Con il passare dei mesi l’argomento previdenziale è completamente uscito dai radar della politica e questo 2024 iniziato con molte speranze man mano che passano i mesi allontana sempre più quella riforma che milioni di italiani si aspettano da questo Governo dopo le promesse fatte in campagna elettorale. Promesse che prevedevano lo smantellamento della Legge Fornero, una ampliata flessibilità in uscita, una pensione di garanzia per i giovani, il mantenimento di Opzione Donna e una forte implementazione della previdenza complementare.
Sono passati quasi due anni e adesso la Legge Fornero è diventata, improvvisamente, l’argine ai costi spropositati della previdenza, Opzione Donna è stata destinata solamente a donne svantaggiate, Quota 103 è diventata inaccessibile a causa dell’elevata penalizzazione e nulla, al momento, è stato pensato sia sulla pensione di garanzia per i giovani che sulla previdenza complementare che dovrà diventare, giocoforza, un pilastro importante della previdenza in Italia.
Sicuramente con due guerre che si protraggono da troppo tempo in cui siamo indirettamente impegnati, di cui non si prevede il termine e che stanno drenando molte risorse economiche, non è facile affrontare un nodo come quello della previdenza che impegna costi, almeno all’inizio, considerevoli e infatti sia la Ministra Calderone che autorevoli esponenti della maggioranza di Governo hanno affermato che la riforma non sarà a breve e che sarà approvata entro il termine della legislatura. Il solo Sottosegretario al Lavoro Durigon ha rilanciato nel corso di una recente intervista il famoso cavallo di battaglia della Lega dei 41 anni per tutti per accedere al pensionamento già dal prossimo anno però solamente con il calcolo contributivo dell’assegno ma queste affermazioni ad un mese dalle importantissime elezioni europee di giugno in cui la Lega rischia il sorpasso di Forza Italia sembrano più uno spot elettorale che una reale volontà di approvare tale provvedimento.
Personalmente ritengo invece che rimandare tale problematica al termine della legislatura in attesa che la situazione economica italiana si modifichi in maniera sostanziale, sia un errore. Il PIL italiano è comunque in crescita e addirittura superiore a quello di Francia e Germania, l’occupazione è ai massimi storici anche con un incremento dei contratti a tempo indeterminato e la disoccupazione anche quella giovanile è in diminuzione. L’inflazione sta scendendo, i mercati stanno rispondendo bene con uno spread sotto controllo e anche dalla lotta all’evasione fiscale sono arrivati segnali significativi, quindi, non è che rimandando di uno o due anni la riforma previdenziale la situazione economica italiana possa essere molto diversa dall’attuale che, comunque, non è così malvagia.
Passate queste benedette elezioni europee che stanno imprigionando ogni decisione in attesa del possibile cambiamento geopolitico e per evitare che la riforma della previdenza sia un miraggio è necessario cominciare ad affrontare da subito decisioni come la separazione tra previdenza ed assistenza mettendo in evidenza quello evidenziato dai dati contabili e cioè che la previdenza, escludendo l’assistenza che è aumentata del 40% in quindici anni, è perfettamente in grado di reggersi in maniera autonoma e al contempo dare un forte impulso alla previdenza complementare aumentando le detrazioni fiscali e diminuendo la tassazione finale.
Oltre a ciò sarebbe auspicabile trovare delle soluzioni nuove con orizzonti più ampi come per esempio operare una flessibilità opzionale in uscita con delle minime penalizzazioni a cui contrapporre per chi lo desidera e per alcune categorie di lavoratori concedere delle maggiorazioni a chi rimane sul posto di lavoro oltre l’età ordinamentale, stabilire un tetto agli assegni previdenziali a cui non corrispondono adeguati versamenti contributivi e aprire una finestra sul mondo dell’intelligenza artificiale che in pochi anni stravolgeranno il mondo del lavoro con conseguenze imprevedibili nel mondo della previdenza.