Messina interculturale: al via il progetto “Arte” con le 4 comunità straniere più grandi presenti in città

Si parte con la comunità ucraina, che giovedì sera, al Ritrovo Epoca (piazza Duomo), mostrerà alla città di Messina le proprie tradizioni e culture

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Si terrà giovedì 6 giugno alle 21:30, presso il Ritrovo Epoca (piazza Duomo), il primo appuntamento dell’iniziativa “ARTE – Accoglienza, relazioni, tradizioni, emozioni” dell’associazione messinese The Rising Stars. Si tratta della prima di una serie di serate interculturali che coinvolgeranno le quattro comunità straniere più grandi residenti a Messina, secondo i dati Istat (romena, marocchina, srilankese e filippina), più quella ucraina, inserita perché in una fase di ampliamento. Il progetto, finanziato dal Corpo Europeo di Solidarietà (ESC 30), avrà il via con la serata organizzata da una rappresentanza di studentesse ucraine dell’università degli Studi di Messina, durante la quale verranno mostrate le proprie tradizioni e culture.

Le parole di Saccà

“Messina è una città interculturale, anche se a volte ce lo dimentichiamo – commenta il presidente di The Rising Stars, Roberto Saccà – È una città in cui riescono a convivere più tradizioni e culture, con i loro spazi e nel rispetto reciproco. Con questo progetto vogliamo dare vita ad uno spazio condiviso per poter conoscere e far conoscere meglio quelle che sono le minoranze etniche presenti sul territorio: le loro culture, le loro tradizioni, il cibo, il patrimonio nel loro paese e quello che si portano dietro”.

“Il progetto nasce quindi dall’esigenza, da noi sollevata, di promuovere lo scambio interculturale tra la popolazione messinese e le comunità filippina, srilankese, romena, marocchina e ucraina, quest’ultima aggiunta anche per arricchire il progetto in termini di diversità e resilienza. Grazie a questa serie di incontri serali, aperti alla cittadinanza e a chiunque voglia unirsi, attraverso danze, giochi, presentazioni interattive e degustazioni di cibi, cinque giovani di ogni comunità presenteranno la propria cultura, in un clima di serenità e condivisione”, conclude Saccà.

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