Ad oltre 13 ore dalla chiusura dei seggi, non vola una mosca dal quartier generale di Cateno De Luca: sono tutti zitti e muti. Non una parola, non una dichiarazione, non un messaggio via SMS o su Whatsapp. Silenzio totale anche sui social. Voleva andare a Strasburgo, Cateno De Luca, era certo di giocarsi la partita della soglia di sbarramento al 4% e invece alla fine s’è fermato all’1,22% con appena 284.008 voti in tutto il territorio nazionale, nonostante un’accozzaglia di simboli e liste composte da personaggi improbabili ai limiti della decenza politica, di cui molti ex grillini ed ex leghisti nel disperato tentativo di riciclarsi.
Quello di Cateno De Luca è però un flop clamoroso anche nella sua Sicilia e nella sua Messina: i dati sono pesantissimi e Cateno lo sa. Per questo non parla: starà sicuramente studiando un colpo di teatro dei suoi per uscirne a testa alta. Ma stavolta è molto difficile. In Sicilia ha ottenuto soltanto 115 mila voti, pari al 7,67% dei consensi, nello stesso territorio Regionale in cui il suo movimento aveva ottenuto oltre 207 mila preferenze pari al 10,2% alle elezioni politiche riuscendo ad eleggere in parlamento un deputato e un senatore grazie ai collegi uninominali, entrambi vinti a Messina per Camera e Senato, e soprattutto alle elezioni Regionali siciliane aveva ottenuto addirittura 505 mila preferenze che lo avevano portato a raggiungere il 23,95% dei consensi.
Così Cateno De Luca riusciva a farsi eleggere Sindaco di Taormina e a piazzare tutti i suoi fedelissimi come successori al Comune di Messina, dove il suo direttore generale a Palazzo Zanca Federico Basile diventava Sindaco con 45 mila voti in città, pari al 45,5% dei consensi. Oggi nello stesso territorio comunale, con l’impegno del Sindaco – appunto – e di tutta la Giunta, quello stesso movimento si ferma ad appena 20 mila voti, pari al 29% dei consensi. E qualcuno ha il coraggio di scrivere con toni entusiastici che è il primo partito in città? Ma ci mancherebbe pure… In realtà è che è un flop clamoroso, che scatenerà gravi conseguenze negli assetti di Palazzo Zanca.
Ma che l’ultima giravolta sul Ponte sullo Stretto sarebbe costata tanto, su StrettoWeb lo avevamo scritto in tempi non sospetti. E infatti è stato un boomerang.
In meno di due anni, Cateno De Luca ha più che dimezzato il proprio consenso elettorale. E adesso vediamo tramontare la parabola politica del fenomeno nato dalla pandemia: diventato famoso a livello nazionale per i suoi show in dialetto siciliano, le azioni eclatanti con i blocchi dei traghetti dello Stretto e le urla con i megafoni alle persone che uscivano di casa durante il lockdown, ha sfiorato i 500 mila follower su Facebook e ha pensato di trasformarsi in un leader nazionale. Ma adesso è schiacciato dal ritorno del bipolarismo: la politica, tornata vera e virtuosa, si gioca tra destra e sinistra e non c’è più spazio neanche per grillini e centristi, figuriamoci per Cateno De Luca. Dal punto di vista umano, poi, quella simpatia che faceva durante la pandemia con quegli atteggiamenti folkloristici oggi viene vista con occhi diversi, senza la paura che in quel periodo rendeva tutto il peggio come fosse normale. Se ne è reso conto anche lui, che è sempre stato intelligente e scaltro, tanto che ultimamente ha persino provato a dissociarsi da se stesso: “non ho fatto quelle scenate col megafono”. Ma ci sono e fanno parte della storia di un fenomeno nato da quella pandemia e oggi già al tramonto.