L’accoltellamento tra 15enni a scuola a Reggio Calabria e la deriva buonista della società

Gli esperti fanno notare che nella deriva violenta dei giovani c'è la mancanza di educazione, ma la società buonista si ribella: genitori e insegnanti devono essere giustificati a priori, anche quando generano mostri

StrettoWeb

Reggio Calabria è una città che si interroga dopo il terribile episodio che ieri mattina si è verificato al Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, dove un ragazzino di 15 anni ha accoltellato più volte un compagno di classe dopo una lite per futili motivi, iniziata per scherzo durante il cambio di ora. La vittima è ancora ricoverata al GOM in rianimazione, con un polmone perforato. Nella baraonda generata dall’accoltellamento altre due persone, un professore e una bidella, sono rimasti contusi. Un episodio di violenza gravissimo, che non ha precedenti nella storia della città per il contesto in cui è maturato, a scuola appunto e per giunta non in un istituto delle malfamate periferie o dei comuni più complicati della Provincia, bensì in quella che è senza ombra di dubbio la scuola migliore della città frequentata dalle élite cittadine.

Inevitabili gli interrogativi che i reggini si pongono sull’accaduto: cosa sta succedendo ai nostri ragazzi? E’ davvero possibile che siamo arrivati al punto in cui gli adolescenti arrivino ad accoltellarsi e le scuole non siano più luoghi sicuri? La situazione è davvero seria, anche perchè non si tratta di un caso isolato.

La gravità dell’episodio di ieri è dettata proprio dal fatto che l’accoltellamento sia accaduto a scuola. Ma già più volte negli ultimi anni abbiamo raccontato di episodi raccapriccianti di maxi risse tra giovanissimi in pieno centro, sul Lungomare, o altri episodi di degrado e devianza giovanile in modo particolare per l’utilizzo di violenza e l’abuso di alcool. Interrogarsi su cosa stia succedendo, quindi, è doveroso. E le prime riflessioni sono arrivate dal sociologo Antonio Marziale, Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, e da don Giovanni Zampaglione, noto parroco reggino da sempre impegnato in attività formative ed educative con i giovani. Entrambi gli esperti hanno posto l’accento sulla carenza di educazione nel contesto familiare, non con riferimento ad un singolo caso specifico ma in via generale. E leggendo i commenti su Facebook alle loro considerazioni, possiamo ribadire quanto si stia degradando la tenuta della nostra società. “Che c’entrano i genitori“, “che c’entrano i professori“; ognuno si vuole auto-assolvere dando la colpa di questo degrado al destino o addirittura considerando questi episodi normali, sminuendone il peso. Ma non è affatto così. Non è normale accoltellarsi a scuola o ubriacarsi a 14 anni.

Marziale e Zampaglione hanno centrato il punto, che dalle famiglie va esteso anche alle scuole. Non si tratta di dare giudizi su un caso specifico, anche perchè su quello che è successo ieri sono già al lavoro gli inquirenti, i magistrati e le forze dell’ordine. Ma tutta questa deriva è senza ombra di dubbio provocata dal buonismo dilagante nella società del terzo millennio, non solo a Reggio ovviamente ma in tutto l’Occidente: guai a rimproverare i bambini. Che siano genitori o insegnanti, al giorno d’oggi chi rimprovera per impartire educazione e formazione viene considerato un criminale.

Se un insegnante in classe ha un atteggiamento che 40 o 50 anni fa era considerato dolce e comprensivo, oggi rischia una denuncia per maltrattamenti. E tra i genitori ormai è sempre più diffusa l’erronea convinzione che i figli non vadano rimproverati: guai a dargli una sculacciata, anche se fanno i capricci. “Non si urla, non si sculaccia, serve il dialogo” dicono atteggiandosi a scienziati della pedagogia sentendosi più giusti e più buoni, come se rimproveri e sculacciate non fossero il dialogo più efficace con i bambini piccoli.  Bisognerebbe – secondo questi geni – sempre e solo assecondare i figli e i loro desideri. Ed è così che ci ritroviamo con una generazione di 14enni ubriaconi, 15enni che si accoltellano a scuola, 16enni autori di reati penali. Non è, appunto, un caso isolato. Crescere senza “no” determina giovani viziati a cui nulla può essere negato. E se l’argine dell’educazione, delle regole, dei limiti, non arriva dalla famiglia, spesso e volentieri la scuola non riesce a sostituirsi a queste lacune. Anzi. In molti casi i professori non riescono a farsi rispettare dagli studenti, non riescono a mantenere l’ordine e la disciplina necessari in classe, non riescono a farsi vedere con quel timore necessario da parte degli studenti nei confronti del loro insegnante ed educatore che deve valutarne la preparazione e anche il comportamento per decretarne l’idoneità a proseguire il percorso di studi o a ripetere l’anno.

Ma ormai chi viene bocciato a scuola? Tutto è concesso a chiunque, non esiste il merito, c’è un appiattimento che porta ad essere tutti uguali verso la mediocrità. Ecco perchè anche la scuola ha le sue responsabilità. Gli insegnanti, i dirigenti, non possono essere assolti a prescindere soltanto per le deficienze delle famiglie. La scuola non può essere un ufficio di collocamento per chi non è in grado di fare altro. L’insegnamento non è un posto di lavoro, bensì una vocazione che richiede enormi sacrifici, grandi competenze, particolari attitudini e capacità. Tutti abbiamo ben presente – per la nostra esperienza di studenti – cosa significa avere un buon insegnante e invece una figura buona solo a riscaldare la sedia della cattedra.

Così stanno crescendo le nuove generazioni: senza rimproveri, senza sculacciate, senza voti negativi, senza note didattiche, senza bocciature. Il risultato è l’alcolismo in adolescenza e gli accoltellamenti a scuola. Ma ci sarà anche qualcuno che contesterà quest’articolo: se i loro figli fanno i monelli, si ubriacano e portano un coltello a scuola, continueranno a dirgli quanto sono bravi e quanto sono belliCampione di papà. Tesoro di mamma. Cori meu. E quelli che avranno la fortuna di finire al Tribunale dei Minori alla fine saranno i più fortunati, perchè avranno la possibilità di capire in tempo e trovare la retta via. Per tanti altri novelli delinquenti, invece, sarà ormai troppo tardi.

Condividi