Stefano Bandecchi conferma di avere un cuore grande e una particolare simpatia per Reggio Calabria, la città dov’è stato già preso in giro e rifiutato due volte: a settembre dello scorso anno l’Amministrazione Comunale prima l’ha pregato di partecipare alla manifestazione d’interesse per rilevare la fu Reggina, e poi l’ha scartato preferendogli un modesto imprenditore catanese con un fatturato di oltre 600 volte inferiore. Successivamente, a gennaio, il facoltoso imprenditore Sindaco di Terni ha offerto 100 mila euro proprio alla Fenice Amaranto in difficoltà. La società di Ballarino, nonostante non riesca a pagare regolarmente gli stipendi, ha rifiutato una cifra così importante e allora Bandecchi ha dirottato quei 100 mila euro alla Vibonese dove invece erano stati richiesti e sono stati poi accettati ben volentieri.
Vibonese-Fenice è la partita degli inutili playoff che si disputerà nei prossimi giorni ma soprattutto potrebbe diventare la sfida promozione del prossimo anno, quando con quei 100 mila euro la Vibonese potrà permettersi di acquistare i due attaccanti di gran lunga migliori di tutta la categoria. Ma a prescindere da tutto questo, adesso Stefano Bandecchi rilancia la sua generosità nei confronti della città e tramite il suo fidato collaboratore, nonchè candidato a Sindaco per Alternativa Popolare a Reggio Calabria, Massimo Ripepi, questa mattina fa sapere che parteciperà al bando della Curatela Fallimentare per rilevare il marchio e tutti gli asset della Reggina “per poi donarli ai tifosi, tramite il Comune”.
Un gesto di generosità estrema da parte di Bandecchi, che quindi è pronto a sborsare ancora 100.000 euro semplicemente per fare un regalo ai tifosi amaranto e tra l’altro risolvere un problema enorme a quell’Amministrazione Comunale che l’ha rifiutato. In questo modo, infatti, il Comune avrebbe il marchio gratis, con i soldi di Bandecchi, senza avventurarsi in un terreno minato e molto pericoloso per gli inevitabili rilievi della Corte dei Conti qualora davvero Falcomatà desse seguito alla sua volontà – espressa nei giorni scorsi – di rilevare il marchio come ente pubblico spendendo 100 mila euro dei cittadini per un’acquisizione di un bene di una società privata all’asta fallimentare. Una situazione che non ha precedenti storici e che tra l’altro non avrebbe neanche molto senso (ma di questo parleremo in ulteriori approfondimenti successivi).