Chi ha vinto, chi ha perso? Chi è andato bene, chi è andato male? Come ogni volta, dopo le elezioni inizia la sfida delle dichiarazioni trionfali di tutti su tutto. I dati vengono interpretati e ovviamente ognuno lo fa dal proprio punto di vista. Ma alla fine sono numeri, e per analizzare il voto basta utilizzare la matematica. Fondamentale, in questo caso, il confronto con i dati delle elezioni politiche di settembre 2022, poco più di un anno e mezzo fa, per capire qual è l’andamento dei vari partiti politici italiani.
Si va delineando uno scenario sempre più bipolare, con il voto che si polarizza da un lato per la coalizione di centrodestra e dall’altro per quella di centrosinistra che cresce con Pd e Avs. Crollano, invece, i partiti alternativi, e cioè quelli che cercano di mettere in dubbio il bipolarismo: il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte e i centristi di Renzi e Calenda.
L’analisi del voto partito per partito con il dato finale, lo scarto rispetto alle politiche di settembre 2022 e un breve commento.
Fratelli d’Italia 28,81% (+2,83%)
“Questa notte è più bella di quella di due anni fa” ha commentato sorridente il premier Giorgia Meloni, che ha tutti i motivi per essere soddisfatta e orgogliosa. Fratelli d’Italia, il partito che ha fondato nello scetticismo generale nel 2012, sfiora il 29% e aumenta sensibilmente il proprio consenso rispetto alle elezioni politiche di settembre 2022, quando si era fermato al 25,98%. Un risultato “facile“, secondo alcuni osservatori, perchè allora Giorgia Meloni era all’opposizione senza responsabilità di governo. Adesso, però, Meloni è Presidente del Consiglio da quasi due anni, e il suo apprezzamento cresce ulteriormente, per giunta senza andare ad intaccare quello degli alleati (crescono anche loro, seppur meno), per cui lo stesso premier ha utilizzato parole molto positive in conferenza stampa nella notte. “Sono contenta che crescano anche loro, cresce tutto il Centrodestra e il Governo è sempre più forte, solido e saldo”.
Fratelli d’Italia ha ottenuto oltre 6 milioni e 600 mila preferenze; di queste, 2 milioni e 353 mila sono andate proprio a Giorgia Meloni che si era candidata per testare l’apprezzamento nei suoi confronti: è stata la più votata in assoluto in tutt’Italia, ha raccolto un numero di voti davvero eccezionale e guida l’unica maggioranza solida in Europa. Dopo queste Europee, infatti, Macron si è dimesso e la Francia tornerà al voto, mentre Scholz e Sanchez in Germania e Spagna hanno perso ulteriormente consenso e i loro governi sono in bilico. Nel Regno Unito, che non fa parte dell’Ue ma rimane uno dei principali Paesi d’Europa, Sunak si era dimesso due settimane fa e il Paese tornerà al voto. Giorgia Meloni è oggi il leader più forte in Europa e l’Italia ha il governo più stabile in assoluto tra i Paesi europei: non era mai successo prima nella storia.
Forza Italia – Noi Moderati 9,63% (+0,62%)
Per molti è una grande sorpresa: negli ultimi dodici anni, Forza Italia è stato considerato “morto”, “finito”, sempre troppo frettolosamente. I super esperti che avevano già seppellito il partito fondato da Silvio Berlusconi non hanno imparato la lezione del decennio precedente e così hanno dato ancora una volta per scontata la scomparsa di Forza Italia con la morte del Cavaliere, un anno fa. E invece Forza Italia non solo c’è, ma ha un peso specifico sempre più importante nello scacchiere politico nazionale perchè rappresenta la voce più moderata della coalizione di governo e raccoglie consensi determinanti nell’area di Centro. Sfiora, per appena 80 mila voti, lo storico sorpasso al Movimento 5 Stelle che però è soltanto rinviato. Da evidenziare che Forza Italia alle elezioni politiche aveva ottenuto l’8,11%, ma stavolta alle europee si presentava insieme a Noi Moderati, la lista centrista di Lupi, Toti e Brugnaro, che alle politiche correva da sola (sempre nella coalizione di Centrodestra) e aveva ottenuto lo 0,90%. Già allora, la somma delle due liste – 9,01% – era superiore alla Lega (ecco perchè non c’è nessun sorpasso!), quindi l’incremento è stato dello 0,62%.
Lega 9,02% (+0,23%)
Anche la Lega di Salvini cresce rispetto all’8,79% delle elezioni politiche di settembre 2022: supera il muro del 9% e si avvicina addirittura al Movimento 5 Stelle, che adesso dista appena 200 mila voti. Nonostante tante chiacchiere e dure contestazioni, Matteo Salvini tiene salde le redini del partito: è stato l’unico leader del Centrodestra a non scendere in campo personalmente per le europee, a differenza di Meloni e Tajani, e ha scelto Roberto Vannacci per dare una forte identità al suo partito su principi e valori politici, con l’intenzione di collocare sempre più la Lega sullo scenario politico dei contenuti e superando definitivamente le origini di realtà territoriale e nordista. Con 530 mila preferenze complessive per Vannacci, gli elettori hanno premiato questa scelta che dà ulteriore forza alla Lega e a Salvini in futuro.
Totale Centrodestra 47,46% (+3,67%)
Rispetto al 43,79% ottenuto alle elezioni politiche di due anni fa, la coalizione di Centrodestra aumenta il proprio consenso di quasi 4 punti percentuali, contro ogni previsione dei sondaggi elettorali. Evidentemente il popolo sta apprezzando l’azione del Governo, che ha raccolto successi straordinari nel settore economico e smentito le funeste profezie di sventura paventate da certe élite politiche, intellettuali e giornalistiche in quella stagione. E’ il risultato più importante per quanto riguarda le prospettive di un governo di legislatura, che ha già avviato le più importanti riforme per ammodernare il Paese. Paese che sulla riuscita di quest’azione politica si gioca tutto nei prossimi tre anni.
Partito Democratico 24,06% (+5,2%)
Dopo la clamorosa debacle delle politiche quando il Partito Democratico si era fermato addirittura al 19,04%, oggi il Pd torna a crescere grazie alla leadership di Elly Schlein che ha restituito al partito un’identità di sinistra. Non è tutto oro quello che luccica, innanzitutto perchè a differenza del Centrodestra, il Pd ha semplicemente raccolto gli elettori in fuga dal M5S, e neanche tutti. E poi adesso che Schlein rimane salda alla guida del Pd, c’è tutta l’anima moderata e riformista del partito che diventerà sempre più insofferente. Il 24% non è certo un dato lusinghiero per la storia e le ambizioni del Pd, né bisogna commettere l’errore di attribuire a Schlein il merito personale di questo risultato: ha ereditato un partito che nel 2022 si era presentato alle elezioni senza leader, senza candidati, provando a tirare per la giacchetta Mario Draghi dopo che per anni aveva eletto Conte a proprio totem. Dopo 11 anni al servizio di qualsiasi governo, fosse tecnico o politico frutto di accordi di palazzo e mai indicato dagli elettori nel voto, il Pd ha raggiunto il fondo e in ogni caso sarebbe ripartito. Con chiunque. Elly Schlein lo sta collocando in una posizione di sinistra così estrema che mai il partito ha avuto prima sin dalla sua fondazione, e non è detto che questo sia un bene sul lungo termine proprio perchè tutta l’area più centrista del partito continuerà a non sentirsi a proprio agio.
Movimento 5 Stelle 9,99% (-5,44%)
Il Movimento 5 Stelle crolla dal 15,43% delle elezioni politiche addirittura sotto il 10%, peggio di ogni previsione sondaggistica. Il partito che quotidianamente accusa il governo Meloni di aver provocato “milioni di poveri” dopo che cinque anni fa esultava con Di Maio sul balcone per aver “abolito la povertà”, arroccato in difesa degli abomini di reddito di cittadinanza e Superbonus che negli scorsi anni hanno devastato il Paese, attribuendo a questo Governo in carica da un anno e mezzo tutti gli atavici problemi del Paese (in buona parte creati da loro), evidentemente non viene più compreso dagli elettori come avevano già dimostrato le piazze vuote nel Paese durante la campagna elettorale.
Alleanza Verdi-Sinistra 6,70% (+3,06%)
Il partito di Bonelli e Fratoianni fa il botto. Non è solo un aumento di tre punti percentuali, ma è anche un quasi raddoppio rispetto al 3,64% del risultato ottenuto alle politiche: con questa base di partenza, un incremento del genere fa ancora più rumore. Per gli alleati a sinistra del Pd è un risultato straordinario: i nostalgici rivedono già Rifondazione Comunista, anche se lo spessore di Fausto Bertinotti è inarrivabile per i rappresentanti di quest’alleanza che certamente non si offenderanno. Le loro sono battaglie di retroguardia e di minoranza (pensiamo alla lotta perdente contro il Ponte sullo Stretto) ma sono sensibilità avevano bisogno di essere interpretate e adesso hanno un vero riferimento politico.
Italia Viva 3,76% – Azione 3,34% (-3,51%)
I grandi sconfitti di queste elezioni europee, ben oltre il tonfo del Movimento 5 Stelle e di Giuseppe Conte, sono Matteo Renzi e Carlo Calenda: non riescono neanche a raggiungere la soglia di sbarramento del 4%, in modo beffardo, dopo essersi divisi per questioni meramente personali. Insieme, infatti, avrebbero superato persino il 7% e portato a Strasburgo (sono nello stesso gruppo parlamentare europeo) tra 7 e 8 eurodeputati. Invece così rimangono a secco. Clamoroso il flop di Renzi, che all’Eurocamera voleva andarci davvero e aveva stretto l’accordo con +Europa di Emma Bonino. Alle elezioni politiche, Renzi e Calenda erano insieme in un’unica lista con Azione-Italia Viva che aveva raggiunto il 7,78% mentre +Europa andava con una lista autonoma nella coalizione di Centrosinistra insieme al Pd, e aveva raggiunto il 2,83% dei voti. Insomma, queste due liste partivano dal 10,61% di un anno e mezzo fa, eppure Renzi e Calenda sono riusciti a vanificare tutto. Da quest’area arrivano tutti i voti che ha guadagnato il Centrodestra, basti pensare a Roma: nella Capitale Fratelli d’Italia è diventato il primo partito con il 29,2% dei voti, mentre Azione di Calenda è crollato al 4,53%. Un dato che dice tutto.