Eppur si muove. A poco più di un anno dalle prossime elezioni Comunali, Reggio Calabria è una città in cui finalmente è tornata la fibrillazione politica: la società civile ha recepito la lezione del 2020 e stavolta non vuole farsi trovare impreparata. No, stavolta non si deciderà tutto a Roma: il territorio si prepara con ampio anticipo ad avere candidature strutturate, credibili e autorevoli che partano dal basso. In quest’ottica sono numerose le candidature civiche già ufficializzate o in odore di ufficialità: Massimo Ripepi è già in campagna elettorale con il movimento di Stefano Bandecchi, Eduardo Lamberti-Castronuovo si sta muovendo già da tempo e venerdì scorso ha ufficializzato la sua candidatura; il giorno successivo anche Ninni Tramontana ha posto il primo tassello in tal senso presentando l’associazione che vuole rappresentare quella spinta alla corsa a Palazzo San Giorgio, e poi c’è anche Klaus Davi che vuole riprovarci e – pur senza aver ancora annunciato ufficialmente la discesa in campo – non ha mai smentito l’intenzione di prendersi una rivincita dopo la beffa delle scorse amministrative, quando è rimasto fuori dal consiglio comunale per una manciata di voti.
“Più siamo, meglio è” commenta Eduardo Lamberti-Castronuovo ai microfoni di StrettoWeb. “Vuol dire che la città si sta svegliando. Ovviamente mi farà piacere se sarò io a diventare Sindaco, ma sono sempre pronto a cedere il passo a chi meglio di me potrebbe rappresentare questa città. Quello che mi piace molto di questo momento è che si muovono in tanti, mentre fino a ieri tutti dormivano. Sono stato il primo a suonare la sveglia, e mi fa piacere. Non credo che nessuno sarebbe venuto fuori se non avessero visto che io già da un anno mi muovo in tal senso: vuol dire che avevo ragione, e rivendico questa primogenitura. Ovviamente non chiudo la porta a nessuno, anzi, mi auguro si possa fare un movimento unico per il bene della città, perchè fare il Sindaco di Reggio Calabria non è qualcosa di facile. Il problema non è tanto essere eletti, ma cosa si fa il giorno dopo. Senza una squadra ben strutturata, nessuno potrà mai essere all’altezza della gestione di questa città. Quindi, se l’unione può fare la forza, ben venga”.
E’ possibile immaginare degli accordi tra movimenti civici per una candidatura unitaria?
“Auspico momenti di sintesi, perchè è inutile farsi la guerra tra poveri. Le candidature civiche sono importanti, anche perchè arrivano dal cuore di Reggio, dove fino ad oggi i partiti non ci sono stati. C’è stato l’inciucio dei partiti, si sono messi d’accordo per fare quello che hanno fatto fino ad ora: anche in consiglio comunale non c’è stata un’opposizione agguerrita, vera. Io adesso voglio fare una campagna elettorale inversa, significa che sono i cittadini a tirare fuori quelli che sono i loro desideri, noi candidati civici non è che siamo Pico della Mirandola, non abbiamo dentro di noi chissà quale desiderio di emergere, per me vale la mia storia. La mia storia in questa città. Cosa ho fatto io in questa città? Ho realizzato una struttura che dà 150 posti di lavoro e risponde alle esigenze di buona sanità; ho realizzato una televisione dove tutti possono parlare liberamente senza nessun problema; ho realizzato il Palazzo della Cultura, le bande musicali e tante altre realtà culturali. Io metto sul piatto della bilancia quello che ho fatto, non per fare il primo della classe ma per dire cos’ho fatto da privato senza mai avere padrini politici alle spalle, men che meno la massoneria contro cui non ho niente, ma che non ho avuto mai alle spalle. Sappiamo che porta avanti le sue istanze, e potrebbe essere interessata anche alle prossime elezioni amministrative. Io non ci ho mai avuto nulla a che vedere”.
Qual è la principale sfida che si prospetta per il futuro amministratore della città?
“Reggio oggi ha una serie di problemi infiniti che non sono solo quelli banali delle buche e della spazzatura, ma di grave mancanza di identità. Reggio non è più niente, l’hanno azzerata, e non do la colpa solo a questa amministrazione, è da tempo che Reggio viene azzerata, sin dai tempi del capoluogo che lungi da essere un pennacchio, era un fatto molto importante. Ci sono stati degli sprazzi, vedi Italo Falcomatà, c’è stato un momento anche con Scopelliti che ha avuto intuizioni molto positive soprattutto per quanto riguarda la gestione dei giovani. Ognuno ha messo qualcosa di positivo, ma la risultante è stata fortemente negativa. Ecco perchè il polo civico è importante: viene dalla città, la candidatura nasce dalla città, e guarda esclusivamente agli interessi della città”.
Che tipo di attività immagina da Sindaco di Reggio Calabria?
“Reggio ha bisogno di un Sindaco che abbia un testosterone elevato, che abbia una chiara e netta idea di città e che sappia rischiare in proprio, anche dal punto di vista giudiziario. Che sappia sopportare anche gli avvisi di garanzia. Fossi stato io Sindaco, ad esempio, avrei abbattuto il Lido anche con i vincoli della Soprintendenza, ovviamente trovando cavilli giuridici perchè la legalità è la mia bussola di vita, ma Valentino – il primo Sindaco dopo il terremoto del 1908 – ha usato la legge ai limiti più estremi, la legge è fatta per essere interpretata tanto che se fosse categorica non ci sarebbe la giurisprudenza. Quando si tutelano gli interessi dei cittadini, e non i propri, non è possibile che ci siano fatti illegali. Il Lido non è illegale abbatterlo; al contrario è illegale tenerlo così. E’ sicuramente illegale o illegittimo dire che quelle cabine non sono demolibili perchè rappresentano un fatto storico, perchè non è vero. E allora piazza De Nava? Non era storica? E oggi cosa c’è rimasto? Quindi come vedete la legge si può utilizzare come ha fatto il soprintendente per piazza De Nava, e un Sindaco deve usare la legge per abbattere quelle cabine diventate un gabinetto di indecenza. Il Lido è identitario per Reggio Calabria, quando eravamo ragazzi il modo di dire era ‘a chi ura scindi o lidu, a chi ura ti ndi nchiani’. Questi modi di dire hanno accompagnato la vita di generazioni, ora di che parliamo? Il Lido così com’è che cos’è? Lo dicano i cittadini. Io dico che è una vergogna per la città. Prima era l’emblema della città, oggi è una vergogna. E vogliamo parlare dei Teatri? Una città con un solo teatro… vergogna pure questa! Vergogna! L’Amministrazione avrebbe potuto fare moltissimo; dov’era la Soprintendenza quando il Siracusa è diventato un fast food? Non era un monumento da salvaguardare? E hanno lasciato le prime tre file e un palcoscenico con dietro la paninoteca, che autorizzazione è? Vergogna! E poi c’è l’emblema della città: quei blocchi di pietra di Lazzaro messi sul corso Garibaldi: sono cirrotici, sono buttati lì a casaccio. Danno l’idea della mancanza assoluta di un’idea di città, di ordine, di legalità, di tutto. Sono buttati uno qua, uno là, e che cos’è questo? E’ l’idea della città di Reggio Calabria oggi, che va totalmente ribaltata”.
Lo sa che se venisse eletto, a 75 anni sarebbe il Sindaco più anziano della storia della città?
“Non a caso ho dato la mia disponibilità solo per una consiliatura, proprio per motivi biologici. E, vede, questo è un vantaggio perchè non dovrò fare le cose per essere rieletto, non dovrò tenermi buone le persone. Io – se i cittadini mi sceglieranno – farò il Sindaco solo per cinque anni e non di più”.
E se poi si candida Scopelliti…?
“Scopelliti non si candiderà né ora né mai, ha altre mire. La riprova è il fatto che con me è sceso in campo apertamente Demi Arena, come anche Luigi Tuccio, da sempre a lui molto vicini. Ho un ottimo rapporto con Scopelliti, lui aveva una bella idea di città, ha commesso errori gravi attorniandosi di persone non all’altezza”.
Lamberti, in bocca al lupo per questo percorso. E grazie per il tempo che ci ha dedicato.
“Guardi, solo in Italia succede che si possa non rispondere alle domande dei giornalisti. Se quello che vediamo quotidianamente nel nostro Paese nei confronti dei giornalisti accadesse altrove, ad esempio negli Stati Uniti, il soggetto che si rifiuta di rispondere a un giornalista il giorno dopo si dovrebbe dimettere. Non si tratta di una concessione: i giornalisti rappresentano il popolo e informano il popolo, rispondervi è un obbligo”.