Ponte sullo Stretto, gli esperti sul terremoto: “non poggia su faglie attive, nuovi studi confermano magnitudo e dati già noti ai progettisti”

Ponte sullo Stretto, la nota della Società Stretto di Messina sul terremoto e i possibili effetti che potrebbe avere sulla struttura

StrettoWeb

“I punti di contatto con il terreno del ponte sullo Stretto di Messina in relazione ai dati raccolti dai satelliti Copernicus, sulla base degli studi geosismotettonici eseguiti, sono stati individuati evitando il posizionamento su faglie attive“. È quanto dichiara la Società Stretto di Messina. “Quanto affermato in uno studio è noto ai progettisti dell’Opera – prosegue la nota – Nella relazione del progettista del 2024, gli specialisti impegnati nella rivisitazione dei dati disponibili sino ad oggi confermano che non ci sono novità sostanziali a quanto previsto e progettato“.

“Le costruzioni di ponti sospesi in zona sismica – aggiunge la Società –avvengono da sempre in ogni parte del mondo in aree con potenziali sismogenetici più rilevanti dello Stretto di Messina: Turchia; Grecia; Giappone; California. Il potenziale sismogenetico dello Stretto di Messina non è in grado di produrre terremoti superiori a 7.1 della scala Richter. In ogni caso il ponte sullo Stretto è progettato per restare in campo elastico anche con magnitudo superiore“. “Il progetto definitivo del ponte sullo Stretto di Messina – prosegue – è corredato da oltre trecento elaborati geologici frutto di nuova e più ampia documentazione a varie scale grafiche, realizzata con l’ausilio di circa quattrocento indagini puntuali, tra sondaggi geologici, geotecnici e sismici“.

“I dati geologici, idrogeologici, geotecnici e sismici, sono completati da relazioni specialistiche con planimetrie; sezioni geologiche e geotecniche dettagliate. Le conoscenze geologiche nella zona dello Stretto di Messina sono state approfondite con molti studi specifici. Si tratta di approfondimenti elaborati, tra gli altri, da specialisti della Facoltà di Geologia delle Università di Catania e del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Roma ‘Sapienza‘”, conclude.

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