Falcomatà scherza: “da carrialande a piccolo Stalin…”. Poi si divide tra un bell’annuncio e una contraddizione

Le parole del Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà in Consiglio Comunale al termine dei preliminari, che hanno sollevato diverse questioni tra opposizione e maggioranza

StrettoWeb

Il Sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà è intervenuto in Consiglio Comunale al termine dei preliminari, che hanno sollevato diverse questioni tra opposizione e maggioranza. Il primo cittadino ha esordito scherzando con Minicuci. “Da trasportatore di materiale ferroso a piccolo Stalin è già un piccolo passo in avanti, lo prendo come un complimento”, ha detto in riferimento alle parole del Consigliere. Un breve passaggio del Sindaco è sull’offerta del Comune per il marchio Reggina“Il senso politico della partecipazione è stata già resa nota. La procedura tecnica è stata una variazione di bilancio. La nostra partecipazione era a garanzia di una presenza dell’ente pubblico”.

In merito alle funzioni della Città Metropolitana, “noi abbiamo piena fiducia nelle parole della Presidente Princi. Poi ovviamente alle parole devono seguire delle azioni consequenziali – dice il Sindaco – che già però rischiano una battuta d’arresto rispetto al cronoprogramma stabilito da quell’incontro. Nella riunione successiva, fatta soltanto dai tecnici, al netto della piena disponibilità a osservare quelle procedure, c’è stata una sorta di proposta di deviazione sul tracciato”.

La volontà di candidarsi a Capitale dell’Arte Moderna

Il Sindaco si lancia poi andare a un annuncio:dovremo candidare la nostra città a Capitale dell’Arte Moderna. Siamo in una fase embrionale, dovremo coinvolgere le associazioni. Di frecce al nostro arco per partecipare ne abbiamo”.

Emendamento Iezzi e campo Catona

Falcomatà poi affronta due argomenti: l’emendamento Iezzi per il Ponte sullo Stretto e l’incendio al campo di Catona. Qui dice tutto e il contrario di tutto. Non vuole che ci sia repressione del consenso ma si lamenta per il silenzio – a detta sua, perché in realtà il silenzio non c’è stato – sull’incendio. E attacca le Associazioni di categoria, i Sindacati e la Stampa. Consiglio aperto sul Ponte sullo Stretto? Sì. Diamoci una scadenza subito dopo le Europee. Sono d’accordo sulla deriva autoritaria di manifestare le ragioni di un dissenso. Qui si rischia di voler regolamentare la libera espressione del pensiero”, dice.

Ma poi, sul campo di Catona, ribalta tutto. E lo dice lui stesso. “Da un lato chiediamo che ci sia libertà nel manifestare. Dall’altro c’è la percezione di un silenzio assordante rispetto a quanto accaduto a Catona. In questi casi non ci può essere una repressione del pensiero, perché stiamo già in silenzio. Ma dove sono le Associazioni di categoria? Dove sono i Sindacati? Che pensiero hanno espresso gli organi di stampa, che fanno le pulci a tutti? Ho letto un solo editoriale su quanto accaduto. Poi non lamentiamoci se i commenti sono: ‘mettete le telecamere’. La città non può diventare un Grande Fratello”.

Come già chiesto in altro articolo, non sappiamo cosa il Sindaco volesse. Pretendeva editoriali triti e ritriti per dire le solite frasi fatti sulla mentalità tutta reggina? A che servono le belle parole, soprattutto dopo, quando in queste situazioni sono necessarie operazioni di prevenzione? In queste settimane in città c’è stato un accoltellamento in una scuola del centro, ma anche un neonato abbandonato sugli scogli, episodi altrettanto se non più gravi dell’incendio operato da qualche vandalo. Eppure, al di là della cronaca giornalistica, la politica non ha detto molto. Le parole, in questi casi, servono relativamente. Servono i fatti, serve prevenire, serve educazione, ma prima.

Non ci si lamenti, poi, se un emendamento che ha il compito di punire i violenti viene così fortemente criticato e strumentalizzato, gridando addirittura all’autoritarismo. Lo abbiamo già scritto: servono queste operazioni per evitare altri misfatti stile Catona. Altrimenti ci restano le belle parole. E sempre dopo. Ma lo sappiamo: alla politica le parole piacciono tanto, a ogni latitudine.

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