L’ultima dei No Ponte: adesso sono disperati per le alghe dello Stretto

Il Ponte sullo Stretto metterebbe a rischio le preistoriche alghe di Cannitello e Santa Trada per qualche secondo di ombra in più: l'ultima boutade dei militanti di un centro sociale dipinti da Repubblica come "scienziati"

StrettoWeb

Disperati. Sono disperati. I No Ponte hanno tirato fuori l’ultima bufala, dipinta dai grandi media come un prodigio della scienza: il Ponte sullo Stretto metterebbe a rischio le straordinarie e rarissime alghe dello Stretto di Messina, casualmente appena scoperte. Da chi? Dallo Scilla Diving Center, una piccola associazione sportiva di appassionati militanti nella rete No Ponte presso il centro sociale Angelina Cartella di Gallico (Reggio Calabria).

Il destino delle alghe affligge e tormenta i No Ponte. Repubblica parla della laminaria ochroleucache prolifera tra Cannitello e Santa Trada“: sarebbe una “alga gigante preistorica” celebrata come “un nuovo tesoro“. Così preistorico che è stato scoperto proprio oggi, quando Repubblica rilancia con un altro articolo a firma della solita giornalista reggina militante in cui parla di una iniziativa di “scienziati e ambientalisti per bloccare il Ponte sullo Stretto che danneggerebbe la fauna e la flora marina“.

Negli articoli di Repubblica e dei giornali del colosso Citynews si parla di “piloni del Ponte che minacciano la foresta di alghe“. Peccato, però, che lo Stretto non verrebbe neanche sfiorato dai piloni, che nel progetto del Ponte poggiano entrambi a terra e non a mare com’è abbondantemente risaputo da decenni. La grande sfida ingegneristica del Ponte sullo Stretto, infatti, è proprio la campata unica di 3.300 metri dovuta alla difficoltà eccessiva di realizzare piloni in mare. Una sfida sempre meno impegnativa, con il passare degli anni in cui in tutto il mondo vengono edificati ponti a campata unica sempre più vicini alle dimensioni di quello dello Stretto (nel 1998 è stato inaugurato quello di Akashi Kaikyō lungo 1.991 metri; nel 2022 quello dei Dardanelli di 2.023 metri). Per le alghe, il problema sarebbe la “minor luce” che i piloni sottrarrebbero allo Stretto: parliamo di qualche minuto di ombra in base alla traiettoria del percorso solare diurno. Come se per due minuti passasse una nuvoletta. Apriti cielo!

Quella delle alghe è soltanto l’ultima trovata dei No Ponte: prima c’erano pesci e delfini, poi gli uccelli migratori, adesso persino le alghe. A cosa arriveranno? Ed è davvero possibile chiamare “scienziati” i militanti di un centro sociale? Evidentemente se sei Repubblica e ti rivolgi ad un target di lettori (sempre più ridotti) totalmente acritici e ideologizzati, sì. Fatto sta che quella delle alghe è l’ultima novità della campagna no-Ponte che vedrà nella manifestazione di sabato 18 maggio a Villa San Giovanni persino i Sindaci della sinistra reggina. Quelli che durante la pandemia davano le lezioni sulle fantomatiche verità assolute perchè “lo dice la scienza“. Adesso stanno impazzendo per le alghe scoperte da quelli del centro sociale.

Poveretti, come si sono ridotti.

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