Martorano a StrettoWeb: “ho aderito alla Lega perchè Salvini sta unendo l’Italia. Il Ponte sullo Stretto e le altre infrastrutture sono la chiave per lo sviluppo del Sud” | INTERVISTA

Giuseppe Martorano, esperto e navigato politico di Reggio Calabria, ha aderito alla Lega e oggi spiega le ragioni della sua scelta in una lunga intervista ai microfoni di StrettoWeb

StrettoWeb

Ha già la spilletta con Alberto da Giussano sulla giacca Giuseppe Martorano, a testimonianza che la sua adesione alla Lega non è una novità improvvisa. Il navigato esponente politico reggino, una tradizione al Centro, consigliere comunale di Reggio Calabria per oltre 12 anni consecutivi tra 2001 e 2012, è entrato nel partito guidato da Matteo Salvini di cui sposa la visione politica e, soprattutto, in cui intende portare un contributo importante sui temi più cari all’Italia del Sud e alla città di Reggio Calabria. Oggi Martorano, che è anche Presidente dell’Automobile Club di Reggio Calabria, illustra ai microfoni di StrettoWeb le ragioni di questa scelta.

Come mai questo passaggio alla Lega? Lei non è certo un pericoloso estremista di destra, un sovranista, un fascista…

Eheheh (ride a crepapelle, ndr). Proprio perchè per me, e per molti altri odierni esponenti della Lega, parla la nostra storia politica, la verità è che questo partito è tutt’altro che estremista. Poi ci tengo a sottolineare che solo gli uomini liberi possono cambiare idea. Chi non è libero, dipende dagli altri e quindi non può cambiare mai posizione o idea. Siccome io, nel mio percorso politico, sono sempre stato un uomo libero, non ho mai ritenuto di voler far parte di quella schiera di mestieranti che parlano il politichese e si comportano da politicanti. Oggi aderisco alla Lega di Matteo Salvini perchè lo considero il contenitore politico che può ospitare meglio il mio contributo, e che rispecchia quelli che oggi sono principi e valori in cui mi ritrovo”.

Qual è stata la scintilla che ha determinato la sua adesione alla Lega?

E’ stato l’esito di un percorso di lungo termine iniziato molti anni fa, ma l’elemento che mi ha condotto definitivamente a questa scelta è stata la vicinanza e sintonia con il sottosegretario al lavoro e alle politiche sociali Claudio Durigon. Ho conosciuto una persona concreta, che ha ascoltato con attenzione la mia visione politica. Anche lui, come me, viene dal mondo del lavoro e dal sindacato. Io ho sempre pensato che il lavoro davvero nobilita l’uomo, e soprattutto libera l’uomo. Solo il lavoro rende l’uomo libero: con Durigon ho trovato questa sensibilità comune. Abbiamo in modo particolare sposato la necessità di occuparci con pragmatismo, oltre che del lavoro, anche del welfare e dello scioglimento dei comuni, impegnando il partito a modificare la legge perchè riteniamo che lo scioglimento dei comuni sia una sconfitta per lo Stato come ho avuto modo di testimoniare nella recente intervista a StrettoWeb sul caso di Reggio Calabria. Su cui spero si apra un nuovo capitolo…”.

E cioè?

Il mio ingresso nella Lega è stato accolto con grande entusiasmo da parte di tutti: il commissario regionale Saccomanno, il referente provinciale Recupero, il capogruppo al Comune di Reggio Calabria Giuseppe De Biasi, ma anche il consigliere regionale Mattiani, i consiglieri comunali Neri e Cardia, con cui mi sono visto, sentito e delineato un percorso comune. Sarò felice di poter portare il mio contributo e dialogare con tutti in base alla mia esperienza politica, e su tutti ritrovo il senatore Tilde Minasi con cui abbiamo condiviso insieme un lungo percorso proprio nelle Amministrazioni del modello Reggio subendo lo scioglimento del 2012. Ecco, mi auguro che la Lega a trazione reggina abbia la sensibilità non solo di modificare la norma sullo scioglimento dei Comuni, ma anche di riaprire il caso Reggio e fare chiarezza su tutte le anomalie di quella vicenda su cui ancora ci sono molte ombre”.

Prima diceva che quello con la Lega è stato un avvicinamento che ha radici lontane nel tempo.

Sì, ho seguito l’evoluzione della Lega in tutti questi anni. Ho apprezzato molto come nel 2018 Salvini abbia sdoganato la Lega, da Lega Nord a partito nazionale, per la prima volta nella storia. Non ho avuto difficoltà ad apprezzare sin da subito questa scelta perchè in quel preciso momento Salvini ha unito l’Italia. La Lega, infatti, era da quasi 30 anni il partito del Nord, il partito che interpretava sentimenti antimeridionali che nel Nord covavano da tempo, il partito che chiedeva la secessione, il partito che riusciva ad avere un forte peso politico nazionale pur senza mai neanche presentare le liste in tutte le Regioni del Centro e del Sud, perchè al Nord raccoglieva consensi davvero enormi e ideologicamente trasversali. Quando Salvini ha fatto questo cambiamento storico, ha portato il partito al 34% alle scorse europee nel 2019 e poi – pur pagando enormi termini di consenso per essersi alleato prima con il M5S e poi anche con il Pd nei governi di Conte e Draghi – ha comunque mantenuto un livello di apprezzamento politico nazionale sempre intorno al 10%, cioè sempre superiore a quello che era la Lega Nord prima di questo storico cambiamento. Inoltre Salvini ha riempito la Lega di contenuti che andassero oltre l’indipendentismo del Nord e la territorialità nordista: è diventato un partito basato su principi e valori, certamente di destra, ma anche cattolici, moderati, di centro e soprattutto di buon senso”.

Eppure ancora oggi dentro la Lega c’è un acceso dibattito sull’identità del partito, c’è chi contesta a Salvini proprio di aver smarrito l’identità tradizionale leghista.

A maggior ragione Salvini va sostenuto nella sua politica, perchè avere un partito come la Lega che non è più contro il Sud ma che è per il Sud è fondamentale. E’, appunto, una nuova storia dell’Italia unita senza divisioni politiche basate sul territorio. Oggi la Lega deve ripartire e Salvini sta dimostrando tutto il suo impegno per il Sud, dal Ponte sullo Stretto alla SS106, dall’alta velocità ferroviaria agli Aeroporti. Se al Nord c’è qualcuno che rimprovera Salvini di investire troppo al Sud, noi al Sud cosa possiamo contestare a Salvini? Che sta facendo i nostri interessi? E’ vero che siamo sempre stati un po’ autolesionisti, ma combattere Salvini per questioni ideologiche è davvero incomprensibile da un punto di vista meridionale perchè significherebbe riconsegnare la Lega nelle mani di rigurgiti superati dalla storia”.

Secondo le opposizioni però, l’autonomia differenziata è una riforma alimentata proprio da quelle pulsioni da vecchia Lega.

E invece non è affatto così. Bisogna indicare, come Salvini sta facendo molto bene, la strada per l’Italia del futuro. Gli investimenti al Sud che non hanno precedenti nella storia dell’Italia unita non fanno solo il bene del Sud, ma dell’Italia intera, anche del Nord. Salvini lo ripete sempre: il Nord può crescere ancora soltanto se cresce anche il Sud, se cresce l’Italia intera. Lo stesso discorso vale per l’autonomia differenziata: è una riforma sposata in pieno anche da Fratelli d’Italia e da Forza Italia che esprime i governatori delle tre Regioni più meridionali d’Italia, Sicilia, Calabria e Basilicata, che sono Renato Schifani, Roberto Occhiuto e Vito Bardi, tutti di Forza Italia, non certo quindi estremisti nordisti, e tutti favorevoli all’autonomia differenziata. Che anche io condivido pienamente”.

Da sinistra sono quotidiani gli strali sui fantomatici pericoli di danni nei confronti del Sud.

E sono fandonie che tra l’altro proprio la sinistra non può permettersi di dire, perchè nella storia del nostro Paese sono stati proprio i governi più spostati a sinistra che hanno approvato le riforme che davano maggiori poteri e autonomie alle Regioni. Oggi fanno così solo per opportunismo politico, per opposizione a prescindere, ma neanche loro credono a ciò che dicono. La prima riforma autonomista è stata quella del 1978, nata dal governo della non astensione, il patto tra Berlinguer e Andreotti: con quella riforma, le competenze della sanità sono state trasferite alle Regioni. Poi nel 2001 il governo Amato, guidato da DS e Comunisti Italiani, ha approvato la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha ulteriormente trasferito poteri alle Regioni”.

E nel merito dell’autonomia differenziata, come la mettiamo?

Autonomia differenziata vuol dire buona amministrazione. Vuol dire responsabilizzare ulteriormente gli elettori a votare per amministratori capaci, come al Nord fanno da sempre, a differenza invece delle nostre Regioni meridionali. Siamo proprio noi meridionali a dover chiedere e pretendere maggiore autonomia: con l’Unità d’Italia siamo passati da un Sud ricco e produttivo a un Sud povero perchè messo sotto assistenzialismo pubblico. E’ paradossale che proprio i meridionalisti convinti di questo, non siano autonomisti e non apprezzino l’autonomia differenziata. L’assistenzialismo è stato il male del Sud, e dobbiamo respingerlo con forza: più investimenti e meno elemosine. Ecco perchè la strada segnata subito da questo governo, che ha abolito il reddito di cittadinanza e investito sul Ponte sullo Stretto e l’alta velocità, è la migliore possibile. L’unica possibile per ridare crescita, sviluppo e ricchezza al Sud. L’autonomia differenziata può aiutare il Sud a cambiare, a migliorarsi, a crescere tramite amministratori capaci: Occhiuto in Calabria ne è un esempio. E poi per Reggio Calabria significa tantissimo”.

Che c’entra Reggio Calabria?

Reggio Calabria, per merito di Scopelliti, è una Città Metropolitana. Con il trasferimento delle deleghe, sarà autonoma e tutto dipenderà dalla gestione della cosa pubblica cittadina. Tutto. E’ un traguardo straordinario: altro che capoluogo di Regione. Al Sud soltanto Napoli e Bari sono città metropolitane, in tutt’Italia ce ne sono dieci. Compresa Reggio. Nel 2027, tra tre anni, celebreremo il Centenario della Grande Reggio. Senza quella storica decisione di accorpamento, oggi Reggio sarebbe ancora un paese di 20 mila abitanti e non sarebbe mai potuta diventare Città Metropolitana. Invece l’unione dei Comuni di Catona, Gallico, Gallina, Pellaro, Ortì e altri ancora con quello principale, ha trasformato Reggio nella città che è oggi mettendo i presupposti per l’istituzione della Città Metropolitana. L’Amministrazione dovrebbe già preparare le celebrazioni per il centenario di una storia fantastica di cui dobbiamo andare orgogliosi e che non è soltanto un vessillo: è la chiave di tutto per un futuro radioso”.

Soprattutto con il Ponte sullo Stretto.

Quella è l’opera delle opere. La priorità assoluta, anche per Reggio. Già soltanto parlarne, ha portato il nostro territorio al centro del mondo. Tra pro e contro, c’è un dibattito internazionale in cui da un anno abbondante Messina, Villa San Giovanni e Reggio Calabria sono sulla bocca di tutti, pubblicizzando anche le bellezze e le risorse di quest’area. Il Ponte sullo Stretto è un’opera straordinaria: non collega Reggio e Messina, ma l’Europa all’Africa. Dovremmo chiamarlo “Ponte del Mediterraneo”. Se la nostra provincia è stata penalizzata per lunghi decenni, prima per lo scippo del capoluogo, poi per le cronache di ‘ndrangheta tra guerre e sequestri, beh il Ponte potrebbe ribaltare questa narrazione valorizzando la sua vocazione turistica: diventerà un’attrazione mondiale, un fondamentale vettore per milioni di turisti oltre che ammodernare e velocizzare i trasporti. Ma già solo per i lavori e per i cantieri, avremmo anni e anni in cui milioni di curiosi verrebbero a vedere cosa sta succedendo, cosa sta sorgendo, come lo staranno facendo, e ovviamente esplorando tutto ciò che c’è intorno dai Bronzi di Riace alle fortificazioni, da Scilla all’Aspromonte”.

Eppure anche su questo le opposizioni di sinistra sono scatenate, persino il Pd ha sposato la linea degli estremisti, di Comunisti, Verdi e grillini.

Purtroppo a sinistra da troppo tempo si celano le anime più retrograde del nostro Paese, sia a livello locale che nazionale: hanno fatto le stesse battaglie, fuori dal tempo e fuori dalla storia, contro la TAV, contro il MOSE, contro il TAP. Ma anche a Reggio Calabria le hanno fatte contro qualsiasi cosa: ricordate negli anni del modello Reggio la lotta contro il Tapis Roulant, i Lidi e i Gazebo del Lungomare? E usano sempre il solito metodo: cercano magistrati compiacenti facendo esposti in Procura. Esposti, e non denunce, perchè se con una denuncia dici il falso, poi paghi. Con un esposto, non pagheranno mai nulla, loro fanno solo una segnalazione e poi auspicano che un magistrato sposi le loro tesi, faccia scattare un’inchiesta e faccia perdere tempo, anche se dopo dieci anni si rivelerà tutto infondato. Così sta facendo Bonelli contro il Ponte, così come facevano gli oppositori di Scopelliti contro il Tapis Roulant o i Gazebo del Lungomare di cui oggi nessuno dotato di senno potrebbe pensare di fare a meno. Sono battaglie retrive”.

Però è normale che a fronte di un’opera così rivoluzionaria, ci siano spontanee pulsioni di resistenza. C’è sempre chi rifiuta ogni cambiamento, chi vuole resistere alle novità.

Io da Amministratore posso capire il cittadino a cui viene espropriato il proprio bene, perchè sono pochi quelli che rinunciano a qualcosa di proprio per un bene di tutti. Ho visto quante volte, per fare delle opere, abbiamo dovuto fare espropri e siamo diventati il nemico capitale. Quindi capisco chi è costretto a difendere il bene che perde, anche dal punto di vista affettivo, ma invito questi cittadini a far parte della storia: avranno concesso un bene affinché si potesse realizzare una grande opera di valore epocale. Così rimarranno scritti nei secoli dei secoli, fermo restando che verranno abbondantemente e lautamente indennizzati, ma posso capire che a volte il bene affettivo non abbia prezzo. E allora faccio notare che non ha prezzo neanche entrare nella storia: questi cittadini così buoni saranno ricordati per l’eternità. Chi è che ha consentito di realizzare il Ponte? Ingegneri, tecnici, esperti e anche il signor Mimmo di Cannitello e il signor Franco Torre Faro. Troveremo il modo per dedicargli una menzione speciale”.

Un’altra preoccupazione, espressa di recente dal Sindaco di Villa San Giovanni, è che inizino i cantieri e poi si blocchi tutto.

Capisco anche questa obiezione, la politica ci ha abituato a questo purtroppo: il Ponte di Paterriti si è realizzato in 20 anni, quello del Calopinace ancora si deve realizzare, ma stavolta è diverso. Per il Ponte sullo Stretto l’esempio giusto è quello del Ponte Morandi di Genova: se ne occuperà direttamente il Ministero e ci saranno i riflettori internazionali, quindi non si ripeteranno le mancanze e le inefficienze della politica locale. Inoltre questo governo durerà a lungo, c’è una grande stabilità politica in questo momento in Italia, quindi non c’è alcun rischio di ribaltoni che possano compromettere un iter già abbondantemente avviato. Se questo clima ci fosse stato 13 anni fa, quando è caduto il governo Berlusconi e Napolitano ha nominato Monti nel 2011, il Ponte si sarebbe realizzato e oggi sarebbe abbondantemente aperto al traffico stradale e ferroviario. In Italia spesso e volentieri il problema è di chi le vuole bloccare, le opere, non di chi le vuole fare. C’è un altro esempio calzante nella nostra città…”.

Quale?

Ognuno può rendersene conto ogni giorno, passando da piazza De Nava. La nuova piazza sarà bellissima, sta venendo benissimo, la stanno facendo anche rapidamente e quando sarà completata cambierà il volto di Reggio. Anche lì i soliti saggi parlavano di scempio e invece Fabrizio Sudano è stato bravo, quando ancora non era direttore del Museo, a volerla fortemente. I visitatori del Museo avranno una piazza adeguata, Giuseppe De Nava verrà valorizzato come merita, la piazza è allargata e ammodernata”.

Il Ponte è un tema molto più grande, su cui il dibattito durerà ancora a lungo.

Soltanto quando l’opera sarà realizzata, tutti si convinceranno della sua bontà. Ma già oggi c’è una forte maggioranza favorevole, come dimostrano i recenti risultati elettorali. Noi intanto come Automobile Club di Reggio Calabria a settembre organizzeremo un grande convegno per portare questo dibattito anche a Reggio: fino ad oggi la nostra città ne è rimasta abbastanza fuori, rispetto a Messina e Villa”.

Condividi