Si è svolta venerdì 10 maggio la conversazione, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” di Reggio Calabria sul tema “Quando si abusa della credulità popolare?”. Il tema conduttore della conferenza, predisposta dal sodalizio culturale organizzatore, ha registrato la presenza del Professore Riccardo Partinico (Direttore del Laboratorio di Anatomia Archeostatuaria di Reggio Calabria).
Il tema affrontato dal gradito ospite del Circolo Culturale “L’Agorà” si è rivolto alle varie vicende dei Bronzi di Riace dal momento della loro scoperta. Le due opere sono alte quasi due metri, custodite presso le sale del Museo di Reggio Calabria, i Bronzi di Riace rimangono un mistero. E misteriosa rimane ancora l’autore o gli autori che hanno dato loro forma, così come la loro reale identità: sovrani, condottieri, eroi, sacerdoti, fratelli gemelli, tante e variegate, a volte fantasiose le ipotesi sulla loro reale identità.
Dando uno sguardo alle due statue, non bisogna essere degli esperti, ma appare chiaro che non vi è nessuna somiglianza tra i personaggi raffigurati, così come l’atteggiamento che esse assumono. Anche la datazione 460 a.C. per la statua A e 430 a.C. per la statua B smentisce l’ipotesi “Eteocle e Polinice” oscurata nel 2022 dal sito del Museo Archeologico. Tale datazione è stata rilevata con gli esami al radiocarbonio dal Cedad di Unisalento.
I Bronzi di Riace: due statue del V sec. a.C.
Il Direttore dell’Istituto, Professore Calcagnile, ha confermato telefonicamente al Professore Partinico che le due statue sono state realizzate a metà del V sec. a.C. e che gli stili artistici differenti, i materiali diversi, le tecniche si assemblaggio delle piastrelle di argilla interna, dimostrano che le due statue sono state realizzate in tempi diversi. Si desume quindi che i Bronzi di Riace non possono far parte della stessa scena artistica, anche perché, secondo lo studioso Riccardo Partinico, non presentano alcuna comunicazione nella gestualità, nella mimica facciale e nella postura.
E misteriosa rimane ancora la mano o più probabilmente le mani che hanno dato loro forma, così come la loro reale identità: sovrani, condottieri, eroi, sacerdoti, fratelli gemelli, tante e variegate, a volte fantasiose le ipotesi sulla loro reale identità.La straordinaria storia dei Bronzi di Riace, le due sculture di provenienza greca, databili al V secolo a. C. ed oggi conservate nel Museo Archeologico di Reggio Calabria, comincia il 16 agosto del 1972.
Da quella data in poi diverse supposizioni, scuole di pensiero, si sono intrecciate tra di loro, creando un enorme groviglio che allo stato attuale, genera ulteriori domande a riguardo la loro provenienza ed il loro esatto identikit. I tredici motivi forniti dal prof. Partinico sono sicuramente dati scientifici, tecnici, artistici, logici ed incontrovertibili che smentiscono l’ipotesi “Eteocle e Polinice” e stimolano il lettore ad approfondire l’argomento per poter esprimere la propria opinione.
Due fratelli?
La storia di sangue di due fratelli che si uccidono a vicenda per conquistare il potere di una città non è certo un argomento educativo da proporre agli alunni delle scuole cittadine e danneggia anche l’immagine dei Bronzi di Riace proponendoli quali “assassini” piuttosto che eroi di guerra e promotori della democrazia ad Atene. Le motivazioni fornite dal prof. Partinico sono sicuramente dati scientifici, tecnici, artistici, logici ed incontrovertibili che smentiscono l’ipotesi “Eteocle e Polinice” e stimolano il lettore ad approfondire l’argomento per poter esprimere la propria opinione.
Il prof. Riccardo Partinico ha spiegato, nel corso della conversazione organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà” , i tredici motivi che smentiscono l’ipotesi “Eteocle e Polinice”.
I tredici motivi forniti dal prof. Partinico
1. “Le due statue sono state realizzate a metà del V sec. a.C., lo stile artistico le colloca a distanza di trent’anni l’una dall’altra, la statua A nel 460 a.C. e la statua B nel 430 a.C.. Gli esami con il C14 sono stati svolti dal CEDAD di Unisalento diretto dal prof. Calcagnile;
2. l’argilla estratta dall’interno delle due statue non proviene solo da Argo, ma da due ambienti diversi situati in un vasto bacino idrogeologico compreso tra Atene, Corinto ed Argo. Anche l’argilla contenuta nel braccio destro della “Statua B”, riparato nei secoli successivi al V sec. a.C. proviene dalla Grecia e non da Roma come ha riferito, erroneamente, il giornalista Paolo Di Giannantonio a Radio Vaticana lo scorso 12 aprile. Il prof. Ludovico Rebaudo durante la Conferenza internazionale svoltasi a Reggio Calabria nel 2022 ha spiegato a tutti i presenti, compreso l’attuale direttore e lo studioso interessato, che le terre estratte dalle due statue non sono identiche e provengono da due luoghi completamente diversi, quella della “Statua A” è ricca di inclusi e quella della “Statua B” è composta di una matrice argillosa fine e con pochi quarzi;
3. L’Istituto Centrale per il Restauro ha accertato che la percentuale dei metalli utilizzati per comporre il bronzo e lo spessore medio della lamina delle due statue sono diversi, 8,5 mm nella “Statua A” e 7,5 mm nella “Statua B”.
4. La tecnica manuale per assemblare la parte interna con le lamelle di argilla, i peli di animali, i bastoncini in legno, i chiodi a testa quadrata e le strutture di ferro di forma quadrata è stata materialmente svolta da artisti diversi che hanno anche lasciato le impronte digitali impresse nell’argilla;
5. Il noto restauratore dei Bronzi di Riace, Nuccio Schepis, assieme alla collega Paola Donati, ha accertato che gli occhi in calcite sono stati incastonati in maniera differente, nella “Statua A” sono stati bloccati con alcune graffette, nella “Statua B”, l’unico occhio risulta essere stato bloccato con un incastro piramidale;
6. Lo stile artistico delle due statue è diverso, la “Statua A” in stile “Severo” caratteristico del periodo 480/450 a.C., la “Statua B” in stile “Classico”, successivo all’anno 450 a.C. ;
7. Nel periodo di realizzazione delle due statue, precisamente nell’Età di Pericle 460/429 a.C., né Tebe, né Argo, avevano soldi da spendere per realizzare costosissime statue in bronzo, in particolare quelle di due personaggi mitologici fratricidi di cui uno era il traditore di Tebe al quale, nel racconto mitologico, veniva anche negata la sepoltura da parte dello zio Creonte, Re di Tebe;
8. A metà del V sec. a.C. Atene custodiva i contributi versati dalle città componenti la Lega di Delo (478 a.C. / 404 a.C.), e poteva investire nella ristrutturazione del territorio devastato dai persiani durante le guerre svolte dal 490 al 480 a.C. e nella realizzazione del patrimonio artistico e storico, infatti, Pericle in quel periodo fece realizzare da Fidia numerose statue per onorare dei ed eroi delle guerre vinte contro i persiani. Intorno al 460 a.C. Fidia realizzò la statua di Atena Pròmachos (“che combatte in prima linea”), nel 450 a.C. la statua di Apollo Parnòpios (“sterminatore di cavallette”), nel 448 a.C. la statua di Atena Lémnia (detta “La Bella”, per l’isola di Lemno), nel 438 a.C. la statua crisoelefantina di Athena Parthénos (“la vergine”, alta circa 12 metri), nel 432 a.C. la statua di Zeus Olimpio (anche questa alta circa 12 metri). Altre statue in bronzo di statisti e di militari che avevano combattuto per difendere Atene -mi riferisco a Santippo, Milziade, Temistocle, Cilone, Pericle ed altri eroi- furono descritte da Pausania, Tucidide, Plutarco e da altri storici antichi;
9. I tenoni di cui erano fornite le due statue, quattro tenoni la “Statua B” ed un tenone la “Statua A” provengono dalle miniere di Laurion, vicinissime ad Atene e distanti circa 200 km da Argo, città dove si vuole ad ogni costo collocare le due statue;
10. I due Reperti 12801 e 12802 sono stati denominati sin dal 1981 dagli Archeologi che li hanno analizzati il “Giovane” ed il “Vecchio” perché risulta palese la differenza d’età;
11. Lo studio anatomico effettuato sulle due statue mette in evidenza numerose alterazioni scheletriche, la perfetta somatometria dei muscoli ed il corretto posizionamento delle vene delle mani e dei piedi che esprimono “vitalità”. Nella “Statua A” è presente il progenismo mandibolare ed l’iperlordosi lombare; nella “Statua B” si nota il cranio dolicocefalo, la rettilineizzazione delle vertebre cervicali, la scoliosi dorso-lombare, il varismo del quinto dito dei piedi e l’appiattimento ed allargamento della volta plantare. Tali dismorfismi e particolari anatomici confermano che le due statue rappresentano soggetti realmente vissuti e non personaggi mitologici che sarebbero, invece, stati rappresentati senza alterazioni scheletriche;
12. Eteocle e Polinice erano fratelli gemelli, ecco perchè era nata la disputa su chi doveva comandare Tebe. Infatti, nel racconto mitologico di Eschilo, Creonte assunse il comando di Tebe fino a quando Eteocle e Polinice non avrebbero raggiunto la maggiore età. Maggiore età che fu raggiunta contemporaneamente dai due fratelli, al punto che si dovette sorteggiare il primo dei fratelli che avrebbe assunto il comando di Tebe;
13. Le due statue non presentano alcuna somiglianza, né fisica, né fisionomica, sono due soggetti completamente diversi, non esprimono alcuna comunicazione corporea, sono corpi scollegati dal punto di vista posturale, mimico e gestuale. La postura e la gestualità delle due statue sono identiche, sono quelle di un militare in posizione di riposo, dotato di armi dell’epoca, che non esprime alcuna azione, né di attacco, né di difesa.
Sui vasi della stessa epoca, vedi per esempio il combattimento mitologico tra Ettore ed Achille o quello tra Achille e Pentesilea, è espressa la dinamicità dell’azione aggressiva, nei racconti di Omero nell’Iliade, libro XXIII riguardo i lottatori, è espressa dinamicità: “Nel mezzo della lizza entrambi accinti presentarsi, e stringendosi a vicenda colle man forti s’afferrar, siccome due travi, che valente architettore congegna insieme a sostenere d’eccelso edificio il colmigno, agli urti invitto degli aquiloni.
Allo stirar de’ validi polsi intrecciati scricchiolar si sentono le spalle, il sudor gronda, e spessi appaiono pe’ larghi dossi e per le coste i lividi rosseggianti di sangue”. Nei Bronzi di Riace, che dovevano rappresentare due fratelli fratricidi in uno scontro all’ultimo sangue, il nulla, statici nella stessa postura. Uno con la smorfia e l’altro impassibile guarda, imperturbabile, avanti verso il basso”.
Queste alcune delle cifre che saranno oggetto di analisi, nel corso della giornata di studi, organizzata dal Circolo Culturale “L’Agorà”. La conversazione, organizzata dal sodalizio culturale organizzatore reggino, sarà disponibile, sulle varie piattaforme Social Network presenti nella rete, a far data da venerdì 10 maggio.