In un mondo sempre più falso, ipocrita e perbenista, Reggio Calabria di certo non si sottrae al confronto. Anche la città dello Stretto, nella concezione del pensiero tutta italiana, bada più alla forma che alla sostanza, più all’apparire che all’essere. Vale nella vita di tutti i giorni, vale nella politica, vale nello sport. I fatti contano poco, basta presentarsi bene. E’ così che abbiamo visto l’ascesa di Saladini, col sorrisetto finto e i denti pure. E’ così che la città ha scartato Minicuci alle ultime Comunali, perché non ha studiato bene dizione.
Rimanendo allo sport, tra le tante opinioni lette e sentite in questi mesi, ci è capitato di leggere anche (pochi, ma ci sono) quelle di chi non avrebbe alcun problema a vivacchiare in Serie D per anni – o a salvarsi per il rotto della cuffia in Serie C – pur di avere una fantomatica “dignità” (ne aveva già parlato Brunetti) che comunque di certo non si è espressa con la Fenice. E allora ci poniamo una domanda: ma a Reggio Calabria si vuole vincere il campionato di calcio o quello delle apparenze? Forse non si è capito che la forma conta ben poco nella vita se non segue la sostanza: cosa se ne fa una città di una politica, o di una squadra di calcio, che si mostra bene all’esterno ma che poi non porta a termine alcun risultato positivo?
Cosa ha fatto Bandecchi
Il riferimento è anche alla Reggina e alle ultime novità sul marchio. Non sappiamo come andrà a finire, non sappiamo se il futuro sarà ancora con Ballarino o con altri, ma di certo c’è che saranno mesi caldi. C’è chi critica Bandecchi perché dice le parolacce sui social, perché è divisivo e perché è politicamente scorretto. Ma se nonostante ciò ha successo e ottiene risultati, è sicuramente più bravo di chi si mostra (però si mostra e basta) bello e gentile e poi non solo è falso, bensì anche incapace di ottenere risultati. Un disastro. I successi con Unicusano e le due promozioni nel calcio in pochi anni la dicono lunga sui risultati ottenuti. E – elemento da non sottovalutare – nelle società che ha guidato, l’attuale Sindaco di Terni non ha mai lasciato un euro di debito, né ha mai ricevuto punti di penalizzazione. Una “medaglia” che sullo Stretto viene portata al collo da una decina d’anni, saltando qualche stagione “casuale”.
Gli esempi Saladini e Gallo
Questi sono i fatti dei soggetti politicamente scorretti. E alla lista aggiungiamo anche il Presidente del Trapani. Qualsiasi cosa possa riservare il futuro, ad oggi ha portato risultati, lì dove altri continuano a fare solo chiacchiere. Dall’altra parte ci mettiamo sicuramente Felice Saladini, che professava trasparenza e legalità e che ai pranzi con la stampa regalava fiori alle donne. Risultati? Meglio non continuare. Al netto dei suoi guai giudiziari, dei suoi modi burini, dei diversi debiti coi fornitori in città conclamati e non, l’unico negli ultimi dieci anni che nella Reggio Calabria calcistica ha portato un risultato sportivo in città – e che quel Sant’Agata ora bistrattato lo ha rimesso a nuovo, acquistando anche il marchio tanto richieste dai tifosi pure oggi – è stato proprio quello meno elegante, meno dalle buone maniere, meno signorile. E non è una difesa, ma un dato di fatto dei risultati degli ultimi dieci anni. A conferma che le apparenze non vincono i campionati. E non dimentichiamo di certo quanta eccitazione provocò una delle prime frasi pronunciate da Gallo da Presidente della Reggina: quando disse che non gli importava essere simpatico, ma che la squadra fosse cattiva e invisa a tutti, però vincente. E allora a nessuno dette fastidio.
La “forzatura” di Ballarino
E poi c’è Nino Ballarino. Quando una persona vuole mostrarsi politicamente corretta, nascondendo quello stile meno elegante che i Bandecchi e Gallo invece non hanno paura di mostrare, si fa danno. Ed è quello che è successo a Ballarino: una “forzatura”. Il post Facebook contro lo stesso Bandecchi di qualche giorno fa lo evidenzia, a maggior ragione perché quel post lo ha tolto. Apparenza. E basta Ma almeno ci sono i risultati, aggiungeremmo. E invece no. Neanche quelli.
Reggio Calabria si interroghi una volta per tutte non solo sul destino della sua città, ma anche della sua squadra di calcio, sempre ammesso che ci sia una vera “lotta” al marchio (che ad oggi non c’è). In questo caso, si chieda se è importante vincere il campionato di calcio o quello delle apparenze. Perché di certo, ad oggi, avere entrambi è impossibile. E di finti buonisti e ipocriti, nel mondo, ne abbiamo già abbastanza.