“La mia inchiesta giornalistica proseguirà e quello che è successo dimostra che c’è un palese deficit di controllo di queste realtà e anche una clamorosa sottovalutazione di certa politica. Non sono un kamikaze, ho affrontato la Ndrangheta di San Luca affronterò anche questo mondo dell’Islam radicale, non sono uno da antimafia da salotto meneghino”. Lo afferma in una nota il massmediologo Klaus Davi.
“Sono il solo giornalista che conosce personalmente i principali boss di San Luca e le loro famiglie. Sono uno dei pochi da Roma in su che ha anche una conoscenza personale e sociologica della Ndrangheta, perché frequento il loro contesto sociale e sono stato ospitato nelle loro case, come procuratori di grandissima levatura quali Nicola Gratteri e Giuseppe Lombardo sanno bene. E tutto questo mi sarà molto utile qui al Nord”.
“Ci tengo a sottolineare due cose: non sono stato aggredito ‘perché ebreo’ ma perché percepito come tale dalla Comunità Islamica, che è ancora più indicativo. Purtroppo questo fatto da’ ragione alle considerazioni che ho esposto anche in un recente incontro dell’associazione Svizzera Israele a Lugano. Il percepito delinea la realtà ed è anche su questo piano che si è consumato il conflitto Hamas – Israele. Hamas ha vinto la guerra del percepito. Non aver capito questo è stato un fatale errore di somma arroganza dello Stato di Israele”.
“E’ ininfluente l’appartenenza religiosa effettiva se vieni percepito come ebreo.. Lo diventi e basta. Detto questo : sono pronto a incontrare gli Imam e ad avviare un dialogo costruttivo . Amo profondamente la musica e la cultura mussulmane . In Francia frequento le comunità ebraico sefardite che parlano in Arabo. Sono un uomo del dialogo, o come hanno scritto su tutte le Mura di Reggio Calabria “Klaus Davi è un uomo di pace”.