Riciclavano soldi dei clan mafiosi: 11 arresti, in cella fedeli alleati di Messina Denaro

La mafia mirava ad entrare nella grande distribuzione alimentare acquistando, attraverso imprenditori compiacenti, 12 supermercati a marchio Coop

StrettoWeb

Sono riusciti a riciclare grosse somme di Denaro dei clan mafiosi palermitani grazie a imprenditori compiacenti ed esperti della finanza. Undici persone sono state arrestate – a sei è toccato il carcere a 5 i domiciliari – al termine di una inchiesta della Dda di Palermo coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia e dei carabinieri di Trapani.

Nell’indagine, che ha portato anche a 12 avvisi di garanzia, sono finiti personaggi storici della mafia di Salemi, fedeli alleati del boss Matteo Messina Denaro, accusati di aver ripulito milioni di euro e di aver stretto una solida alleanza con le ‘ndrine calabresi.

Mafia: clan miravano ad acquisto supermercati Coop

La mafia mirava ad entrare nella grande distribuzione alimentare acquistando, attraverso imprenditori compiacenti, 12 supermercati a marchio Coop. Emerge dall’indagine della Dda di Palermo che ha portato a 11 arresti. Al progetto, che si sarebbe dovuto realizzare attraverso l’attribuzione fittizia delle quote della società usata per l’acquisto, partecipavano gli imprenditori di Salemi vicini a Messina Denaro, Andrea e Salvatore Angelo, e indiziati di mafia come Vincenzo Lo Piccolo. Secondo gli inquirenti erano tutti soci occulti della Grande Distribuzione Sicilia, che avrebbe dovuto acquisire i supermercati. L’affare sfumò perchè Coop Alleanza 3.0, titolare delle Coop in Sicilia, preferì cedere i punti vendita a un altro acquirente. “Voi dovete entrare…la coop minchia nell’affare”: diceva, non sapendo di essere intercettato, uno degli indagati. “La società – spiegava – la registriamo a Milano. Non vogliamo fare apparire i proprietari siciliani”. “Se gli amici miei si devono prendere la Coop – spiegava Vincenzo Lo Piccolo – e prendendosi la Coop sono nostri e ci sono operai nostri”. I soggetti interessati all’affare progettavano anche di far vendere ai supermercati i loro prodotti. “Questa combriccola che stanno per prendersi la Coop appena loro si mettono a cavallo siamo padroni di entrare i formaggi”, dicevano. Nel business sarebbero stati coinvolti anche Giovanni Beltrallo, già indagato per mafia, e Bartolomeo Anzalone, vicino a Domenico Scimonelli, imprenditore della grande distribuzione ritenuto prestanome di Matteo Messina Denaro.

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