Chi sbaglia paga: la riforma della giustizia è buona perché non piace all’Anm

La riforma della giustizia deve ancora arrivare a Palazzo Chigi, ma con i suoi paletti ben definiti fa discutere e causa malumori nel Anm

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Separazione delle carriere, la possibilità di due concorsi diversi per giudici e pm, un’Alta corte a cui verrebbero deferiti i magistrati che sbagliano, ovvero un organo esterno ai due Csm. Sono questi, in estrema sintesi, i punti salienti della riforma della giustizia sulla quale il governo sta lavorando tra polemiche, proclami, passi in avanti e salti indietro.

Una riforma che, in verità, deve ancora arrivare a Palazzo Chigi e che non è presente all’ordine del giorno del pre-consiglio di domani mattina, che precederà il Consiglio dei Ministri del pomeriggio.

Il vicepremier Antonio Tajani, intanto, si è detto “molto contento che si sia deciso di presentare la separazione delle carriere che è una battaglia storica di Forza Italia che continuiamo a combattere e vogliamo portare a casa“. Le dichiarazioni di Tajani arrivano appena dopo l’accordo sulla riforma costituzionale della giustizia, che prevede anche due Csm con i togati eletti per sorteggio e un’Alta corte per giudicare i magistrati. La riforma, per il vicepremier azzurro, “è una delle tre punte del cambiamento che vogliamo realizzare“.

Questa riforma è “uno dei pilastri del programma del centrodestra, indispensabile per modernizzare l’Italia, per garantire processi più equi e veloci“, rincara il leader di Noi moderati Maurizio Lupi, che aggiunge: “È giusto e doveroso che si arrivi finalmente, dopo anni di dibattito, a una riforma e alla separazione delle carriere“. “Si metta da parte ogni interesse corporativo e di parte – chiede Lupi ai magistrati – per dare all’Italia un sistema migliore“. Ma l’Anm scalpita e per il presidente Giuseppe Santalucia con questa riforma “inevitabilmente i magistrati saranno attratti nella sfera d’influenza del potere esecutivo“. Un pericolo per l’indipendenza della magistratura che “rischia di affondare un sistema che ha permesso di combattere la mafia e debellare il terrorismo“.

Per il viceministro della Giustizia Francesco Paolo Sisto le dichiarazioni di Santalucia sono “una balla“. “Nessuno intende assoggettare i pm, men che mai il giudice al potere esecutivo. L’articolo 104 della Costituzione rimane inscalfito”, precisa Sisto. Più diretto, in merito, è stato Maurizio Gasparri (FI): “Se non piace all’Anm la riforma è buona“.

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