Reggina, Foti e i retroscena sulle trattative per Nakamura e Baggio: “Sant’Agata? Grazie a una persona…”

L'intervista all'ex Presidente della Reggina Lillo Foti: da Baggio e Nakamura a Sant'Agata e marchio

StrettoWeb

E’ arrivata l’attesa intervista dell’ex Presidente della Reggina Lillo Foti a Serie D24. Qualche giorno fa era stato svelato un pezzo, interessante, praticamente una bomba: l’imprenditore reggino aveva raccontato di aver avuto dei colloqui con il Sindaco Falcomatà volti ad un eventuale coinvolgimento per la Reggina. Ovviamente, queste parole hanno fatto parlare tutta la città e continuano a farlo.

Questa sera, il canale youtube di Gianluca Di Marzio ha pubblicato l’intervista intera, dove Foti parla di diversi argomenti. “La Reggina è nata nell’86’ sulla sensibilità di un gruppo di operatori della città, che oggi soffre dell’assenza di giovani, che portano energia. I giovani mancano nei contenuti sociali. Ora la Reggina continua a vivere un momento di difficoltà, ma la Reggina a cui sono legato affettivamente mi auguro trovi presto una chiave di lettura che possa permetterle di percorrere quegli anni in cui ci siamo divertiti”, esordisce.

Il Sant’Agata: “grazie a Mario Biason”

Parlando del Sant’Agata, Foti cita un uomo, colui che gli diede l’idea del centro sportivo. “Il Sant’Agata è stato l’investimento e il tesoro, la cassa, della Reggina. Senza il lavoro fatto da tutti gli istruttori e la parte tecnica, che hanno prodotto la parte tecnica, la Reggina non avrebbe potuto raggiungere quel livello degli anni 2000. Se lei pensa che oggi il capitano del Napoli nonché il terzino della Nazionale, Di Lorenzo, è un’espressione del Sant’Agata, sta a dimostrare quello che la Reggina ha prodotto. E’ un’operazione a cui dobbiamo dire grazie a un confronto con un grande personaggio, che si chiamava Mario Biason, che ci ha dato l’imbeccata di dotarci di un centro sportivo“.

Le trasferte in Canada e Giappone e la trattativa Nakamura

Poi si passa alle trasferte intercontinentali e alla trattativa per Nakamura. “La trasferta in Canada nasce da un rapporto con un imprenditore della Provincia che si è fatto promotore di questa iniziativa e ci ha permesso di poter raggiungere il Canada, dove siamo stati circondati dai tanti calabresi di Toronto e Montreal. Quella in Giappone nasce invece da un fatto più tecnico: un procuratore all’epoca ci ha proposto l’opportunità di portare Nakamura a Reggio Calabria”.

“Siamo andati a vederlo col ds dell’epoca e quella era la sera del suo addio alla sua terra. C’era uno stadio stracolmo a Tokyo e poi è nata la possibilità di fare la trattativa, un po’ complicata ma alla fine siamo arrivati al dunque. Con Nakamura così sono arrivati 30 inviati dal Giappone che alloggiavano a Reggio e seguivano pedissequamente ogni giorno i suoi movimenti e li riportavano in Giappone. Ricordo la prima amichevole con i Marinos a Yokohama, nello stadio in cui quattro giorni si era svolta la finale di Coppa del Mondo, vedere sul tabellone 63 mila paganti sono rimasto scioccato. Ma è stato l’affetto dei giapponesi, che appena siamo entrati in campo per il riscaldamento hanno incitato la Reggina, ma non con la doppia G, bensì con una G sola”.

“A Baggio parlai dell’Aspromonte”

Non può mancare la domanda su Roberto Baggio e sulle possibilità di portarlo a Reggio. “Noi siamo andati a Caldogno, erano le 2 del pomeriggio, c’era la piazza di Caldogno vuota e un caldo asfissiante. Siamo arrivati con leggero anticipo, ci siamo fermati un quarto d’ora ad aspettarlo, siamo entrati a casa sua, abbiamo parlato per più di un’ora con lui dicendogli quello a cui eravamo disponibili, non economicamente ma come partecipazione. Abbiamo visto una piccola disponibilità da parte sua ad affrontare questa avventura. Poi la comunicazione ha portato all’esterno questo confronto, si è inserito il Brescia dell’ex Presidente mio amico e gli ha offerto la possibilità di andare là. Brescia-Vicenza sono meno di 50 minuti di macchina, lui ha preferito non spostarsi. Lui è un amante della caccia e io gli parlai dell’Aspromonte, però lui disse che preferiva la botte. Botti ne avevamo anche noi, ma lui ha preferito quelle venete”.

La storia e il marchio

Infine l’ultimo argomento è il marchio: “la storia l’abbiamo scritta tutti: tifosi, calciatori, dirigenti. Se lei la mette su una parete e gira, compare tutta. Il marchio è un simbolo, c’è qualcuno che ci tiene, ma la storia non si cancella e non la cancella nessuno, fa parte della nostra vita. Serve come punto di riferimento, esperienze, modi di approcciarsi. Il marchio è bello, noi la chiamiamo Reggina perché ce l’hanno tramandata i nostri genitori e nonni. Che il marchio ritorni sulla maglia della Reggina, ma già la maglia della Reggina è amaranto, quindi il marchio gli appartiene e non ci sono aste che tengano”.

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