Essere mamme significa “essere casa”: a chi è madre, a chi non lo è più e a chi non lo sarà mai

Celebriamo le madri presenti, quelle che sono sole e quelle che, non avendo un figlio, non pensano di esserlo: auguri mamme!

StrettoWeb

Ti stringe forte al suo petto, quella mano stanca con lo smalto scorticato. Tu, suo piccolo batuffolo, accogli l’abbraccio e capisci che quello “è il tuo posto”, il tuo nido, il tuo rifugio. Lì, tra le braccia della tua mamma, nessuno potrà farti del male. Se penso alle madri, mi viene in mente il senso di protezione: che tu sia piccolo da stare nel palmo di una mano, o grande abbastanza da pagarti le bollette, sai che nelle braccia di mamma “ti sentirai a casa”.

E non solo per chi la mamma ce l’ha e può godere del suo affetto, ma anche per chi non ce l’ha più e, pur mancando, la ritrova in ogni sua azione; per chi, purtroppo, pur avendola ci ha litigato: anche se si è comportata male, anche se non ti ha capito, l’idea che hai della mamma potrebbe farti soffrire, sì, ma potrebbe anche spronarti ad essere migliore, a diventare, tu stessa, la mamma che hai sempre sognato di avere, che sia per bambini tuoi, bambini di altri o per figli “pelosetti”.

La mamma non ha bisogno di figli per essere definita tale: perché si può essere mamme anche quando la natura non ce lo permette; siamo mamme dei nostri compagni, dei nostri genitori anziani, dei nostri fratelli disabili. Restiamo mamme anche quando perdiamo un figlio: che sia per un incidente, per una malattia, o perché le bombe della guerra lo hanno massacrato, il nostro titolo non sparisce solo perché la prole se n’è andata.

Lo siamo state, lo siamo e lo saremo: perché se abbiamo generato la vita, se quella vita l’abbiamo persa o non abbiamo potuto averla, non fa nulla; siamo madri perché abbiamo accolto quel senso di protezione e lo abbiamo fatto nostro, perché conserviamo – nel nostro grande cuore – quel piccolo sentimento che ti fa pensare “qui, mi sento a casa”. Auguri piccole grandi mamme!

Condividi