Il Filolao di Crotone ricorda Mario Ceretto, vittima della ‘ndrangheta

Mario Ceretto fu imprenditore ucciso dalla ndrangheta il 23 maggio 1975. Il suo corpo fu ritrovato in una cascina a Orbassano in provincia di Torino

StrettoWeb

Nell’ambito del progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” raccontiamo oggi la vicenda di Mario Ceretto, imprenditore ucciso dalla ndrangheta il 23 maggio 1975. Il suo corpo fu ritrovato in una cascina a Orbassano in provincia di Torino, cinque giorni dopo il suo omicidio. Contitolare di due aziende di laterizi e di altre attività commerciali a Cuorgnè, sposato e con tre figli, Mario Ceretto era molto impegnato nella valorizzazione del suo territorio e nel contrasto alla criminalità organizzata.

Erano anni difficili e bisognava essere veramente molto coraggiosi per contrastare le ingerenze mafiose. Mario era molto conosciuto in paese; oggi quasi nessuno si ricorda più di lui. Qualche anno fa un giornalista pubblicò un articolo in cui chiedendo ad una ragazza che lavorava nel bar Tavernetta di via Michelangelo Buonarroti, ultimo locale in cui fu visto vivo Mario, chi fosse gli fu risposto “Mario Ceretto? E chi cavolo era? Non so chi sia, ho gente da servire”.

Oggi lo studente Simone Calì, classe III sez. G del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone, rende giustizia alla memoria di un uomo che merita di permanere nel ricordo dei cittadini onesti. “Oggi, 29 Maggio 2024 ricordiamo la morte di Mario Ceretto, avvenuta nel 1975. Nato il 10 novembre 1929, era un noto imprenditore e uno dei più rilevanti uomini politici di Cuorgné”.

Purtroppo venne ritrovato morto cinque giorni dopo la sua scomparsa, il 28 maggio. Il corpo era quasi irriconoscibile. Dall’autopsia fu rilevato che durante quegli interminabili cinque giorni era stato torturato: lo avevano massacrato con delle pietre, anche la testa era fracassata, e per concludere fu bruciato. Tutto questo è avvenuto perché la ndrangheta, anche se questo si capirà solo nel 1985, voleva che Mario si associasse a loro”.

“Successivamente venne avviato un processo lunghissimo e contorto. Il maggior sospettato fu Rocco Lo Presti, boss mafioso della Valle di Susa, il quale inizialmente venne condannato come colpevole con la pena di ventisei anni di
carcere, ma poi venne assolto per assenza di prove. Questo è l’ennesimo caso di violenza da parte della mafia che resta impunito. Fortunatamente la sua storia è riuscita a fare rumore e oggi ricordiamo Mario come un innocente morto
ingiustamente”.

“Purtroppo però non tutte le persone uccise ingiustamente dalla criminalità
organizzata vengono commemorate; non vengono legittimamente ricordate per il loro coraggio, per il loro senso di giustizia, per il loro esempio; eppure costituiscono un esempio per le nuove generazioni in considerazione del loro attaccamento alla legalità e all’onestà intellettuale.”

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani registra la motivazione e la dedizione degli studenti nell’interessarsi a vicende che hanno contraddistinto fasi storiche della nostra società. Il recupero della memoria soprattutto di quanti sono meno noti è importante affinché il loro sacrificio non sia stato vano.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità . Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)

Condividi