Da Bisignano all’A3: nomi, numeri e storia del percorso promozione della Domotek Volley

Il derby di Bisignano, la Coppa Italia, la super regular season, la gioia Playoff: la storia della promozione in A3 della Domotek Volley

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Era un pomeriggio, era ottobre, il calendario indicava il settimo giorno di quel mese ed un drappello di ragazzi, qualcuno pratico da tempo dei campi di volley, altri con pochi anni nella stiva ma carichi di talento, lasciavano Reggio Calabria con destinazione Bisignano. Lì, nel luogo devoto a Sant’Umile, era in calendario il debutto stagionale ed assoluto di un club sorto due mesi prima.

Serie B Nazionale, Domotek Volley Reggio Calabria, un binomio inedito, mai visto, mai sentito. Con loro, ad inerpicarsi sulle frange delle colonne della Sila greca, Antonio Polimeni, non un coach qualunque, ma il creatore e fondatore di un’utopia che nulla aveva da spartire con le chimere irraggiungibili. Un ideatore e realizzatore insieme che sapeva quale fosse la via e sapeva quale fosse il ritmo da impartire per chi aspirasse ad arrivare sulle rive di un sogno. Accanto a lui, impagabili ed irrinunciabili pilastri della panchina, Franco Giglietta, “Mister Volley”, la saggezza fusa con l’imperturbabilità, e Franco Giglio, un gigante di abnegazione e sacrificio.

A gestire le operazioni di imbarco prima del decollo nella Storia la colonna portante della società, il direttore generale Marco Tullio Martino, la dinamicità al servizio della competenza, l’instancabilità incollata alla professionalità; il team manager Enzio Corso, una vita di conoscenza messa lì a disposizione per divenire punto di riferimento incessantemente acceso sulle esigenze del club. Quel primo derby di Calabria, quello del 7 ottobre, si concluse per la Domotek Volley nel migliore dei modi, 3-0, un modo che sarebbe presto, molto presto, diventato un’abitudine con cui prendere confidenza.

Sette giorni più tardi il disvelamento alla città, l’esordio nel tempio dello sport reggino, il PalaCalafiore, ospite la Paomar Volley Solarino, attrezzata per compiere il salto in Serie A3. Dunque, un banco di prova probante, un esame superato a pieni voti, 3:0, ancora. Da lì in avanti, in casa o fuori non faceva nessuna differenza, nella casella dei set abbandonati per strada lo zero è rimasto malinconicamente tale. Lo è stato fino al 13 aprile, sull’altra sponda dello Stretto, avversaria la Datterino Volley Letojanni, ventiduesima giornata. Due settimane dopo, una primizia, a Bronte, in casa dell’Aquila, vittoria al tie-break. Infine, all’ultima uscita tra le mura domestiche, un set appannaggio della Raffaele Lamezia.

In totale, a stagione regolare in corso, i conti sono presto fatti: 66 parziali targati Reggio Calabria, 4 quelli in cui a prevalere sono stati i rivali. “Nel mezzo del cammin”, altro lavoro di fino: ticket per le Final Four di Coppa Italia guadagnato andando a prendersi i tre punti sul campo vergine di Grottaglie e portandone via due nel duello a domicilio contro la EnergyTime Spike Devils Campobasso. Sul campo pugliese, il 27 gennaio, un’affermazione che lasciò una cicatrice così dolorosa da far capire, in modo definitivo, la salda solidità del gruppo: Gianluca Schipilliti, tra i leader emotivi dello spogliatoio, stille di temperamento che zampillano da tutti i pori, esce dal campo visibilmente sofferente e sorretto da altrui braccia. Stagione tristemente finita, ma né lui, né i compagni si abbandonano allo scoramento: “Schipi” subito a lato del terreno di gioco ad incitare e motivare, loro a dare spettacolo sotto rete. E così è stato fino al limite ultimo: il centralone a dare manforte con la “garra” che gli appartiene, il resto del team a fare scintille.

Nel frattempo, al roster composto ad agosto si erano aggiunti, a dicembre Peppe “Bosco” Boscaini, una libellula che si alza leggiadra per pestare palloni con prepotenza agghiacciante, ed a gennaio Totò Picardo, un centrale con una sovrabbondanza di esperienza tale da poterne regalare a chiunque, in Serie B, ne fosse sprovvisto. Il matrimonio con i nuovi innesti riesce: è così quando intelligenza emotiva e prontezza di pensiero si combinano senza sforzo.

Mentre si percorrono gli ultimi tornanti della stagione, a rovesciare ulteriore propellente nei meccanismi del team provvede l’innesto del palleggiatore Daniele Illuzzi. Non è finita qui: il livello di difficoltà, quando l’obiettivo è quello di superarsi e passare oltre le contrarietà della sorte, si è elevato, incredibilmente, ed a ridosso delle sfide decisive Max Lopetrone, di professione libero, caratteristiche tipiche generosità a tonnellate e brama incontenibile di fare sempre meglio, di fare sempre di più badando al sodo impostogli da un’etica del lavoro encomiabile, costretto a guardare con un gesso da indossare per qualche settimana, ad ingabbiargli il braccio sinistro.

Emergenza tamponata chiamando in servizio Peppe Zito, dieci anni di spessore a calcare palcoscenici di prestigio e, senza fasi pregare, a dettare, nulla concedendo alle sbavature, tempi e ritmi degli automatismi difensivi. Il 34enne siciliano ha trovato un contesto ideale per esprimersi immediatamente al meglio, un contesto che porta, nelle dinamiche di gioco, nomi e cognomi precisi. Nomi e cognomi che, sebbene il romanzo della Domotek Volley sia destinato ad arricchirsi di tanti capitoli negli anni a venire, avranno il privilegio sempiterno di rimanere scritti col fuoco ardente sulla prima pagina ed in grassetto.

Nomi e cognomi che hanno già impresso un carattere definito alla Storia che verrà: Domenico Laganà, il Capitano, la torre mai pendente, il braccio armato della legge del volley; di Gianluca Schipilliti già si è detto, anche se nessuna parola descriverà compiutamente il suo peso specifico dentro e fuori i confini del parquet; come pure si è detto del libero Max Lopetrone, la rappresentazione plastica di come la gioventù esuberante, anche nel terzo millennio, si possa sposare con il rigore mentale cadenzato dalle ambizioni; Maurizio Schifilliti, l’inappuntabile “controllore di volo” che ha “autorizzato” con il suo palleggio di alta sartoria i decolli dei palloni poi catapultati dai potenti velivoli amaranto; Omar El Moudden, furia spiazzante capace di sconquassare anche le retroguardie maggiormente ordinate; Emanuele Renzo, un orologio puntuale, mai fuori dai termini precisi del piano gara prestabilito; il succitato Antonio Picardo, un frullato gustoso di agonismo e tecnica, rodaggi ottimamente collaudati negli anni ed una persistente voglia di alzare l’asticella; Stefano Remo, il centrale giusto al posto giusto, funzionalità tecnica strettamente aderente agli schemi; Fabio Remo, titolare aggiunto a tutti gli effetti, per qualità e rendimento mai sotto le righe disegnate dal mister; la presa immediata, autorevole e fidata, di Peppe Boscaini ed Alessandro Illuzzi, è stata già messa sotto la lente d’ingrandimento; il talento vispo e disinvolto di Diego Vizzari; la sicura affidabilità dei giovanissimi virgulti Marco Sangregorio, Fabio Giuliani e Federico Filianoti.

Un drappello di ragazzi ed uomini che ha cominciato a versare sudore alle primissime luci di settembre e, spinto indietro il muro delle difficoltà, un centimetro dopo l’altro, con la benzina assicurata dal lavoro encomiabile del preparatore atletico Leo Zema e del fisioterapista Francesco D’Ascoli. Un ingranaggio esemplare che i vertici del club hanno messo in moto, in un turbine di impellenze ed esigenze sempre nuove ad agosto del 2023, e tenuto acceso con modalità ineccepibili fino al traguardo: il primo, quello che ha conquistato la città, quello dove ci si ritroverà per una ripartenza, dalla Serie A3, avendo ben in mente, con una pulizia tersa, l’esatta collocazione di quelli successivi.

Vederli prima della loro manifestazione concreta è il destino degli idealisti bravi: quelli che danno forma ai sogni, quelli che trascinano il futuro dalla vaga fumosità alla concretezza del presente, quelli che, tanto per cominciare, tirano su dal niente un club e nello spazio di otto mesi lo alloggiano sul piano dell’A3 puntando dritto con lo sguardo le scale che conducono più in alto, molto più in alto, lì dove i nostri occhi non arrivano.

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