Il Ponte sullo Stretto, l’emendamento Iezzi e il campo di Catona

Ponte sullo Stretto: l'obiettivo dell'emendamento Iezzi non è quello di reprimere il dissenso, come qualcuno vuole far credere, bensì quello di evitare situazioni simili - con le dovute proporzioni - all'incendio del campo di Catona, a Reggio Calabria

StrettoWeb

E’ andata come ci si poteva immaginare. Nessuna sorpresa. E sarà sempre più dura col passare dei mesi. L’emendamento Iezzi sul Ponte sullo Stretto è oggetto di strumentalizzazioni. Una norma di buon senso diventa la solita arma che gli oppositori – politici e non – usano per urlare al fascismo, alla dittatura e alla repressione del consenso. Niente di più falso. L’emendamento Iezzi, semplicemente, punisce con pene ancora più severe tutti coloro che manifestano il dissenso con armi non democratiche, con la violenza. Un po’ come, ribaltando il tutto, se un gruppo di manifestanti lanciasse bombe e petardi contro le abitazioni che negli anni hanno usufruito del Superbonus dello Stato, impedendone la costruzione e ostacolandola con armi pericolose. Ecco, questo è ciò che l’emendamento Iezzi vuole contrastare.

D’altronde, non ci sembra che sia stato impedito ai manifestanti di protestare contro il Ponte sullo Stretto lo scorso 18 maggio a Villa San Giovanni. Anzi, loro stessi – o comunque una sparuta rappresentanza – si è pure permessa di “accogliere” Ciucci a Messina qualche mese fa con il lancio di carta igienica. Cattivo gusto  Detto questo, senza andare fuori tema, l’emendamento va in una sola direzione: permettere a un paese di svilupparsi, attraverso la realizzazione di infrastrutture volute da un Governo democraticamente eletto dal popolo, senza che il progresso possa essere frenato da pericolose azioni di disturbo che a loro volta possano sfociare in violenza e gravi conseguenze per la vita umana delle persone.

Non ci sembra nulla di scandaloso, anzi. Significa semplicemente tutelare la sicurezza dei lavoratori. Le proteste, quelle civili, non sono mai state negate a nessuno. Eppure i partiti politici contrari, supportati da alcuni media e da alcune Associazioni, hanno rigirato la frittata a loro piacimento, come accade sempre in questi casi: vogliono far credere che così il Governo reprima la loro volontà di protestare.

L’incendio al campo di Catona

In questi giorni, la società civile di Reggio Calabria si è fortemente indignata per il grave, increscioso e vergognoso fatto di cronaca accaduto nel cantiere del campo sportivo di Catona, dove ignoti hanno dato fuoco al materiale acquistato per installare il manto sintetico. Le forze dell’ordine stanno indagando per ricostruire l’accaduto. Ecco, proprio questo gesto rientra tra quelli che l’emendamento in questione vorrebbe punire. Ovviamente, con le dovute proporzioni, ma rende l’idea. Il Comune si è aggiudicato dei fondi per realizzare dei lavori utili alla comunità, ai giovani e allo sport cittadino. Ignoti hanno impedito che i lavori potessero proseguire con regolarità a causa di questo imprevisto dai risvolti assurdi e infami.

Ora, “trasferiamo” sul Ponte sullo Stretto quanto accaduto a Catona. Pensiamo ai cantieri in corso, ai lavori di realizzazione e a un gruppo di violenti che impedisce gli stessi attraverso pericolose azioni di disturbo. Che si fa? A Reggio Calabria, in questi giorni, ci si interroga: tristi, affranti, delusi, arrabbiati. Si urla alla mentalità mafiosa, all’arretratezza di una città rimasta molto indietro. Però, quando qualcuno prova a reprimere la violenza, decidendo di ostacolare chi è contro sviluppo e crescita, viene insultato.

Il Sindaco Falcomatà è un esponente del Partito Democratico, storicamente tra i contrari al Ponte sullo Stretto e tra coloro che hanno gridato allo scandalo per l’emendamento Iezzi. Sull’incendio di Catoana comprendiamo l’ira e la tristezza del primo cittadino reggino, che è quella di tutta la comunità civile, onesta e per bene della città, ma vogliamo anche pensare che sia d’accordo con chi – anche se dell’altra parte politica – si muove per cercare di evitare che episodi come quello di Catona si ripetano.

Perché se non è questo ciò che vogliamo, e cioè che chiunque possa alzarsi la mattina e rovinare i sogni di un bambino che vuole un campo per giocare, non resta altro che punire con forza chi ha commesso il reato, ma farlo oltre le solite parole di facciata e solidarietà. E, soprattutto, evitare di strumentalizzare decisioni che possano permettere – a quello stesso bambino del Sud che vuole giocare nel campo di Catona – di avere un futuro sicuramente migliore, più roseo, sviluppato, nel segno del progresso, delle infrastrutture, delle grandi opere e dell’Italia a unica velocità.

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