“Ripensare l’Antimafia” volge al termine: l’appuntamento conclusivo a Crotone

Chiude il ciclo seminariale giunto al suo quarto anno di attività: l'evento finale vede, tra gli ospiti, il procuratore Capomolla

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Appuntamento conclusivo del percorso di studio “Ripensare l’Antimafia” giunto al suo quarto anno di attività. Il ciclo seminariale è promosso, nell’ambito del progetto nazionale Barbiana 2040 – rete giuridica di scuole, dal corso universitario di Pedagogia dell’Antimafia, attivo presso il Dipartimento di Culture, Educazione e Società dell’Università della Calabria, e dall’Istituto Ciliberto di Crotone.

L’iniziativa, che si terrà mercoledì 22 maggio, alle 10.00, presso la Sala Polifunzionale della scuola crotonese, sarà aperta dai saluti istituzionali di Girolamo Arcuri, Dirigente Scolastico dell’Istituto Ciliberto- Lucifero di Crotone, e dalle introduzioni di Giancarlo Costabile, docente di Pedagogia dell’Antimafia all’UniCal e Rossella Frandina, docente di Lettere del Ciliberto.

Il programma prevede il dialogo tra il giornalista del Quotidiano del Sud, Antonio Anastasi, e Vincenzo Capomolla, Procuratore
capo della Repubblica di Catanzaro. L’evoluzione in senso globale della ‘ndrangheta e la valenza sociale di una Costituzione che ha rifondato lo Stato e ha impegnato la Repubblica a rimuovere gli ostacoli di natura economica, che impediscono ai lavoratori la partecipazione diretta alla vita pubblica e politica, riconoscendone l’uguaglianza sostanziale saranno i temi affrontati in questa iniziativa formativa di chiusura del progetto educativo.

La presenza del Procuratore Capomolla, dicono Costabile e Frandina, “consente di approfondire il processo storico di evoluzione della ’ndrangheta, un sistema criminale integrato capace di diventare una componente strutturale del capitalismo, espandendosi in territori lontani da quelli di origine condizionandone l’assetto economico. La lotta alle mafie, a scuola, diventa così un tentativo di costruire resistenza culturale attraverso un impegno civile che si fa difesa dei diritti e promozione di cittadinanza attiva finalizzata alla costruzione di un cambiamento sociale possibile”.

“Ecco perché la pedagogia della resistenza è uno strumento fondamentale per rendere prassica l’educazione a quella consapevolezza sociale grazie alla quale i cittadini diventano capaci di rivendicare diritti e dignità”. Costruire resistenza
culturale, attraverso pratiche di cittadinanza attiva, diventa allora fondamentale per costruire quella responsabilità senza la quale non può esistere alcuna società democratica.

La lotta alle mafie si declina, in questa terra, proprio come difesa dei diritti. La pedagogia dell’antimafia, in questa direzione, è uno strumento prezioso per rendere prassica l’educazione alla consapevolezza sociale e alla dignità.

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