“Rispetto Messina”: “quale acqua per la città?”

"Quello che si sta muovendo intorno alla gestione dell’acqua nella nostra città, e ultimamente anche tra Messina e Taormina, ci impone qualche riflessione sull’attuale servizio idrico integrato"

StrettoWeb

“Quello che si sta muovendo intorno alla gestione dell’acqua nella nostra città, e ultimamente anche tra Messina e Taormina, ci impone qualche riflessione sull’attuale servizio idrico integrato a Messina, o meglio sulla disponibilità di acqua potabile per uso umano, ovvero per bere, lavarsi e cucinare, per le famiglie messinesi alla data di oggi. Non è neanche il caso di ricordare che la città ha sempre avuto sete e ha dovuto approvvigionarsi mediante acquedotti, via via sempre più lunghi, in quanto i pozzi realizzati nelle immediate vicinanze della città non sono mai stati sufficienti. E non è il caso di ricordare che neanche il più recente e più capace acquedotto realizzato, il Fiumefreddo, è stato in grado di soddisfare l’atavica sete e la gran parte della città riceve comunque una fornitura di acqua razionata e limitata ad una frazione delle 24 ore. Ciò perché l’acqua che arriva da Fiumefreddo, appunto, sommata a quella portata dall’acquedotto della Santissima, sommata a quella estratta dai pozzi esistenti nel territorio comunale, viene tutta convogliata al vasto sistema di accumulo costituito dai serbatoi che costellano la città. Da questi l’acqua viene distribuita alle migliaia di utenze che formano la rete idrica di Messina. Perché l’acqua non arriva con continuità agli utenti? Perché l’acqua che entra nei vari serbatoi collinari è meno di quella che viene richiesta e quindi, per evitare lo svuotamento completo dei serbatoi, l’erogazione deve necessariamente essere intermittente”, è quanto scrive in una nota il gruppo “Rispetto Messina”.

Precisazioni

I cittadini pertanto, in funzione del serbatoio cui sono collegati, e in funzione della posizione altimetrica che occupano nell’anello di distribuzione, avranno più o meno ore di acqua diretta. Dopo di che si arrangeranno con i propri serbatoi. Stante questa situazione strutturale, e la perdurante insufficienza dell’acqua, che fine ha fatto il progetto ACQUA H24 PER TUTTI sbandierato dal direttore di AMAM dell’epoca, Salvo Puccio, nel 2019? Visto che a distanza di oltre 5 anni da quel proclama, la situazione ad oggi è probabilmente peggiorata in termini di disponibilità della risorsa idrica, forse quel progetto ha seguito la stessa sorte del tram volante. Ciò premesso e atteso, quindi, che ad oggi il servizio idrico integrato a Messina presenta le stesse criticità, se non maggiori, del passato, ci domandiamo cosa stia effettivamente facendo l’Amam per risolverle e per garantire un presente e un futuro migliore ai cittadini messinesi. E le risposte che ci arrivano non ci rassicurano per niente, perché la sensazione è che non siano chiare. Proviamo a fare qualche esempio. I problemi della disponibilità di acqua a Messina sono legati essenzialmente a due fattori: 1) approvvigionamento insufficiente, e 2) spreco intollerabile nella distribuzione, dovuto alle perdite lungo le linee, per tubazioni fatiscenti e, in minima parte, per eventuali allacci fantasma“, rimarca la nota.

“Come arriverà più acqua a Messina?”

In merito al primo punto Amam, insieme al Comune di Messina, ci ha informato che sta “mettendo in sicurezza” l’acquedotto di Fiumefreddo (tutti noi stiamo soffrendo delle periodiche interruzioni
dell’erogazione), però non ci spiega in che modo gli interventi in fase di realizzazione faranno arrivare più acqua a Messina. E non ce lo spieghiamo neanche noi: se in una tubazione che funziona per caduta, come appunto quella su cui si stanno facendo i lavori, inserisco delle nuove apparecchiature, per quanto necessarie, come protezioni catodiche, o misuratori di portata, o ancora delle valvole di intercettazione che dovranno scongiurare il rischio che si ripeta un incidente come quello che nel 2016 ha lasciato all’asciutto la città per quasi venti giorni, ciò provocherà un aumento delle perdite di carico e una conseguente riduzione della portata, cioè meno acqua. Come si può raccontare invece che questo farà arrivare più acqua? Addirittura che “questo rappresenta un piccolo passo verso l’acqua H24”? Ancora? Sembra anche che ci possiamo permettere il lusso di darne una parte ad un altro Comune, pari a 60 l/s, e per giunta in estate, quando la citta di Messina ha più sete…”, sottolinea la nota.

“Amam non dà risposte”

“Su quest’ultimo punto sarebbe interessante capire quanto sia ragionevole e sostenibile la nuova derivazione, o quanto piuttosto risponda alla logica del capo che ordina e della cieca obbedienza dovuta. E invece Amam, e i suoi vari portavoce, dovrebbero raccontare ad esempio se e cosa stanno facendo concretamente per trovare nuove fonti di approvvigionamento, che tengano conto delle variazioni nel regime delle piogge che diventano più scarse e più imprevedibili; se e come stanno mettendo in sicurezza i serbatoi di stoccaggio dell’acqua; se e come pensano di migliorare i controlli dell’acqua potabile e garantire che quella che arriva in ogni singola casa sia idonea all’uso umano, se si spossa bere senza pericolo insomma. E’ chiedere troppo a una società che si candida a diventare il gestore unico dell’ATI, Assemblea territoriale Idrica, della provincia di Messina? Non merita questa cittadinanza, su un tema di tale importanza, vitale addirittura, una maggiore trasparenza? E informazioni chiare e veritiere? In merito al secondo punto, riguardante il fatto che oltre la metà dell’acqua immessa in rete non si sa che fine faccia e non è disponibile per i cittadini, ci sentiremo dire che sono stati appaltati i lavori di rifacimento di linee secondarie e terziarie in varie vie cittadine per circa 20 milioni di Euro. Ok, bene, di quanto ridurremo le perdite complessive della rete Amam? Come sono state, o saranno, scelte le linee su cui intervenire?”, evidenzia la nota.

“Non ci risulta che sia stata fatta una campagna seria di ricerca perdite di acqua”

“Non ci risulta che sia stata fatta una campagna seria di ricerca perdite di acqua. Ci piacerebbe saperne di più, prima di dover scoprire, magari troppo tardi, che abbiamo buttato a mare un mucchio di soldi pubblici e un’altra occasione di miglioramento della città, e soprattutto su una cosa così seria come la risorsa idrica e dopo aver messo di nuovo a soqquadro tante strade cittadine con i disagi immaginabili. Nei giorni scorsi a Palermo si è svolto un importante convegno organizzato dall’Università sul tema della dissalazione. Noi siamo convinti, e non solo noi a quanto pare, che dato il trend climatico attuale, per non rimanere a secco, alle doverose ricerche di nuove falde acquifere (ma se non piove più abbastanza chi le alimenterà?) allo scavo di nuovi pozzi (sempre più profondi, ma anche qui c’è un limite), alla severa riduzione delle perdite lungo le linee, alla smartizzazione della rete, etc., sia necessario affiancare la realizzazione di dissalatori di acqua di mare di ultima generazione, che dovranno integrare in percentuale probabilmente crescente l’approvvigionamento di acqua potabile alla città di Messina“, aggiunge la nota.

“E su questo punto l’attuale governance, che è variamente in sella da 6 anni, è già in ritardo, denotando quantomeno una grave mancanza di visione. In ultimo, visto che ancora non se ne è parlato pubblicamente, ci vuole dire qualcuno cosa succederà a brevissimo, e comunque entro la fine di quest’anno, quando anche Messina dovrà adeguarsi alle direttive di Arera e avere un gestore unico del servizio idrico in tutta la provincia? Che fine farà l’Amam? E i suoi investimenti in corso? Ma soprattutto, che è quello che veramente interessa i cittadini, quale acqua avremo a Messina domani? Qual è il futuro che ci aspetta? Il sindaco batta un colpo”, conclude la nota.

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