La Regione Campania ha avviato una nuova gara per l’attivazione delle cosiddette “metrò del mare”, ovvero linee marittime estive verso alcune delle sue località turistiche costiere. Si tratta del secondo tentativo dopo il fallimento della prima gara, andata deserta. Per evitare un ulteriore flop, l’ente ha innalzato il valore del sostegno economico previsto: il bando stanzia ora un ammontare di ben 1,917 milioni di euro, circa il 20% in più rispetto al primo “tentativo”, nella speranza che questi incrementi siano sufficienti ad attrarre l’interesse degli operatori (fonte: shippingitaly.it)
La vicenda è emblematica dell’appetibilità di certi collegamenti via mare, che funzionano solo se lautamente sovvenzionati con fondi pubblici. Evidentemente non ne sono a conoscenza quegli scienziati che, ad esempio, immaginano simili “metrò del mare” in realtà territoriali che non siano costrette a realizzarli per assenza di altre modalità di trasporto.
Ne è un esempio il progetto che si vorrebbe realizzare a Messina, talmente indispensabile, secondo l’amministrazione messinese, da procedere all’affidamento della progettazione di Fattibilità Tecnico Economica, per la modica cifra di 101mila euro.
Il collegamento della Metromare a Messina
Il servizio, denominato, con uno straordinario slancio di fantasia, “Metromare” dovrebbe collegare Ganzirri, a nord con Tremestieri, a sud, attraverso ben 8 fermate. Nel dettaglio Ganzirri, Marina Guardia, Rada San Francesco, Zona Falcata, Cittadella, Santa Cecilia, Gazzi e Tremestieri. Tutti luoghi da dotare di molo, aree di accesso e, magari, parcheggi. Cosa c’è di meglio, d’altronde, che lasciare l’auto per muoversi con un comodo aliscafo?
Peccato che i mezzi navali inquinino, e parecchio. Molto più dei mezzi su gomma, in rapporto ai passeggeri trasportati, incomparabilmente più dei mezzi su ferro, come ad esempio il tram che, sempre a Messina, percorre buona parte del tragitto del “Metromare” a terra, in parallelo. Considerando che una eventuale versione “green” dei natanti è molto di là da venire, logica vorrebbe che si puntasse sull’attuale linea su ferro, di cui peraltro è previsto il prolungamento.
Se consideriamo, poi, altri indicatori trasportistici, come il rapporto tra costi di esercizio e posto/passeggero offerto, occorrerebbe spiegare ai lungimiranti amministratori messinesi che per i mezzi marittimi tale rapporto è fra i più alti esistenti nel campo della locomozione, e cresce proporzionalmente al numero delle fermate, che in questo caso sono ben otto.
Un servizio, quindi, caratterizzato da un continuo fermarsi e ripartire, per una velocità media commerciale che lo renderebbe poco appetibile all’utenza. In queste condizioni, persino l’automobile privata, pur nella lentezza del caotico traffico messinese, avrebbe ottime possibilità di continuare ad essere prescelta dall’utente medio.
Molti diranno: ma in altre città un servizio del genere esiste, per esempio a Venezia. Peccato che i natanti veneziani siano costosi, rumorosi, lenti e scomodi. Senza contare le vibrazioni che stanno letteralmente polverizzando le fondazioni dei bei palazzi veneziani.
Problema che, fortunatamente, a Messina non esiste. Come non esiste la condizione che obbliga, di fatto, i veneziani ed i loro numerosi ospiti a servirsi del mezzo navale: l’assenza di strade. Viceversa, saremmo sicuri che la presenza dei trasporti via terra farebbero accantonare di corsa le linee marittime, anche da quelle parti. Altre esperienze del genere in Italia? Esiste un caso a Genova, dove una linea marittima collega Pegli al vecchio porto: solo due fermate. E per sole 4 corse al giorno!
Di fronte a questi dati incontrovertibili, la domanda sorge spontanea: come nascono certe idee balzane, che ad un’analisi men che seria mostrano tutta la loro inadeguatezza? Ed a chi interessa trasformare il waterfront di Messina in una inutile, lunga sequenza di approdi per mezzi dalla sicura insostenibilità, nonché scarsamente attrattivi per l’utenza?
Per l’Amministrazione comunale c’è inoltre l’aggravante di continuare a palesare dubbi e perplessità di tutti i tipi sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto. Opera che comporterebbe, fra i tanti interventi complementari, la realizzazione della Metropolitana dello Stretto. Un servizio ferroviario veloce che consentirebbe non soltanto di collegare fra loro le stesse aree interessate dal “metromare”, ma anche di raggiungere tutta la conurbazione di Reggio Calabria, fino all’aeroporto, che dal centro di Messina sarebbe accessibile in 40 minuti circa. E con il mezzo più sostenibile che esista, per l’ambiente e per le tasche dei contribuenti.
Molta propaganda e nessun interesse per l’approfondimento tecnico
Ma la politica è fatta così: molta propaganda e nessun interesse per l’approfondimento tecnico, a partire dalle analisi costi-benefici sempre tirate in ballo a sproposito. Non se ne parla, invece, quando si ipotizzano servizi che, come abbiamo visto per la Campania (ma si potrebbero fere decine di altri esempi simili) nessuno prende minimamente in considerazione se non sono lautamente sovvenzionati con fondi pubblici.