Ponte sullo Stretto, tutti i poteri forti sono per il No. La vera rivoluzione è farlo: libererà il Sud da sottosviluppo, arretratezza e degrado

Ponte sullo Stretto, perchè farlo è una vera rivoluzione buona: tutti i poteri forti sono contrari, tra apparati pubblici, imprenditori affermati e consolidati, politici navigati, sindacati interessati a mantenere il Sud nel degrado, nella povertà e nell'eterna arretratezza

StrettoWeb

La narrativa sul Ponte sullo Stretto sta letteralmente ribaltando la realtà della situazione: ogni giorno sui grandi media del Paese si leggono articoli zeppi di bufale e fake news contro la realizzazione della grande opera, periodicamente il movimento del ‘No’ organizza manifestazioni via via sempre più imponenti che coinvolgono politici, imprenditori, sindacalisti, giornalisti e rappresentanti istituzionali. Basti pensare alla forte presa di posizione di tutti e tre i Sindaci dell’area dello Stretto, Basile (Messina), Falcomatà (Reggio Calabria) e Caminiti (Villa San Giovanni), adesso tutti impegnati ad impedire la costruzione dell’opera.

Ma contro il Ponte sono schierati da tempo tutti i poteri forti del territorio: su tutti i grandi gruppi imprenditoriali locali e nazionali che hanno business consolidati nel settore dei trasporti e della logistica. Giri d’affari multi miliardari che inevitabilmente il Ponte sullo Stretto stravolgerebbe a beneficio dei cittadini. Accanto a questi grandi gruppi imprenditoriali ci sono i politici, locali e nazionali, che hanno sempre affiancato questi gruppi nelle loro attività industriali: qualora i loro principali sponsor entrassero in crisi, anche il loro successo e consenso andrebbe in discussione. Ecco perchè sono già nel panico.

Ad avere sempre meno senso di esistere, con il Ponte sullo Stretto, anche i sindacati che non avrebbero più milioni di disoccupati, precari e disperati meridionali da prendere in giro con fantomatiche battaglie sui diritti degli ultimi che però non riescono mai a risolvere. Ecco perchè i sindacati, clamorosamente e paradossalmente, sono tutti schierati contro il più grande investimento della storia d’Italia nel Sud: cambierebbe questo storico paradigma.

Il nuovo Governo guidato da Giorgia Meloni ha un’altra ricetta che si differenzia da quella dei predecessori: basta assistenzialismo utile solo a mantenere i poveri in eterna povertà, via a una nuova stagione di investimenti in infrastrutture per creare le condizioni per lo sviluppo del meridione. In tal senso l’esecutivo ha abolito il reddito di cittadinanza e stanziato i fondi necessari alla costruzione del Ponte. Un atto politico rivoluzionario nella storia d’Italia, perchè la vera rivoluzione è proprio realizzare il Ponte per liberare il Sud da sottosviluppo, arretratezza e degrado.

A chi nuoce tutto questo? Ovviamente anche a mafia e ‘ndrangheta, altri poteri forti che con il Ponte avrebbero maggiori difficoltà a proliferare. La costruzione, e poi soprattutto il regolare esercizio, del Ponte sullo Stretto determinerebbe un vero e proprio boom di occupazione, sviluppo e crescita economica sana e virtuosa, andando a tagliare le gambe a quelle frange di popolazione di cui la malavita si nutre come manovalanza necessaria al controllo del territorio e le azioni criminali.

Contro il Ponte, ovviamente, anche i proprietari immobiliari da espropriare: se in molti casi si tratta di una contrarietà umanamente comprensibile, seppur non condivisibile in quanto l’esproprio è previsto dalla Costituzione e quei beni vengano lautamente indennizzati, è doveroso ricordare che su entrambi i versanti ad essere espropriate ci saranno numerose costruzioni abusive, spesso e volentieri ville con piscina di milionari senza scrupoli che oggi parlano di “Stretto patrimonio Unesco” ma non ci hanno pensato due volte a cementificare tutto ciò che potevano (e non potevano) trasformando Ganzirri, Punta Faro e Cannitello in una colata di calcestruzzo. In alcuni casi, complessi e palazzine sono stati costruiti addirittura nell’ultimo decennio, nonostante i vincoli già imposti dallo Stato proprio per la futura realizzazione dell’opera.

Eppure, nonostante tutto questo, la Società Stretto di Messina ha scelto la via più conciliante per evitare di intraprendere lunghe battaglie legali: andare il più possibile incontro ai proprietari con indennizzi più che generosi. E nonostante questo, anziché ringraziare per quella che è una vera e propria vincita alla lotteria, gli espropriandi continuano a subire l’influenza di politici falliti e interessati a mantenere lo status quo.

La realizzazione del Ponte è quanto di più rivoluzionario ci possa essere: in tal senso sono andate le numerose manifestazioni di piazza che hanno visto esprimersi la maggioranza di siciliani e calabresi a più riprese negli ultimi anni. In tal senso va il risultato di ogni elezione, che di recente ha sempre visto il centrodestra largamente prevalere rispetto all’opposizione no-pontista di sinistra. Non è un caso che sia in Calabria che in Sicilia la maggioranza di Occhiuto e Schifani sia pro-Ponte: in entrambi i casi ha vinto le elezioni la coalizione che sosteneva la realizzazione dell’opera rispetto a quella che la contestava. Così è accaduto anche alle elezioni politiche di un anno e mezzo fa, in tutti i territori dello Stretto, e anche alle Comunali di Messina quando Basile si dichiarava talmente tanto per il Ponte da guidare le manifestazioni di piazza. Oggi ha cambiato sponda, e per questo dovrebbe dimettersi e ricandidarsi a nuova elezione se avesse un minimo di onestà intellettuale. Ha già tradito il mandato dei propri elettori.

Il Sud, senza Ponte, muore. Sta già morendo, ogni giorno, ogni anno, perdendo i propri giovani migliori, affossando nel più assoluto degrado di marginalità, perifericità, sottosviluppo e arretratezza. Il Sud, senza Ponte, rimarrà sempre indietro: l’alta velocità ferroviaria non potrà mai arrivare in Sicilia, i Freccia non potranno mai attraversare lo Stretto, l’Area dello Stretto non sarà mai realmente conurbata e collegata stabilmente e rapidamente, i porti di Calabria e Sicilia non potranno mai esprimersi al meglio, tantissime opere collaterali non verranno mai realizzate così come nessuno farà mai le “altre priorità“, esattamente come non sono state fatte fino ad ora. Questa terra continuerà a desertificarsi demograficamente a favore dell’Italia del Nord e degli altri Paesi dove i meridionali continuano ad arricchire la società con le loro competenze, la loro creatività, le loro ambizioni.

Quelli che scendono in piazza contro il Ponte sullo Stretto non sono – come vengono dipinti da Repubblica e altri grandi media – paladini della libertà e della democrazia. Al contrario si tratta di reazionari, retrogradi, cavernicoli oppositori dello sviluppo e dell’innovazione. Già visti per MOSE, TAV, TAP e già smentiti dalla storia.

E gli scienziati, a differenza di quello che scrive Repubblica, non sono i disperati che chiedono di proteggere uccelli, pesci e persino – ultima novità – le alghe (sigh!), bensì gli ingegneri e gli architetti che in tutto il mondo progettano e realizzano ponti e infrastrutture straordinarie e che in Italia invece vorremmo smentire con lo sconosciuto laureato di Ganzirri che anziché la professione, dopo la laurea ha intrapreso l’entusiasmante carriera di pubblico impiego.

Il Ponte sullo Stretto è la rivoluzione del bene per la libertà, lo sviluppo e l’emancipazione del Sud. Chi è contro, vuole che tutto rimanga com’è. Guardateli negli occhi: sono quelli che hanno governato l’Italia per 11 anni, durante i quali i loro partiti hanno governato per 6-7 anni e in alcuni casi anche di più le Regioni Calabria e Sicilia e i Comuni di Messina, Reggio Calabria e Villa San Giovanni. Cos’hanno fatto? Le “altre priorità” di cui blaterano? Le “alternative” al Ponte? Non hanno fatto nulla, hanno fallito totalmente e infatti questa terra è diventata sempre più povera, più depressa, più sottosviluppata, arretrata, periferica e marginale.

E così vorrebbero che rimanesse anche in futuro.

Condividi