Giorgio Diana è Professore emerito del Politecnico di Milano ed è uno dei massimi esperti di meccanica al mondo. Diana è l’ingegnere che si è occupato di uno degli aspetti principali nella progettazione del Ponte sullo Stretto, ovvero l’azione del vento sulla struttura. L’esperto, nel suo vasto curriculum, ha all’attivo una collaborazione con il gruppo internazionale che ha studiato il ponte che unisce la Danimarca alla Svezia e con la sua equipe ha partecipato alla costruzione di altri importanti ponti nel mondo, come quello sul Bosforo.
Questa mattina il prof. Diana ha preso parte, collegandosi in remoto, alla Commissione Ponte sullo Stretto, presieduta dall’avvocato Giuseppe Trischitta, per spiegare ai consiglieri comunali di Messina alcuni aspetti tecnici dell’infrastruttura. Il primo punto sul quale i consiglieri hanno chiesto chiarimenti sono gli studi sul vento. Secondo quanto riferito nelle scorse settimane nella medesima commissione da Angelo Bonelli, di Europa Verde, il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto sarebbe lacunoso. Mancherebbero, tra le altre cose, proprio le ricerche in merito alla resistenza della struttura al vento.
Ora, è plausibile che un’opera sulla quale si studia da oltre 50 anni non sia ancora stata sottoposta a simili analisi? Ovviamente no, ma le ovvietà ultimamente sono diventate quanto di più criptico si possa pensare. E allora il professor Diana, dati alla mano, ha spiegato come lui e la sua equipe si siano occupati proprio di questo aspetto tecnico. A sostegno di quanto detto dall’esperto anche l’ingegnere De Vito Franceschi, che ha spiegato come siano stati condotti studi sul vento nell’area dello Stretto di Messina per individuare quella che viene chiamata tecnicamente “velocità di progetto“. Ovvero: a che velocità del vento deve resistere il ponte? Questa velocità è stata individuata in 60 metri al secondo. Ma andiamo con ordine.
Diana: “il Ponte reggerà ad un vento che sullo Stretto non si è mai visto”
Per quanto riguarda il vento, ha spiegato il prof. Diana, il Ponte sarà in grado di reggere ad una velocità di progetto “molto più elevata rispetto alla massima mai registrata sullo Stretto“. La struttura non subirà conseguenze fino ad una velocità di 60 m/s, ovvero 120 nodi, o ancora 220 km/h di velocità media. “Siamo stati molto cautelativi – ha raccontato l’esperto con dovizia di particolari –. Resiste a tifoni che noi non abbiamo mai avuto. Sullo Stretto la velocità massima mai registrata (negli ultimi 30 anni) si è verificata a Punta Faro nel 2010, con uno Scirocco che ha raggiunto punte di 30 metri al secondo“, ovvero la metà di quanto previsto per il Ponte.
Inoltre, tra tutti i problemi dovuti all’azione del vento, quello più importante per il Ponte sullo Stretto riguardava l’effetto flutter, che può causare oscillazioni instabili. Ebbene, quel problema è stato risolto grazie all’impalcato a cassoni multipli che, negli ultimi anni, è stato copiato da altri paesi, non da ultimo la Cina.
“Per il Ponte quattro livelli di controllo”
“Il Ponte di Messina ha avuto quattro livelli di controllo, non uno, con test in galleria del vento già al secondo pilastro di controllo. Ad occuparsene sono state una società di controllo con sede a Genova, una con sede a New York e un’altra in Danimarca, oltre ovviamene al comitato scientifico che lavorava per il ponte“. A spiegarlo è l’ingegnere De Vito Franceschi, che precisa come da questi controlli sia nato il progetto del 2011, “sulla cui falsa riga nasce poi l’ultimo progetto“.
La sicurezza del traffico ferroviario
Dopo le relazioni dei due esperti, i consiglieri hanno avuto facoltà di porre dubbi e quesiti. Si è parlato prevalentemente della sicurezza del traffico ferroviario. De Vito Franceschi ha spiegato ai consiglieri come la percorribilità ferroviaria venga fatta su tutti i ponti superiori ai 120 metri. Quali sono i rischi per il Ponte sullo Stretto? “La velocità dei treni potrebbe subire rallentamenti solo se il vento supera i 30 m/s“, un’eventualità, questa, che si verifica mediamente ogni 10 o 15 anni. Numeri irrisori, dunque, che fanno quasi sorridere.
Non solo. Il rischio di chiusura del Ponte a causa del vento sopraggiungerà in media ogni 200 anni. Ma in quel caso, sarà ovviamente necessario fermare anche la navigazione nello Stretto. “Il ponte è stato studiato per essere utilizzato 365 giorni l’anno. Scusate se ogni 200 anni dovremo chiuderlo!“, ha chiosato De Vito Franceschi bacchettando tutti i detrattori del Ponte che, evidentemente, fanno proclami politici senza aver letto nemmeno mezza relazione presente nel progetto del Ponte.
Calabrò: “io sono un avvocato, ognuno può raccontare la sua versione”
Quella di alcuni consiglieri messinesi, dunque, è stata una figura infelice, per usare un eufemismo. Basti pensare che sono state poste domande le cui risposte erano già stata ampiamente fornite durante le relazioni dei due esperti. Ma la più infelice l’ha fatta (evidentemente non in Nomen omen) Felice Calabrò, del Pd. “Io sono un avvocato. Io cause, faccio! Ognuno che viene qui ci da la sua versione dei fatti, ma noi non siamo competenti e dunque dovremmo prendere tutto per oro colato. Stiamo dedicando tanto tempo per dire cose ovvie“, ha esclamato Calabrò prendendo la parola.
Ora, resta da capire perché essere un avvocato o un medico o un libraio o altro, debba impedire di capire una spiegazione che, seppur tecnica, è stata fatta in maniera semplice e fruibile anche ai non addetti ai lavori. E resta poi da capire come possa Calabrò definire “cose ovvie” dati che lui stesso afferma di non aver compreso, perché lui è un avvocato e non un ingegnere (!).
Il presidente della commissione ha proposto, in chiusura, un confronto tra i detrattori del Ponte sullo Stretto e gli esperti che lo studiano da anni. Ci sarà qualcuno che avrà il coraggio di presentarsi ad un contraddittorio con il professor Diana, che per giunta ha espresso la volontà di recarsi a Messina di presenza in caso di confronto? La risposta è ovvia, ma vedremo cosa accadrà.