“E’ giusto che a fine anno la società faccia le sue valutazioni, così come è giusto che noi presentiamo delle relazioni sul lavoro da fare. E’ un modo giusto e virtuoso, a mio avviso. Noi dobbiamo adeguarci alle linee guida della società, per questo ho detto che la mia conferma è legata al club. Se il club vuole chiamarmi per chiedere di proseguire il rapporto, da lì nascerà la chiacchierata per la riconferma o per la divisione delle strade”. Esordisce così il DS della Fenice Amaranto, Maurizio Pellegrino, ai microfoni di Radio Febea.
Poi cominciano gli alibi, i soliti già utilizzati quest’anno: “è troppo semplicistico, riduttivo e non giusto parlare di obiettivi raggiunti o non raggiunti. Dalla prima in casa del San Luca abbiamo cambiato 15 giocatori”. In merito alle frizioni con Trocini, Pellegrino minimizza: “che il mister volesse l’attaccante è una grandissima falsità. Io non sono uno che grida e litiga, il confronto col mister c’è stato, ci siamo scontrati, ma sempre riguardo a idee da mettere in campo. Se è per questo io mi scontro quotidianamente con Ballarino e Bonanno. E’ lì che noi abbiamo pensato che potessimo crescere”.
Un radioascoltatore chiede in chiamata se questa società ha la disponibilità economiche per sostenere il futuro. Pellegrino risponde stizzito: “se la società ha i soldi? Ma cosa c’entra? Credo che oggi la società ha dichiarato che vuole vincere, ma non è che si vince senza soldi, si vince investendo soldi importanti. E’ un anno che viene detto questo. Si sta facendo dei passi importanti: il centro Sant’Agata, probabilmente il marchio. Si inizia a investire soldi. Io ho visto frammentazione, che ha fatto male alla città. Se la Reggina va in C, va la Reggina, non io, non io, Ballarino o Bonanno. Noi siamo ripartiti da zero, stiamo cercando di costruire dalle fondamenta, ritengo ci siano persone responsabili e competenti per i trascorsi avuti. L’obiettivo è vincere, progredire, crescere”.
Continua il vittimismo di Pellegrino e della società. Se in città c’è frammentazione non è un caso. L’estate scorsa è una ferita ancora aperta. E le dichiarazioni di questa società – che ha detto spesso tutto e il contrario di tutto, su diversi argomenti – non ha di certo aiutato a unire. E continua: “avevamo presentato un business plan con la presenza di 10 mila spettatori? Sì, così si riscontra. E’ compito della società portarli allo stadio, ma se allo stadio non si respira unità d’intenti si farà sempre fatica e tanta fatica la faremo anche noi. Noi abbiamo accusato le polemiche. Non è colpa nostra se la Reggina l’anno scorso è fallita“, prosegue il DS nel recitare il ruolo della vittima.
E a proposito di polemiche, Pellegrino parla della scelta dell’attaccante: “Bolzicco ci sembrava pronto fisicamente. Sarao? Non voleva spostarsi da Catania. Saraniti? Quello che ho visto a Lamezia… ho visto Bolzicco più pronto”.
La conversazione si sposta sul futuro societario: “mi pare che l’unica manifestazione d’interesse per il Sant’Agata sia stata quella della nostra società? Perché continuare a parlare di questi ipotetici imprenditori, investitori, portatori sani di non so cosa? Così diventa tutto complicato. A me non può fregar di meno, ma iniziamo ad essere un po’ tutti più veri e sinceri, in funzione di ciò che si fa. Io ho sentito di tutto e di più, prima di questa manifestazione d’interesse. Oggi vorremmo lavorare in una città che non guarda a progetti di arabi, miliardari e australiani, ma di gente che non butta via soldi, per crescere, vincer e dar vita a un progetto che speriamo possa essere rilevato quanto prima da uno molto più forte economicamente, così sono tutti contenti se lo dico. Però questo forte si manifesti e dica pubblicamente che vuole la Reggina. Ad oggi non c’è mai stato”.
Pellegrino forse ha scordato un piccolo passaggio. Ad alimentare queste voci, parlando pubblicamente per primo dell’argomento, è stato il Sindaco Falcomatà. Non di certo i social, i tifosi o la stampa. E’ tutto partito da lui. Dallo stesso che ha parlato di “non vivacchiare” ma che è poi andato a donare targhe al Sant’Agata. Se si parla di imprenditori – e lui continua a farlo, precisando trattasi di curiosità, e chiedendo riservatezza – è solo per il primo cittadino.
Infine, domanda sul marchio e sull’offerta di Bandecchi. “Non ne capisco il senso, ma se lo si fa i motivi sono strettamente personali. Mi piacerebbe ascoltare, da chi è interessato al marchio, il progetto. Non ci hanno mai spiegato cosa fare col marchio. Ognuno ha un proprio interesse, tornaconto”.