebbe essere, difatti, un luogo inclusivo, equo e in cui la parità di genere sia un valore fondante e condiviso. È necessario investire sulle competenze e sulla valorizzazione delle idee, tralasciando meschini interessi particolari. Solo in questo modo è possibile costruire un partito forte e credibile, e solo così sarà possibile guardare al futuro con maggiore speranza e ottimismo”.