Il legame tra Falcomatà e il referente della ‘ndrangheta: l’incubo che vinca Minicuci, gli incontri segreti in giardino e poi la festa blindata

Le intercettazioni tra Falcomatà e Daniel Barillà, genero del boss di Sambatello e referente politico della 'ndrangheta, mostrano un quadro desolante: così la cosca ha condizionato il ballottaggio per evitare che vincesse Minicuci

StrettoWeb

Guardate bene la smorfia del Sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, quando la giornalista gli chiede ragguagli circa le contestazioni della Procura della Repubblica sui rapporti elettorali con Daniel Barillà, il referente politico della ‘ndrangheta. Sono passate poche ore dall’operazione dei Carabinieri di Reggio Calabria che hanno eseguito i 14 arresti e notificato l’indagine in corso agli indagati a piede libero, tra cui il primo cittadino appunto, con accuse gravissime: “scambio elettorale politico-mafioso“, nell’ambito dell’inchiesta “Ducale”.

Tutto succede martedì mattina, all’alba. Nel corso della mattinata Falcomatà non rinuncia a partecipare all’incontro di Palazzo San Giorgio per celebrare la promozione della Domotek Volley, e si concede ai giornalisti che ovviamente chiedono delucidazioni sull’ennesima indagine che lo travolge. Lui replica con particolare nonchalance, ostentando serenità, addirittura vestendosi da paladino della giustizia, “la mia amministrazione sta dalla parte della legalità” e poi alla domanda sui rapporti con Daniel Barillà, fa quella smorfia e dice che “è una persona incensurata che conosco da tanto tempo e che è attivo politicamente da sempre”. La giornalista fa notare al Sindaco che la procura contesta a Barillà la vicinanza alla cosca Araniti, e Falcomatà risponde che “questo è tutto ancora in fase di indagine”. E invece no.

Voto di scambio politico-mafioso, le prime parole del sindaco Falcomatà sull'inchiesta della Procura

Che Daniel Barillà sia il referente politico della cosca Araniti, secondo la Procura, è un fatto conclamato anche già dalle sole relazioni familiari. Barillà, infatti, nel 2019 ha sposato Angela Araniti, figlia del boss di Sambatello Domenico Araniti detto “il Duca“, da cui l’inchiesta prende il nome. Falcomatà, quindi, sapeva benissimo chi fosse Daniel Barillà e lo dimostrano le intercettazioni contenute nell’ordinanza in cui emerge tutta la consapevolezza del Sindaco che è vicinissimo a Barillà, tanto da sentirlo quotidianamente durante la campagna elettorale del 2020, organizzando gli incontri con la massima segretezza.

Gli investigatori, dopo aver ricostruito con meticolosi dettagli la genesi e le modalità di sostegno al candidato del Partito Democratico in consiglio comunale Giuseppe Sera, fanno un quadro del risultato elettorale del primo turno specificando che Sera è quarto per preferenze nella lista del Pd e che quindi risulterà eletto a Palazzo San Giorgio soltanto se Falcomatà vincerà il ballottaggio. “Pertanto – scrive la Procura – la macchina elettorale della cosca Araniti, dopo aver appoggiato Sera al primo turno con palesi brogli elettorali, doveva nuovamente attivarsi in vista del ballottaggio“.

A quel punto nell’ordinanza c’è un intero capitolo dedicato alla campagna elettorale della ‘ndrangheta per Falcomatà in persona: la ndrina non poteva permettersi una vittoria di Minicuci. Il capitolo si intitola “Il ballottaggio per le elezioni comunali del 4 e 5 Ottobre e il sostegno degli Araniti al candidato sindaco Giuseppe Falcomatà“.

La situazione descritta era ben chiara a Daniel Barillà – scrive la Procura – che, per raggiungere l’obiettivo della cosca Araniti di piazzare un suo uomo tra le fila del consiglio comunale reggino, decideva di puntare senza indugio sulla elezione a sindaco di Falcomatà. Barillà e la cosca Araniti iniziavano, conseguentemente, ad attivare i loro consueti canali per favorire l’elezione di Falcomatà che, dal suo canto, per l’evidente timore della sconfitta elettorale, accoglieva volentieri le strategie elettorali del pupillo degli Araniti. Ebbene, i prodromi del futuro accordo tra i due erano già evidenti dalle conversazioni intercettate in prossimità della comunicazione dei risultati del primo turno elettorale, nella mattinata del 21 settembre 2020 (a scrutini ancora in corso, ndr), allorquando era già chiara la necessità di ricorrere al ballottaggio per l’elezione del sindaco reggino, conversazioni in cui Daniel Barillà indicava a Falcomatà la strada da percorrere insieme: “se al ballottaggio si arriva con Minicuci, dovremmo vincere facile”, suggerendo al contempo di “chiudere le piccole frazioni”, per accrescere il consenso elettorale“.

L’intercettazione svela il legame particolarmente intimo tra Barillà e Falcomatà. Innanzitutto è una delle pochissime persone con cui il Sindaco parla durante lo scrutinio. Falcomatà, con toni preoccupati e delusi per il risultato del primo turno, gli chiede al telefono: “tu che percentuali mi dai?” e Barillà risponde, “secondo me arrivi al 40, 42%” (poi sarà 37% ndr), aggiungendo “poi se al ballottaggio si arriva con Minicuci dovremmo vincere facile, però strutturandosi“. Falcomatà risponde “certo“. E Barillà lo incalza: “ti posso dire una cosa? Domani sera già, se noi saremo al ballottaggio, vediamoci subito, ma subito subito. Già dopodomani muoviamoci“.

I due si salutano, e la Procura scrive: “iniziava così la campagna elettorale a favore di Falcomatà che, come per le altre occasioni di voto, prevedeva il coinvolgimento dei fedelissimi di Daniel Barillà, a partire da Ignazio Borruto“. Effettivamente tutto andrà come Barillà – il referente della cosca della ‘ndrangheta reggina – indica a Falcomatà, che lo segue con estrema fiducia. Il 25 settembre 2020 gli investigatori intercettano un’altra telefonata tra i due, in cui è Falcomatà a chiamare Barillà chiedendo espressamente il suo aiuto per ottenere la vittoria al ballottaggio, ricevendo garanzie in tal senso e una piano di pronta attuazione. A quel punto, nella telefonata, Falcomatà invita Barillà a vedersi presso la sede del suo comitato elettorale, dandogli la disponibilità di un accesso riservato da un’entrata laterale. La telefonata inizia con Falcomatà che chiama e dice “Danielino“, in tono molto confidenziale. “Ho bisogno di una mano, ho bisogno di una grande, grande mano“. Barillà gli spiega la sua strategia e gli dice “facciamo due incontri e via e poi non dobbiamo vederci più. E ci vediamo il 6, dopo il voto“. Falcomatà insiste in modo pressante sulla necessità di vedersi nell’immediatezza, e Barillà acconsente a raggiungerlo. “Io sono qua al comitato, ci mettiamo nella mia stanza riservati se vuoi puoi entrare anche dalla discesina… laterale” dice Falcomatà, ma Barillà gli risponde “io non ho niente, io entro ufficialmente“. Falcomatà insiste: “no, per stare tranquillo“.

La Procura continua nella ricostruzione dei fatti: “Nel giorno immediatamente successivo, il 26 settembre 2020, si registrava l’attivismo di Barillà nel reperire consensi elettorali in favore di Falcomatà e il suo confronto con quest’ultimo sul punto: “Sindaco buongiorno, allora io mi sono fatto una chiacchierata con un paio di persone… poiché bisogna essere operativi, è inutile fare cene, cenette e incontri e aperitivi, cioè bisogna fare incontri singoli, quindi se tu mi dici il giorno, io cioè mi… mi dai… guarda quattro ore la mattina sono con te, io mi fisso dieci appuntamenti e ci vediamo, capito? Poi magari tutto il mio gruppo, quello stretto, giusto per… per dirglielo, alla fine ci vediamo tutti… con tutti quanti. Però questi incontri singoli è meglio farli perché bisogna essere operativi, è inutile fare cene e cenette che non portano a niente quelle, sono tutte parate. Fammi sapere tu quando e io organizzo tutto“.

La strategia dettata dal Barillà, secondo la Procura, “reputando inutili cene e cenette e…aperitivi, prevedeva di fare incontri singoli nell’ordine di dieci appuntamenti e un incontro finale con tutto il mio gruppo, indicazioni che effettivamente verranno seguite alla lettera da Falcomatà“. L’ordinanza riporta nel dettaglio tutti gli incontri, che si susseguono per tutto il tempo della campagna elettorale per il ballottaggio, in molti casi con l’affannosa ricerca di essere lontani da occhi indiscreti. Uno degli incontri, ad esempio, viene organizzato in un giardino, “in quanto ritenuto luogo ideale per preservarne la riservatezza” scrive la Procura. Nelle intercettazioni persino Barillà è sorpreso, e dice ad un compare del suo gruppo: “pensavo che andavano all’ufficio“, e lui risponde “no no il giardino è più bello… è più per fatti nostri“.

La tensione cresce nei giorni del voto. La richiesta di votare per Falcomatà al ballottaggio è ossessiva da parte di Barillà e del suo gruppo. In una telefonata Barillà invita il suo interlocutore: “votate tutti a Falcomatà“, e questo risponde: ” certo … puttana! E che c’erano dubbi“. E poi il giorno stesso del voto, Barillà telefona in continuazione. “Oh, compare, ma non hai portato a tua nonna? Ti raccomando Totò… che qua giustamente tanti votano Minicuci…“. Il rischio che Minicuci vinca il ballottaggio è troppo grande per la cosca Araniti: Sera non entrerebbe in consiglio comunale, oltre al legame palesemente molto stretto tra Barillà e lo stesso Falcomatà in persona. Ma la sera dello spoglio Barillà è tranquillo, e risponde al telefono alle preoccupazioni di interlocutore: “vince, vince“. Come se già sapesse tutto.

Gli investigatori scrivono che “la predizione fatta da Barillà effettivamente si avverava il 5 ottobre 2020: Falcomatà veniva eletto Sindaco di Reggio Calabria con il 58,33% dei consensi, ossia 44.069 voti, mentre Giuseppe Sera, in virtù del premio di maggioranza, otteneva – in quota Pd – il seggio di consigliere comunale. Subito dopo la scoperta della notizia, Daniel Barillà si affrettava a rivendicare il successo della propria strategia elettorale, concordando con il trionfante incontro tra Falcomatà e il gruppo di Sambatello, a cui Barillà faceva rendere omaggio direttamente dal neoeletto sindaco di Reggio Calabria“.

In quei giorni di euforia, un altro amico riferiva a Daniel Barillà – telefonicamente – di aver visto le foto dei festeggiamento di Giuseppe Sera su Facebook, e Barillà replicava chiedendo se avesse notato che Sera gli aveva fatto stappare la bottiglia personalmente. Poi, il 19 ottobre, effettivamente il gruppo organizzava un incontro conviviale tra il Sindaco Falcomatà e il gruppo capitanato da Daniel Barillà, anche in questo caso lontano dagli occhi indiscreti, in una pizzeria del lungomare di Gallico quel giorno chiusa per il turno di riposo settimanale, e quindi garantiva un’adeguata cornice di riservatezza. Barillà raccomandava la massima discrezione, e Borruto lo rassicurava dicendo che con il titolare del locale aveva “un rapporto che gli permetteva di parlare chiaro“. La pizzeria, pur essendo chiusa per riposo settimanale, avrebbe aperto soltanto per loro e gli avrebbe messo a disposizione una saletta riservata. Intervenivano però gli investigatori che identificavano i 14 partecipanti (Falcomatà, Barillà e altri 12) con tanto di appostamenti, fotografie e ricostruzioni meticolose persino dei mezzi automobilistici con cui si recavano nel locale. Con troppa segretezza, affinché fosse soltanto un innocuo incontro tra un gruppo di amici “incensurati che si occupano di politica da sempre”.

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