L’arresto di Toti e il karma: alla fine in lockdown c’è finito lui. E a Reggio Calabria…

Il Presidente della Liguria Giovanni Toti è finito agli arresti domiciliari nei giorni scorsi con accuse gravissime: corruzione e falso. Durante la pandemia voleva negare le cure ai non vaccinati, per i quali auspicava un lockdown selettivo

StrettoWeb

Le accuse sono gravissime. E a prescindere dai cavilli giudiziari, dall’esito dell’inchiesta e dalla colpevolezza legale, Giovanni Toti in un Paese normale si sarebbe già dimesso e ritirato dalla politica per la vergogna e l’imbarazzo. Le intercettazioni pubblicate nell’ordinanza e i dettagli emersi dalla maxi inchiesta che ha portato agli arresti domiciliari per il governatore della Regione Liguria mostrano un comportamento inequivocabile, che non è assolutamente accettabile per un rappresentante delle istituzioni di un Paese civile.

L’accusa di corruzione è gravissima, e i magistrati hanno ritenuto che il Presidente della Liguria potesse reiterarla in vista delle elezioni europee di 8 e 9 giugno: per questo motivo hanno deciso per gli arresti domiciliari. Toti, di fatto, è in lockdown. Proprio lui che due anni fa voleva mettere in lockdown i 6 milioni di italiani che avevano scelto liberamente di non vaccinarsi contro il Covid-19. Lui, che è un fumatore incallito ma che aveva teorizzato l’idea del “Green Pass” più duro e selettivo: Toti era capofila della frangia degli estremisti che avrebbero voluto persino negare le cure ospedaliere ai non vaccinati. Nessuno, però, gli faceva notare che da fumatore avrebbe meritato lo stesso trattamento se non peggiore in quanto la gravità del fumo sulla salute è molto più conclamata rispetto ai benefici del vaccino anti Covid-19, che infatti dopo due anni sono totalmente smentiti dalla scienza. Nessuno, però, vuole negare a Toti le cure ospedaliere per le conseguenze provocate dal fumo, che sono molto più gravi e devastanti del Coronavirus.

Eppure Toti si dice liberale, facendo rivoltare nella tomba i padri del liberalismo: il governatore ligure, infatti, ha iniziato la sua carriera politica nel Partito Socialista Italiano. Le sue radici ideologiche, quindi, sono di sinistra e la sua visione della politica è statalista. Dopo una vita sempre al fianco di Berlusconi in Forza Italia, negli ultimi anni Toti s’è sempre mosso nei partiti di Centro all’interno della coalizione di Centrodestra: prima “Cambiamo!“, poi “Italia al Centro“, adesso “Noi moderati“. Guarda con molta simpatia a Renzi e Calenda ed è stato un riferimento importante, insieme a Maurizio Lupi, in occasione dell’elezione del Capo dello Stato come rappresentante di quell’universo centrista abituato a stare un po’ di qua e un po’ di là. Oltre gli ideali. In base all’opportunismo del momento.

Negli scorsi anni Toti aveva esternato addirittura l’ambizione di diventare un leader nazionale con il suo movimento, appunto, “Cambiamo con Toti“, che si era presentato anche alle elezioni comunali di Reggio Calabria nell’autunno del 2020: era nella coalizione di centrodestra a sostegno del candidato a Sindaco Antonino Minicuci, ma il più votato della lista con 981 voti è stato Saverio Anghelone, che fino a due anni prima era vice Sindaco di Falcomatà (Pd). Il secondo più votato nientepopodimenoche Gianluca Califano (712 voti), che è quindi stato eletto nel Centrodestra ma subito dopo le elezioni (neanche un anno e mezzo dopo il voto!) ha aderito a Italia Viva entrando nella maggioranza di Falcomatà. L’anno scorso è stato protagonista del grande scandalo con cui Brunetti (anche lui Italia Viva, in quel momento facente funzioni di Falcomatà sospeso per le condanne del processo Miramare) ha dato la concessione per la nuova Reggina alla Fenice Amaranto, presieduta proprio dal cognato del fratello di Califano.

Ma per Toti il vero karma s’è concretizzato per tutto l’odio e la cattiveria che aveva seminato durante la pandemia. Non solo alimentando la caccia alle streghe nei confronti dei non vaccinati, contro ogni evidenza scientifica, ma anche con quei gravissimi open day della Regione Liguria sulle vaccinazioni che hanno provocato drammi e tragedie. Toti ha scelto una linea politica ultra vaccinista e in Liguria ha spinto la popolazione a vaccinarsi, con le buone o con le cattive, sin nella prima fase delle vaccinazioni, nella primavera 2021. La Regione distribuiva i vaccini persino a giovanissimi e adolescenti come se fossero preservativi, braccialetti o aperitivi analcolici. Proprio in questo contesto di assoluta leggerezza medica e scientifica, si materializzava il dramma di Camilla Canepa, la 18enne di Sestri Levante morta a Genova il 10 giugno 2021 due settimane dopo aver ricevuto la prima dose del vaccino anti Covid. Cinque medici sono indagati per omicidio colposo in quanto non hanno seguito le linee guida che indicavano gli accertamenti clinici necessari e che avrebbero – qualora effettuati – salvato la vita della ragazza. Camilla si è vaccinata proprio ad un open day della Regione, uno degli eventi fortemente voluti da Toti, il 25 maggio 2021. Subito dopo la vaccinazione, già la sera stessa, ha iniziato a stare male con una forte emicrania e fotofobia. Numerose le corse al pronto soccorso, fino alla Tac che evidenziò una emorragia intracranica ormai irrimediabile. I disperati interventi chirurgici furono vani: dopo giorni di agonia, Camilla morì tra atroci sofferenze.

La diagnosi ufficiale è di “trombosi indotta dal vaccino“: Camilla non aveva alcuna patologia pregressa, non assumeva farmaci, era una 18enne sanissima che senza vaccinarsi contro il Covid-19 anche qualora fosse stata contagiata dal virus, non avrebbe sviluppato alcun sintomo e non sarebbe stata neanche un po’ male, come tutti i 18enni sani e non vaccinati che hanno preso il virus e non hanno avuto alcuna conseguenza. Non c’è dubbio che Toti abbia sulla coscienza anche questo: sotto le sue direttive, in Liguria era ruotine sottovalutare i possibili effetti avversi e ignorare i protocolli medici. I vaccini sono stati distribuiti come neanche fossero uno spritz, per giunta ai ragazzini. La stessa disinvoltura con cui gestiva la cosa pubblica.

E adesso Toti nel suo lockdown avrà modo e tempo di riflettere anche su questo oltre che su tutto il resto che gli viene contestato dalla magistratura.

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