Gioventù fuori controllo: baby-gang massacra di botte un senzatetto nel vibonese

Il branco ha legato, picchiato e poi urinato sul clochard. La condanna di Marziale: "troppa disattenzione e permissivismo eccessivo"

StrettoWeb

Una tortura in piena regola: è quanto accaduto a San Costantino Calabro, in provincia di Vibo Valentia, dove un branco di 6 ragazzi ha massacrato di botte un uomo. La sua unica colpa? Essere un senzatetto. I 6 minorenni, nei locali ormai in disuso del Centro di formazione professionale Oiermo hanno dapprima immobilizzato il clochard, di origine rumena. Poi, lo hanno aggredito con pugni, schiaffi e calci. Infine, hanno urinato sul povero uomo ferito.

Non contenti, hanno ripreso l’intera scena con il cellulare e hanno dato a fuoco i pochi averi del senzatetto. Una violenza inaudita, che vede ora i 6 responsabili indagati per  maltrattamenti, percosse e lesioni. Sulla vicenda si è espresso anche il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale.

Marziale: “severità e controllo in famiglia”

“Apprendere che sei minorenni avrebbero pestato di botte, umiliato, legato ed immobilizzato un senzatetto, per poi dare fuoco agli oggetti che aveva con sé, compresi effetti personali e indumenti, suscita un moto di indignazione irrefrenabile, ma soprattutto denuncia il fallimento totale delle agenzie educative”: è la reazione del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, rispetto agli accadimenti di San Costantino Calabro, nel vibonese.

“Ci troviamo al cospetto di un episodio da ascriversi alla voce criminalità e non già devianza – spiega il sociologo – che rientra tra le problematiche che destano maggiore preoccupazione ed allarme a livello sociale. I dati nazionali, estrapolati dalle dichiarazioni dei presidenti delle Corti d’Appello ad apertura di anno giudiziario, confermano una situazione pericolosamente emergenziale, che a furia di essere doverosamente riportati dalla cronaca finiscono per generare una sorta di assuefazione, mentre quanto sta accadendo non è normale, tantomeno accettabile”.

“In linea generale è la famiglia a rappresentare la principale incubatrice di baby criminali, perché – spiega Marziale – la disattenzione di troppi genitori ed un permissivismo eccessivo provocano un eccesso di libertà che agli adolescenti arriva come autorizzazione a fare quale che vogliono, in un mondo che premia a suon di like sui social le peggiori scempiaggini”.

“E, su questo punto c’è da spingere il legislatore a muoversi celermente per regolamentare i flussi, perché il mancato esercizio dell’autorevolezza propria della genitorialità delega proprio ai modelli mediali la funzione educatrice, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. L’emulazione digitale deviante e criminale è, allo stato, il pericolo maggiore con il quale fare i conti”.

“L’adolescenza è un momento particolarmente delicato nella vita di un individuo – dice ancora il Garante – e laddove la famiglia non riesce a porre freni ecco annidarsi la necessità di aggregarsi, di fare “baby gang”, i cui componenti sono accomunati dal desiderio di essere rispettati dalla società, di trasgredire, sentirsi invincibili, seminando violenza e terrore tra i propri coetanei e gli adulti”.

“Non c’è altra soluzione – per il sociologo – che ricentrare prima che sia troppo tardi il ruolo fondamentale della famiglia, cui spetta il compito di educare. Il ruolo genitoriale, per quanto possa risultare difficile, deve includere elementi di comprensione, ma soprattutto di severità e controllo nella giusta misura. Ed un altro tassello, nell’ottica di una prevenzione efficace, è rappresentato dalla scuola, ma in tal senso bisogna purtroppo rilevare che nel sistema italiano contemporaneo esistono falle che dovrebbero essere chiuse in fretta”.

Condividi