“Batticuore”, il nuovo libro del cardiologo Ciro Indolfi: dovrebbero leggerlo tutti i calabresi

Batticuore, per vivere meglio e più a lungo: il nuovo libro del cardiologo Ciro Indolfi

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Ciro Indolfi, cardiologo interventista di qualità (insegna alla facoltà di medicina di Catanzaro) ha scritto per Rubbettino un libro che tutti dovrebbero leggere. Specie i calabresi. Un concentrato di saggezza medica dal titolo, tutto sommato, accattivante: “Batticuore”. E’ vero che, pronunciata da un cardiologo importante, questa parola dovrebbe trasmettere inquietudine, ma la maggior parte degli individui per istinto non si spaventa perché la collega ai primi fremiti dell’innamoramento.

Un utile lavoro in cui si dispensano perle di saggezza “per vivere meglio e più a lungo.” Il libro, che ha visto la luce qualche mese fa, si cala con uno straordinario senso del tempo nell’attualità sanitaria italiana. Un sondaggio di questa settimana, condotto da Demopolis, ha stabilito che il 75 per cento degli italiani ritiene che sia, appunto, la sanità il maggiore problema del paese. Il libro si cala però in forma più calzante, nella realtà calabrese. I dati regionali relativi a questo delicato settore, che non sono mai stati entusiasmanti, hanno oggi raggiunto un picco, sotto molti aspetti, umiliante da quando a governare la sanità sono intervenuti i commissari. Nessuno escluso, generali, prefetti, politici. La nostra regione infatti avrebbe avuto in tutti questi lunghi anni un bisogno disperato di un organizzatore sanitario. Ma non di un anonimo organizzatore, ma di un grande organizzatore. In grado di scandagliare in profondità la nostra sanità, ma anche il funzionamento del relativo bilancio. “La burocrazia, la politica, i contenziosi legali” – afferma Indolfi nel libro – “e la mancanza di una chiara governance clinica negli ospedali hanno avuto e purtroppo ancora hanno una grande influenza negativa sui processi organizzativi della sanità”. A tale strutturale carenza si aggiunge nella regione il fardello fiscale del commissariamento a cui i calabresi, pur pagando dal 2009 intorno a 100 milioni di tasse aggiuntive l’anno, si sono rassegnati senza un fremito di rivolta. Ma c’è di più. Nella giuliva rappresentazione che si offre giornalmente sui social il disastro sanitario appare eluso.

Veniamo al libro che tratta questo tema con una non comune leggerezza pedagogica. Parte dall’idea che “La conoscenza ci renderà più sani e più longevi”. Il testo è disseminato di colloqui tra il paziente e il medico. Nel primo generalmente si avverte una tendenza a minimizzare i propri problemi sanitari, l’obesità, il fumo, l’alcool, nel secondo invece si coglie la volontà di risvegliare nel paziente con grazia ma anche con decisione l’attenzione sui problemi che assillano il malato “aiutandolo a superare quello stato d’animo di rifiuto che considera la malattia un evento eccezionale che mai ci coinvolgerà”. Un’annotazione folgorante che Indolfi avrà registrato migliaia di volte. L’autore in genere si attarda a raccontare la storia del singolo paziente che si sottopone a visita, che è in fondo la nostra storia.

Cominciamo da Gabriele. Un signore che si è fatto dal nulla. Con l’aumento del conto in banca “è aumentata anche la sua circonferenza addominale”. “Che devo fare, professore?” domanda sul disperato il paziente. “Innanzitutto” – risponde il grande cardiologo – “devi sapere che nel tuo caso il rischio di avere un evento cardiovascolare è alto perché oltre l’obesità hai il colesterolo e la pressione arteriosa alti”. Segue quindi un dettagliato programma per una dieta bilanciata, con l’impegno a rivedersi dopo tre mesi. “Ricordati però, caro Gabriele” – ammonisce paterno Indolfi – “i nemici che producono l’obesità sono la pasta e il pane e, soprattutto, niente zuccheri e dolci”. Nel libro la reazione a questa disposizione severa resta inespressa ma non farei fatica a credere che per il povero Gabriele sia indotto a pensare dentro di sé che, il vero colpo al cuore, glielo abbia inferto alla fine il suo cardiologo. Passiamo adesso ad una paziente dell’altro sesso. Si chiama Angela, ha 64 anni e insegna matematica. Come la grande parte delle donne di questo paese non si aspetta pericoli da quest’organo, per molti versi speciale, che è il cuore. Teme soprattutto il tumore alla mammella. Il professore chiarisce che “la causa di morte numero uno nelle donne proviene dal cuore. Più frequente rispetto al sesso maschile“. Anche quest’ultima considerazione statistica, immagino sia stata vissuta dalla signora come un colpo proibito del professore.

Sono mille i tabù che Indolfi sfata in queste deliziose 140 pagine di “Batticuore”. Il libro affronta con leggerezza temi pesanti ma contiene, tra una riga e l’altra, riferimenti culturali di qualità. Si sente che l’autore ha alle spalle studi classici che ha continuato a coltivare nel suo tempo libero. Ogni tanto qua e là un riferimento storico una frase latina esibita con nonchalance. Naturalmente il professore incarna al meglio con il suo fisico asciutto – non beve, non fuma – un’implicita pedagogia aggiornata del medico moderno.

Quei suoi colleghi di un tempo che visitavano il paziente in un studio maleodorante di fumo non sono che un ricordo lontano. Ho il convincimento che il libro avrà successo dappertutto, ma noi calabresi dovremmo mandarlo a memoria. E’ di ieri la notizia che per una visita urologica in Calabria bisogna aspettare un anno. Visto che per tante persone è diventato così difficile affrontare la malattia, non ci resta che tentare di prevenirla

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