Daniele Romeo è stato un pilastro della destra: a Reggio Calabria è stato prima Presidente Provinciale e poi Regionale di Azione Giovani, il movimento giovanile di Alleanza Nazionale; poi è entrato nella Direzione Nazionale della Giovane Italia quando c’è stata la fusione con Forza Italia nel PdL. Eletto per la prima volta consigliere comunale nel 2007 con AN all’età di appena 27 anni, poi è stato riconfermato nel 2011 nel PdL ed ha vissuto sulla propria pelle lo scioglimento del Comune nel 2012.
E’ stata batosta morale e politica, anche se lui non era neanche sfiorato dalla relazione della Commissione d’Accesso: “da quel giorno ho smesso di fare politica nonostante fossi giovanissimo, avevo solo 32 anni. Non ero neanche citato nella relazione, ma tanti giovani come me hanno smesso di fare politica perché ci siamo sentiti delusi dallo Stato. Io che amo Reggio e che insieme al mio gruppo politico e ai miei amici mi sono sempre impegnato per la mia città, da patriota, da uomo cresciuto con i valori dello Stato in cui ho sempre creduto, non sono riuscito ad accettare quello schiaffo ingiusto che lo stesso Stato dava alla mia città” confida Romeo oggi, dopo 12 anni, ai microfoni di StrettoWeb.
Perché consideri ingiusto quello scioglimento?
“Ormai dopo 12 anni è palese a tutti quello che è successo, e su StrettoWeb ne avete parlato a lungo nelle ultime settimane con tanti retroscena anche clamorosi. Quello scioglimento si basava sul nulla: si parlava di ‘fumus’, c’erano prove inesistenti, indizi sbagliati, confusione sui nomi delle persone, fatti che non erano reali. Infatti poi la stessa magistratura, nelle inchieste che ne scaturirono, ha accertato la totale insussistenza delle accuse: le persone coinvolte sono state tutte assolte. Dopo 12 anni non c’è stato un solo provvedimento giudiziario che ha confermato quanto scritto in quella relazione, anzi, ogni sentenza ha smentito pagina per pagina quelle fandonie. E poi ci sono state molte anomalie, come la pubblicazione della relazione della commissione in un libro di Paolo Pollichieni la mattina dopo lo scioglimento, quando ancora era secretata e quindi non si poteva divulgare. C’è stato un meccanismo politico-mediatico che dimostra che era già stato tutto deciso per tempo”.
Chi lo aveva deciso?
“E’ stato il Pd ad orchestrare quello scioglimento, e noi abbiamo smesso di fare politica proprio perché delusi dallo Stato che ha accompagnato la brama di potere di un partito compromettendo così lo sviluppo di una città. Della mia città. Lo scioglimento del 2012 è stato un fallo di frustrazione del Pd: a Reggio perdeva le elezioni da dieci anni, prima con Naccari nel 2001, poi con Lamberti nel 2006 e infine con Massimo Canale nel 2011. Quello scioglimento ha cambiato le sorti della città, è stato lo strumento per segare le gambe al centrodestra, a tutta la coalizione, a Scopelliti più di tutti ma anche agli altri in generale. E’ stato uno scioglimento firmato dal Partito Democratico, era l’unico modo che avevano per ribaltare la democrazia, e ci sono riusciti”.
Però nel governo che ha sciolto Reggio c’era anche il centrodestra.
“C’era una parte del centrodestra, tra l’altro depotenziata dopo le note vicende che costrinsero, con forzature anti democratiche sull’asse Ue-Napolitano, Berlusconi alle dimissioni. Non dobbiamo avere paura di dirlo: quello era un governo sì tecnico ma retto dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal Pd. E’ stato il governo che ha bloccato il Ponte sullo Stretto, che ha assunto provvedimenti di sinistra e spostato il Paese a sinistra stroncando Berlusconi, Scopelliti e tutti coloro che a destra facevano paura al loro sistema di potere. Sullo scioglimento di Reggio, il ministro Cancellieri parlava di ‘contiguità’ con la ‘ndrangheta, ma dopo pochi anni Matteo Renzi – da premier – diceva chiaramente a Porta a Porta che lo scioglimento dei Comuni è una scelta politica. E tale era stata per Reggio, una scelta rivolta esclusivamente a far tornare il Pd al governo di questa città dopo dieci anni. E sai qual è la cosa peggiore di tutto questo?”.
Prego.
“Che di fronte a quello che succede oggi, tutti tacciono. Contro il modello Reggio di Scopelliti avevano attivato un meccanismo in cui i giornalisti nazionali arrivavano a Reggio inventandosi storie contro la città, presa di mira ogni mattina sulla stampa nazionale per fesserie mentre viveva il suo momento di massimo splendore. Alcuni di quei giornalisti oggi sono addirittura in parlamento, altri sono in grandi testate, tutti hanno fatto carriera e sono tutti accomunati dal silenzio che hanno fatto calare sulla città negli ultimi dieci anni, anche di fronte ai peggiori scandali, anche di fronte a quello – gravissimo – emerso negli ultimi giorni. Stanno zitti e muti, perché il loro obiettivo era solo distruggere una buona Amministrazione di centrodestra per interessi politici; che poi la città sia morta con Falcomatà e con il Pd non gli interessa. E’ molto brutto vedere cos’è successo a Reggio, la città è rasa al suolo, ridotta in macerie, e nessuno se ne preoccupa neanche tra quelli che mentre Reggio era attrattiva, ospitava eventi culturali, mostre, spettacoli, musica, era invasa dai turisti, era in boom economico e demografico, venivano a dirci se c’era una panchina fuori posto di otto centimetri montandone uno scandalo nazionale. Poi, una volta arrivato al governo il Pd e compiute le peggiori porcate che hanno distrutto la città, sono scomparsi”.
La Procura ha ricostruito come Falcomatà, per vincere il ballottaggio del 2020, abbia chiesto aiuto al referente della ‘ndrangheta.
“Credo che siano accuse davvero gravissime e che sarà la magistratura ad accertare quello che è successo, ma da quest’inchiesta non emerge soltanto la commistione con la ‘ndrangheta bensì c’è un altro tema che è altrettanto grave e molto più limpido, cristallino, indiscutibile e provato”.
Cioè?
“Si tratta dei brogli elettorali, conclamati e chiari a tutti. Ci sono due vicende di due consiglieri comunali, entrambi capogruppo del Partito Democratico a Palazzo San Giorgio, che hanno entrambi goduto di brogli elettorali alle elezioni comunali del 2020, nella stessa tornata elettorale in cui è stato eletto il consiglio attualmente in carica, ormai quasi quattro anni fa. Uno con i morti, l’altro con chi non si recava al voto, entrambi nella lista del Pd, entrambi poi risultati tra i più votati (primo e quarto, ndr), e – particolare ancor più inquietante – ognuno sapeva dell’altro, quindi non era una mela marcia o un caso isolato, ma un sistema neanche segreto all’interno di quel partito. Stiamo parlando di un evidente falso elettorale che ha alterato la democrazia”.
Adesso arriverà la Commissione d’Accesso ed è alto il rischio di un nuovo scioglimento.
“Mi auguro con tutto il cuore che Falcomatà si dimetta prima, per salvaguardare la città da un nuovo scioglimento – appunto – che sarebbe un disastro catastrofico. Sarebbe il secondo in poco più di dieci anni, significherebbe distruggere definitivamente la città che già oggi versa in condizioni imbarazzanti e vergognose. Sono sempre stato e sono tuttora contrario allo scioglimento: è sempre una decisione estrema che non fa bene alla città. Lo dicevo quando ha riguardato noi e lo ribadisco oggi: la città crollerebbe ulteriormente e mi auguro che non si arrivi a tanto”.
La tua coerenza ti fa onore.
“E’ raccapricciante l’ipocrisia della sinistra, che oggi si è stracciata le vesti per difendere il Sindaco di Bari Decaro contro l’ipotesi dello scioglimento dopo aver voluto, sostenuto e tifato per quello di Reggio. E anche a Reggio, nelle scorse settimane, illustri personaggi del Pd continuavano a difendere quel provvedimento infausto. Posso anche capire che Massimo Canale ha avuto incarichi da questo centrosinistra ed è la sua parte politica, ma mi sono molto stupito delle sue parole a favore di quello scioglimento. Vedrete che adesso il Pd locale si mobiliterà contro lo scioglimento del consiglio comunale guidato da Falcomatà, perché le loro posizioni sono esclusivamente strumentali ai loro interessi contingenti”.
L’ipocrisia della politica è uno degli handicap che più di tutti, negli ultimi dieci anni, ha allontanato la gente dalla politica.
“A Reggio stiamo vivendo il più grande paradosso delle ipocrisie del Pd: ai tempi di Arena, essendo stati i fautori della manovra per quello scioglimento, quotidianamente con i loro parlamentari agivano contro Reggio e contro chi amministrava la città. Oggi, invece, in maniera vergognosa, tacciono. Il Pd rimane in silenzio, nessuno ha difeso Falcomatà che è completamente isolato, e questo deve fare riflettere”.
Eppure ci sono tante note stampa uscite a sostegno della sua posizione.
“Ma sono tutti locali, sono quattro comunicati artefatti usciti dagli stessi uffici del Sindaco. Non ho sentito parole di Elly Schlein, di altri esponenti del direttivo nazionale del Pd o altri leader del partito. Neanche Conte, novello paladino di onestà e legalità, ha speso una parola. C’è una situazione in cui, in una Città Metropolitana, ci sono politici che cerano il consenso con la ‘ndrangheta, che vanno a cena con gli ‘ndranghetisti, che vanno ai matrimoni di queste persone e sono stati operati brogli elettorali, e nessuno parla. Pd e Movimento 5 Stelle sono in silenzio, evidentemente imbarazzati, non si esprimono né contro ciò che è successo né tantomeno a favore di Falcomatà, che è stato completamente abbandonato dalla sua parte politica. E non poteva essere altrimenti”.
Non c’è alcun dubbio che nel 2012 il Comune fu sciolto per molto, molto meno: le accuse erano molto meno gravi, non si erano mai neanche lontanamente paventati i brogli elettorali né il Sindaco aveva mai subito alcun sospetto di legami con la ‘ndrangheta.
“Noi, grazie alle persone che siamo e che abbiamo sempre frequentato nella nostra vita, avevamo un Sindaco come Demi Arena che è apprezzato a livello professionale ed è stimato da tutta la città. E’ una persona che non ha mai avuto alcun problema giudiziario, non è mai stato pizzicato in ambienti discutibili della politica e della città. C’è una differenza enorme tra i due mondi, il nostro e il loro. E lo dimostra Falcomatà: all’inizio della sua sindacatura diceva che siamo geneticamente diversi, ed è l’unica cosa giusta che ha detto in dieci anni da Sindaco. Siamo geneticamente diversi, per nostra fortuna, e noi ne siamo orgogliosi. Ha malgovernato la città ed è incappato in tanti e diversi problemi con la criminalità organizzata e con ambienti opachi della città, dal famoso SMS che ricorderete alle cene elettorali, alle richieste di aiuto per il ballottaggio; la magistratura accerterà i dettagli ma ci sono dei fatti conclamati che dimostrano inequivocabilmente come lui abbia beatamente parlato con queste persone. Demi Arena non l’ha mai fatto”.
Dalle carte dell’inchiesta Ducale emergono anomalie anche in dirigenti e funzionari.
“Emerge chiaramente un problema interno all’Amministrazione Comunale: mi sembra di aver letto di un amministrativo che parlava con parti estranee all’amministrazione, che è stata anche minacciata, e non ha agito come avrebbe dovuto. Anche di questo la politica deve tener conto, deve aver il coraggio di parlarne. Non si può rimanere in silenzio”.
Ieri le opposizioni hanno disertato il consiglio comunale sul Ponte sullo Stretto.
“Hanno fatto bene, ma mi sarei aspettato maggiore durezza da parte del centrodestra reggino su queste vicende, sempre rimanendo nell’alveo del garantismo ma dal punto di vista politico mi sembra che il centrodestra sia ancora troppo morbido. Non ho trovato note dure, feroci, adeguate a tutto ciò che emerso, sui brogli, su Minicuci, sul secondo tempo mai decollato e nato dai brogli. Loro, il centrodestra di oggi, Forza Italia, la Lega, Fratelli d’Italia, Minicuci, sono le vittime di quei brogli e non dicono niente? Servirebbe maggior incisività anche a livello regionale e della deputazione di parlamentari, dovrebbero innanzitutto lavorare per costruire la classe dirigente che dovrà sostituire Falcomatà in modo adeguato, ma adesso intanto far emergere tutti questi aspetti scandalosi del malgoverno e del malaffare della sinistra che in dieci anni ha distrutto la città”.
Cosa si prova, da protagonisti di quella stagione esaltante quale era stato il modello Reggio, a vedere tutto vanificato così in una città sempre più degradata e abbandonata?
“Peppe tu conosci mio figlio, tuo nipote è più o meno coetaneo, se tu oggi parli con un qualsiasi bambino che ha 10-12 anni e gli racconti di cos’era Reggio dodici anni fa, una città pulita, ordinata, senza buche, senza spazzatura, con i servizi efficienti, con le tasse comunali ai minimi nazionali, una città piena di turisti, piena di eventi, di concerti, spettacoli, mostre, serate teatrali di altissimo livello internazionale, ebbene, oggi i bambini non ci credono. Se gli fai vedere le foto, i video, pensano siano fatte con l’intelligenza artificiale. Reggio rischia di non avere più speranze, di rimanere indietro di vent’anni rispetto al resto del mondo e di non poter più recuperare. Ma soprattutto rischia di crescere una generazione assuefatta, in cui i ragazzi crescono dando per scontato che è sempre stato tutto così e quindi è normale così. E se dovesse esserci un nuovo scioglimento, sarà ancora peggio”.
Di fronte a questo scenario, però, nessuno si ribella: Reggio sembra subire tutto in modo passivo.
“E’ molto triste, forse la cosa più triste in assoluto. La città sembra inerme, ferma, non reagisce, non si vergogna, non prende posizione. Ormai si lascia scivolare addosso tutti questi fatti così brutti e non si ribella: è la conferma che ormai la gente ha perso anche la speranza, ha capito che purtroppo la città è affogata dal malaffare e non c’è niente da fare. Noi avevamo rilanciato la città creando sviluppo, lavoro e orgoglio dell’appartenenza, e c’era Reggio Non Tace che – appunto – non taceva su teoremi e fantasie. Oggi, invece, che il Pd si è macchiato di comportamenti gravissimi, tacciono tutti”.
Dicevano che Scopelliti si era costruito gli Hotel, che aveva portato i soldi a Malta, che il Comune aveva un debito di 670 milioni di euro…
“Ricordo bene tutte quelle amenità. Le truffe di Scopelliti, gli alberghi, Malta, il debito astronomico… C’era un sistema di bugie e pettegolezzi messo in atto dal Pd che aveva inquinato l’ambiente. La gente sentiva queste voci, le prendeva per vere e le rilanciava. E se di solito le bugie hanno le gambe corte, in quel caso erano anche senza capelli, con il naso lungo e il sopracciglio fuori asse. Il Pd usava un tipo di politica sui giornali con i parlamentari, per fare ogni giorno propaganda contro chi governava la città e la Regione, ma contemporaneamente usava anche un secondo binario di avvelenamento dei pozzi, quello del pettegolezzo, delle menzogne. Poi loro stessi quando hanno approvato il primo bilancio dell’era Falcomatà hanno dovuto per forza certificare che il buco di bilancio era sotto i 90 milioni di euro, e non di 670 come dicevano prima. Ma intanto avevano diffuso menzogne in città. Il risultato? Sono tornati al potere nel 2014, per non perderlo nel 2020 hanno fatto brogli elettorali e chiesto l’aiuto della ‘ndrangheta, e in tutto questo Reggio è devastata, rasa al suolo, uscirà dall’era Pd-Falcomatà come le città ucraine dopo le bombe di Putin”.
Dov’è collocato politicamente oggi Daniele Romeo?
“Daniele Romeo, come sempre, sta a destra. Ho la tessera di Fratelli d’Italia perché stimo Giorgia Meloni, apprezzo la sua azione, e perché con lei e tantissimi altri esponenti di Governo ho condiviso gli anni dell’impegno del movimento giovanile di Alleanza Nazionale. Non ho però alcun ruolo e ho difficoltà a spendere il mio tempo nella militanza, perché a livello comunale non mi ritrovo in tante, troppe scelte. Per me la destra è coraggio e passione, ed io non le trovo oggi nel partito locale. Come me, purtroppo, tantissimi amici che da sempre hanno militato a destra, e oggi preferiscono non votare”.