di Enzo Siviero, Bruno S. Sergi e Peppe Caridi * – Il chiacchiericcio intorno al Ponte sullo Stretto non può coinvolgere la classe dirigente del Paese: politici, pensatori, intellettuali, giornalisti, tecnici, esperti e persino i più attenti osservatori non devono cadere nel tranello di farsi trascinare nelle polemiche alimentate dai ‘no’ ideologici né tantomeno nella baraonda di una politica sempre più mediocre e poco capace di incidere positivamente sulle dinamiche della nostra società. Sarebbe invece auspicabile che il dibattito sul Ponte sullo Stretto si elevasse a quanto merita la grande opera, sulle prospettive rivoluzionarie per tutto il territorio del Sud. Sarebbe auspicabile volare alto.
A tal proposito, le recenti dichiarazioni di Pietro Ciucci, amministratore delegato della Società Stretto di Messina, in merito all’aggiornamento del progetto esecutivo che richiederà un paio di mesi in più del previsto, non devono lasciare scie di perplessità in alcun assennato osservatore. Vista la mole di integrazioni e osservazioni richieste dal Ministero dell’Ambiente e tenuto conto delle altre raccomandazioni fornite da parte del Comitato tecnico-scientifico, e altre che ragionevolmente saranno avanzate dal Consiglio Superiore dei lavori pubblici e da tutti gli altri Enti coinvolti nell’iter burocratico di approvazione del progetto – così come accade per tutte le grandi opere del nostro Paese -, non bisogna sorprendersi se tutto ciò richiederà necessari tempi tecnici ai quali nessun imponente investimento pubblico potrà mai sottrarsi, Ponte incluso.
Ogni aspetto progettuale da approfondire, precisare, corroborare, non deve essere motivo di delusione né cagionare stupore. Anzi, rappresenta un energico segnale per tutti noi e la politica, circa la necessaria massima trasparenza, rispetto rigoroso delle normative e delle esigenze di fare tutto al meglio in modo preventivo, evitando poi brutte sorprese in corso d’opera. La legislazione italiana prevede, a ragione, tutte quelle garanzie utili a garantire sicurezza, legalità ed efficienza per la realizzazione di opere pubbliche, ed è doveroso avere fiducia.
Notevolmente sterili appaiono le critiche dei ‘No Ponte’, gruppi più o meno organizzati, esponenti di una parte della politica, secondo cui il mancato rispetto del “timing” previsto da Salvini (progetto esecutivo entro fine luglio 2024) sia sinonimo di fallimento progettuale. Al contrario, le richieste di cui sopra volte ad un aggiornamento del progetto definitivo approvato 13 anni fa, vanno nella giusta direzione per assicurare un investimento che rivoluzionerà strutturalmente due Regioni con ricadute economiche positive per tutt’Italia. Ogni istanza in termini di una maggiore scientificità progettuale deve essere ben accolta da tutti noi che ci battiamo per il Ponte sullo Stretto da decenni e che ci auguriamo un futuro prospero, di crescita, sviluppo, lavoro e ricchezza, per la Sicilia e la Calabria come traino dell’intero Sud. Se serve qualche mese in più per definire al meglio qualsivoglia minimo dettaglio progettuale, accogliere e recepire ogni incertezza tecnica, ben venga: è l’ennesima conferma che i passi mancanti verso il progetto esecutivo si muovono lungo linee di correttezza, trasparenza e con il massimo rigore ingegneristico per rispondere ad qualsiasi controversia tecnica. Inoltre gli annunci della politica sono necessari per stimolare i tecnici ad operare nel modo più rapido possibile, altrimenti senza una così forte pressione politica è naturale che le tempistiche si sarebbero allungate ulteriormente.
A tal proposito giova precisare che la politica dei ‘No’ ha concretamente bloccato il progetto del Ponte sullo Stretto nel 2013 e l’ha lasciato chiuso in un cassetto per dieci anni. Paradossale che proprio chi ha colpevolmente perso 10 anni di tempo, adesso si agiti per due o tre mesi in più o in meno: in quei dieci anni avevano promesso “opere alternative” per Calabria e Sicilia, quali “la messa in sicurezza del territorio” o “la flotta dello Stretto”, o ancora “la metropolitana del mare” e “tante strade e ferrovie minori che sono prioritarie”, e invece hanno bloccato il Ponte e non hanno fatto niente neanche di tutto il resto. Adesso, invece, il governo Meloni con l’impulso del ministro Salvini, in meno di un anno e mezzo ha bruciato le tappe: ha riesumato la Società Stretto di Messina, concessionaria dell’opera; ha approvato in Gazzetta Ufficiale come legge dello Stato il Ponte sullo Stretto come opera indispensabile e prioritaria per lo sviluppo del Paese, segnando una pietra miliare nella storia del Sud; inoltre il progetto definitivo è stato già rivisto e aggiornato in base a leggi e tecnologie odierne tanto che adesso siamo al punto di stesura del progetto esecutivo. Il Governo ha inoltre già individuato le fonti del finanziamento dell’opera, stanziato la totalità della cifra finanziaria necessaria per completare l’opera in legge di bilancio già nel primo anno della legislatura e ottenuto l’ok dell’Unione Europea all’avvio del percorso di cofinanziamento. Tutto questo, appunto, in appena 18 mesi.
È assolutamente risibile criticare un ritardo di 2, 3, forse 6 mesi nella fase finale progettuale, diremmo l’ultimo miglio. Viviamo appunto la vigilia di una concreta e memorabile trasformazione per tutta l’area dello Stretto e l’Italia del Sud! Cosa sono sei mesi in più rispetto ad un’opera che innoverà interamente il paradigma di crescita di questo territorio, da area economicamente depressa, geograficamente periferica e di fuga dei cervelli per emigrazione economica, a nuova realtà centrale nel contesto del Mediterraneo?
La classe politica favorevole al ponte, sia locale che nazionale, è chiamata ad assegnare al Ponte un significato che va ben oltre un semplice intervento di tipo keynesiano. Atteso che l’investimento porterà con sé una progettualità unica e la tecnologia più avanzata al mondo e di cui l’Italia tutta dovrebbe esser fiera, una forte crescita del PIL, creazione di posti di lavoro e notevoli opportunità imprenditoriali, la politica, quella con la P maiuscola, anziché limitarsi al sì o a improduttivi e forse superflui dibattiti visti nelle scorse settimane, dovrebbe perseguire obiettivi ambiziosi e pienamente allineati all’ingegnosità dell’opera. Un Ponte straordinario e primo al mondo costruito letteralmente a due passi da casa nostra? Bene, la Politica dovrebbe accettare la sfida! Alziamo l’asticella del governance locale. Poniamoci obiettivi di grande rilievo. Ragioniamo su un orizzonte temporale di 10 anni, quindi un completamento dei lavori entro il 2034. Bene, siamo in grado entro quella data di dare il benvenuto al ponte, orgoglio dell’ingegneria e delle maestranze dell’Italia, trasformando le nostre città e cittadine nelle più verdi e moderne d’Italia? Le più smart? Le più vivibili? Con un tessuto economico e produttivo molto più competitivo? Le più ambite mete turistiche pronte a valorizzare il loro straordinario insieme di attrazioni unico al mondo? Ovviamente arricchendo di tutto questo i servizi dell’ordinaria amministrazione. Il dibattito politico dovrebbe esser dominato da questa nuova proiezione di azione politico-amministrativa moderna e positiva, non da diatribe su logistica, cantieri e altre quisquilie che spesso nascondono una malcelata contrarietà al Ponte. La buona politica è tenuta ad approcciare il progetto ponte con un respiro diverso e visione di crescita.
* Comitato Ponte Subito – Fondato nel 2009, il Comitato Ponte Subito è stata la prima organizzazione indipendente a sostenere la realizzazione del Ponte sullo Stretto. Raccoglie migliaia di adesioni di tecnici, esperti, intellettuali e liberi cittadini ed è impegnato da 15 anni in attività culturali e divulgative per la realizzazione della grande opera tra Calabria e Sicilia.