Obesità infantile, in Italia 1 bambino su 5 è in sovrappeso: maglia nera per il Sud

Lo rivela uno studio ISS che evidenzia come l'eccesso ponderale sia più significativo nel Mezzogiorno d'Italia a causa di fattori socioeconomici

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E’ la malattia del “terzo millennio” che, come causa naturale, va a colpire i Paesi più sviluppati: mentre i piccoli del Terzo Mondo fanno i conti con la denutrizione, i figli degli italiani – sempre più spesso – si trovano a combattere con un peso corporeo sempre più alto.

Secondo uno studio condotto da Okkio alla Salute, il sistema di sorveglianza nazionale coordinato dal Centro nazionale per la prevenzione delle malattie e promozione della salute (Cnapps), i dati del 2023 sono allarmanti; in Italia, le bambine e i bambini di 8-9 anni in sovrappeso sono il 19% e con obesità il 9,8%, inclusi quelli con obesità grave pari al 2,6%.

La sorveglianza Iss ha coinvolto tutte le Regioni e Province Autonome e ha arruolato oltre 50mila bambine/i e altrettante famiglie: durante la raccolta dai, i genitori hanno riferito che “quasi 2 bambini su 5 non fanno una colazione adeguata al mattino, oltre il 50% consuma una merenda abbondante a metà mattina, 1 su 4 beve quotidianamente bevande zuccherate/gassate e consuma frutta e verdura meno di una volta al giorno. Il 37% mangia i legumi meno di una volta a settimana e più della metà mangia snack dolci più di 3 giorni a settimana”.

Non solo cibo-spazzatura, ma anche zero sport

Analizzando i risultati dello studio, si nota che “un bambino su 5 non ha fatto attività fisica il giorno precedente l’intervista, più del 70% non va a scuola a piedi o in bicicletta e quasi la metà trascorre più di 2 ore al giorno davanti alla tv, al tablet o al cellulare”.

Al Sud siamo più grassi

Un fenomeno che interessa tutto lo stivale ma che, come già negli altri anni, accentua un gradiente geografico Nord-Sud: i bambini dell’Italia Meridionale infatti, nonostante sia la parte “meno sviluppata” del Bel Paese, hanno dimostrato prevalenze di eccesso ponderale più elevate. Su tale fenomeno incidono anche altri fattori, tra cui le condizioni socioeconomiche delle famiglie che hanno un impatto sullo stile di vita in generale.

Sfatiamo dunque un luogo comune: avere “meno soldi” non significa mangiare di meno, bensì riempire il carrello con prodotti dal costo contenuto ma altamente nocivi per la nostra salute in quanti ricco di grassi e conservanti. Acquistare frutta e verdura di stagione diventa sempre più difficile a causa dei costi elevati della produzione che si ripercuotono sui prezzi offerti al consumatore.

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